Osservatorio sulla Cassazione – Novembre 2017
12 Dicembre 2017
Tutela e confondibilità del marchio forte e del marchio debole Cass. Civ. – Sez. I – 30 novembre 2017, n. 28818, sent. In tema di protezione dei marchi e degli altri segni distintivi, mentre per il marchio forte vanno considerate illegittime tutte le modificazioni, pur rilevanti ed originali, che ne lascino comunque sussistere l'identità sostanziale ovvero il nucleo ideologico espressivo costituente l'idea fondamentale in cui si riassume, caratterizzandola, la sua attitudine individualizzante, per il marchio debole sono sufficienti ad escluderne la confondibilità anche lievi modificazioni o aggiunte.
Il rapporto di immedesimazione organica tra amministratore e società può concorrere con altri rapporti lavorativi Cass. Civ. – Sez. VI-1 – 24 novembre 2017, n. 28128, ord. L'amministratore unico o il consigliere di amministrazione di una s.p.a. sono legati alla società da un rapporto di tipo societario, in considerazione dell'immedesimazione organica tra persona fisica ed ente; peraltro, non è escluso che si instauri, tra società e persona fisica che la gestisce, un autonomo, parallelo e diverso rapporto, che può assumere le caratteristiche del rapporto subordinato, parasubordinato o d'opera, in relazione ad attività estranee alle funzioni inerenti al rapporto organico.
Conferimento d'azienda e contestuale cessione di quote al socio: è cessione d'azienda Cass. Civ. – Sez. Trib. – 24 novembre 2017, n. 28064, sent. In caso di conferimento d'azienda con contestuale cessione, in favore di un socio della conferitaria, delle quote ottenute in contropartita dal conferente, il fenomeno ha carattere unitario ed è configurabile come cessione di azienda, e non costituisce operazione elusiva, per cui non grava sull'Amministrazione l'onere di provare i presupposti dell'abuso di diritto, atteso che i termini giuridici della questione sono già tutti desumibili dal criterio ermeneutico di cui all'art. 20 D.P.R. n. 131/1986; tale articolo, infatti, impone di dare rilievo preminente nell'imposizione di un atto alla sua causa reale, cioè sull' intrinseca natura dell'atto e sugli effetti giuridici da esso obiettivamente scaturenti, più che sugli effetti voluti dalle parti contraenti.
Bancarotta distrattiva: il fallimento è condizione obiettiva di punibilità Cass. Pen. – Sez. V – 22 novembre 2017, n. 53184, sent. Ai fini della sussistenza del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, non è necessaria la sussistenza di un nesso causale tra i fatti di distrazione ed il successivo fallimento, trattandosi di reato di pericolo a dolo generico per la cui configurazione non è necessario che l'agente abbia consapevolezza dello stato di insolvenza dell'impresa, né che abbia agito allo scopo di recare pregiudizio ai creditori. La sentenza dichiarativa di fallimento costituisce, pertanto, condizione obiettiva di punibilità.
La bancarotta semplice da ritardata richiesta di fallimento è punibile con colpa grave Cass. Pen. – Sez. V – 20 novembre 2017, n. 52751, sent. Nella fattispecie di mancata tempestiva richiesta di fallimento, ex art. 217, n. 4, l. fall., che mira ad evitare che l'esercizio dell'impresa possa prolungare lo stato di perdita, oggetto di punizione è l'aggravamento del dissesto dipendente dal semplice ritardo nell'instaurare la concorsualità; per essere punibile, tuttavia, la condotta deve essere caratterizzata da colpa grave.
Bancarotta: responsabile anche l'amministratore di diritto non operativo Cass. Pen. – Sez. V – 17 novembre 2017, n. 52571, sent. In tema di reati fallimentari, anche l'amministratore di diritto, investito solo formalmente dell'amministrazione (c.d. testa di legno), risponde del reato di bancarotta fraudolenta documentale, in quanto sussiste il diretto e personale obbligo dell'amministratore di diritto di tenere e conservare le predette scritture, purchè sia fornita la dimostrazione della effettiva e concreta consapevolezza del loro stato, tale da impedire la ricostruzione del movimento degli affari. Integra il reato di bancarotta la condotta del consigliere di amministrazione di società di capitali che abbia omesso di esercitare il controllo sulla regolare tenuta dei libri e delle scritture contabili, essendo irrilevante che sia stato in carica per un breve periodo, che non abbia avuto deleghe operative e che la società fosse dotata di collegio sindacale.
La consegna all'editore della copia senza negativo non comporta la cessione del diritto d'autore su fotografie Cass. Civ. – Sez. VI-I – 14 novembre 2017, n. 26949, ord. In tema di cessione dei diritti di autore sulle fotografie, la previsione di cui alla Legge sul diritto di autore, n. 633 del 1941, art. 89 nello stabilire la regola secondo cui "la cessione del negativo o di analogo mezzo di riproduzione della fotografia comprende, salvo patto contrario, la cessione dei diritti previsti nell'articolo precedente, sempreché tali diritti spettino al cedente", non regola affatto il caso opposto, ossia quello nel quale l'autore delle fotografie abbia trattenuto il negativo (o l'analogo mezzo di riproduzione) limitandosi a cedere all'editore una copia stampata di esso, atteso che in tal caso l'esistenza del patto di unica riproduzione deve essere provata attraverso gli ordinari mezzi, non potendo risultare da una inesistente presunzione di legge.
Le società partecipate a capitale misto pagano i contributi previdenziali Cass. Civ. – Sez. Lavoro – 14 novembre 2017, n. 26872, sent. Le società a capitale misto, ed in particolare le società per azioni a prevalente capitale pubblico, aventi ad oggetto l'esercizio di attività industriali, sono tenute al pagamento dei contributi previdenziali previsti per la cassa integrazione guadagni e la mobilità: data la natura essenzialmente privata delle società partecipate, finalizzate all'erogazione di servizi al pubblico in regime di concorrenza, non trova applicazione l'esenzione stabilita per le imprese industriali degli enti pubblici dall'art. 3, D.L.C.P.S. n. 869/1947.
La crisi del settore e un contratto di affitto non bastano a escludere la qualifica di società di comodo Cass. Civ. – Sez. VI-T – 13 novembre 2017, n. 26728, ord. La disciplina delle società di comodo, con cui si vuole disincentivare il fenomeno dell'uso improprio dello strumento societario, prevede un livello minimo di ricavi e proventi, il cui mancato raggiungimento costituisce elemento sintomatico della natura non operativa della società. Il contribuente può fornire la prova contraria, dimostrando l'esistenza di oggettive situazioni di carattere straordinario: a tal fine, per provare le cause oggettive e straordinarie di impedimento non basta fare un riferimento generico alla crisi del settore e ad imprecisate difficoltà gestionali.
A.T.I.: il potere di rappresentanza della capogruppo nei giudizi contro l'appaltante Cass. Civ. – Sez. I – 1 novembre 2017, n. 26072, ord. In tema di associazione temporanea d'imprese, il potere di rappresentanza, anche processuale, di cui all'art. 23, comma 9, D.Lgs. n. 406/1991, spetta all'impresa mandataria o capogruppo esclusivamente nei confronti della stazione appaltante, e non anche nei confronti dei terzi estranei a quel rapporto, atteso che la presenza di un mandato collettivo non determina un centro autonomo di imputazione giuridica. Peraltro, l'impresa capogruppo, per poter produrre un giudizio, in primo grado e in appello, nei confronti della stazione appaltante, anche a nome delle imprese rappresentante, è tenuta a spenderne il nome, atteso che l'esercizio del mandato con rappresentanza, da parte della capogruppo, nei confronti dell'appaltante è obbligatorio ma non automatico, ossia non è in re ipsa nella costituzione in giudizio. |