Tassa locazioni brevi: il parere dell'Antitrust

Redazione scientifica
12 Dicembre 2017

L'autorità Garante della concorrenza e del mercato interviene in merito alla c.d. « tassa Airbnb» introdotta dall'art. 4, commi 5 e 5-bis, d.l. 50/2017, evidenziando come, sebbene la disposizione miri a contrastare il fenomeno dell'evasione fiscale, l'introduzione di determinati obblighi non sembra proporzionata al raggiungimento di tale finalità.

Nello specifico l'Autorità evidenzia che la c.d.«tassa Airbnb» prevedendo la cedolare secca sulle locazioni brevi pari al 21% è idonea ad incidere negativamente sui consumatori finali e sulle corrette dinamiche di mercato, oltre ad essere un unicum nel panorama europeo, in quanto impone agli intermediari, che incassano i canoni, di operare, in qualità di sostituti d'imposta, una ritenuta fiscale, e se trattasi di intermediari residenti all'estero e privi di stabile organizzazione, di nominare un rappresentante fiscale che adempia a tali obblighi.

A parere dell'Antitrust l'intervento normativo scoraggerebbe il pagamento digitale e le transazioni on line, i conduttori sarebbero meno tutelati non potendosi servire di piattaforme telematiche per garantire il proprio soggiorno. Effetti negativi potrebbero ricadere anche sul mercato, alterando le condizioni concorrenziali esistenti nell'intero panorama dell'offerta turistica, ben potendo i consumatori preferire canali tradizionali

Pertanto, gli oneri fiscali dovrebbero limitarsi a prevedere misure meno onerose per gli operatori, tali da non alterare le dinamiche concorrenziali e non incidere sulla scelta dei consumatori circa i metodi di pagamento. L'Autorità infine auspica che tali osservazioni possano fungere da guida per futuri interventi legislativi.

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