Osservatorio sulla Cassazione – Febbraio 2018

La Redazione
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08 Marzo 2018

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Febbraio.

Manager prosciolti per particolare tenuità del fatto, ma la società resta punibile ex 231

Cass. Pen. – Sez. III – 28 febbraio 2018, n. 9072, sent.

In tema di responsabilità degli enti, in presenza di una sentenza di applicazione della particolare tenuità del fatto, nei confronti della persona fisica responsabile della commissione del reato, il giudice deve procedere all'accertamento autonomo della responsabilità amministrativa della persona giuridica nel cui interesse e nel cui vantaggio il reato fu commesso; accertamento di responsabilità che non può prescindere da una opportuna verifica della sussistenza in concreto del fatto reato, in quanto l'applicazione dell'art. 131-bis c.p. non esclude la responsabilità dell'ente, in via astratta, ma la stessa deve essere accertata effettivamente in concreto; non potendosi utilizzare, allo scopo, automaticamente la decisione di applicazione della particolare tenuità del fatto, emessa nei confronti della persona fisica.

Buddha Bar: la nullità del marchio non può essere rilevata d'ufficio

Cass. Civ. – Sez. I – 28 febbraio 2018, n. 4771, sent.

In ragione della presunzione semplice di validità dell'avvenuta registrazione del marchio in presenza dei requisiti previsti dalla legge, il giudice non può rilevarne d'ufficio la nullità, conservando peraltro, nei casi previsti dall'art. 122, comma 1, c.p.i., la facoltà di sollecitare il pubblico ministero per le sue autonome determinazioni in ordine all'esercizio dell'azione.

Offerta al pubblico di prodotti finanziari: non serve il prospetto informativo

Cass. Civ. – Sez. I – 28 febbraio 2018, n. 4642, sent.

In tema di offerta al pubblico di prodotti finanziari, ex artt. 1 e 94 TUF, non è necessaria la sottoposizione ai potenziali interessati del prospetto informativo, essendo sufficiente che risultino reperibili informazioni sule condizioni dell'offerta e sui prodotti finanziari offerti, così da mettere l'investitore in grado di decidere se acquistare e sottoscrivere tali prodotti.

Reati tributari: l'abuso del diritto ha applicazione residuale

Cass. Pen. – Sez. III – 20 febbraio 2018, n. 8047, sent.

In tema di violazioni finanziarie, l'istituto dell'abuso del diritto, ex art. 10-bis l. n. 212/2000, che esclude la rilevanza penale ad esso riconducibili, ha applicazione solo residuale rispetto a disposizioni concernenti comportamenti fraudolenti o simulatori; di conseguenza, quando i fatti contestati agli amministratori integrino le fattispecie penali, di cui all'art. 4 D.Lgs. n. 74/2000, come nel caso di cessione di quota di partecipazione societaria che dissimuli una cessione immobiliare che determina una plusvalenza.

Investimenti: l'operatore qualificato sopravvive alla fusione

Cass. Civ. – Sez. I -1 8 febbraio, n. 3962, sent.

In materia di intermediazione finanziaria, il contratto quadro relativo a servizi di investimento e contratti derivati e la dichiarazione di operatore qualificato, rilasciata dal legale rappresentante di una società successivamente incorporata per fusione (dichiarazione da considerarsi come mera dichiarazione di giudizio), sono atti aventi valenza probatoria nel giudizio instaurato verso la incorporante. Ai sensi dell'art. 31, Reg. Consob n. 11522/1998, la dichiarazione di operatore qualificato resa dall'incorporata rimane vincolante anche per la società incorporante.

Chi impugna una delibera deve dimostrare il vizio lamentato

Cass. Civ. – Sez. I – 19 febbraio, n. 3946, sent.

In tema di invalidità delle delibere assembleari, incombe su chi impugna la delibera l'onere di dimostrare i fatti che integrano il vizio denunciato.

L'intermediario deve fornire al cliente informazioni specifiche su tutte le operazioni

Cass. Civ. – Sez. I – 16 febbraio 2018, n, 3914, ord.

In tema di intermediazione finanziaria, la norma di cui all'art. 28 Reg. Consob n. 11522/1997 sugli obblighi informativi dell'intermediario ha portata generale e si riferisce a tutti i tipi di investimento; le informazioni che l'intermediario è tenuto a trasmettere al cliente devono essere concrete e specifiche, come propriamente ritagliate sul singolo prodotto di investimento, indipendentemente dalle peculiari caratteristiche di esperienza dell'investitore e di peso dell'investimento rispetto al patrimonio complessivamente investito. Il mancato rispetto degli obblighi di informazione comporta un alleggerimento dell'onere probatorio gravante sull'investitore ai fini dell'esercizio dell'azione risarcitoria: non nel senso che il danno dall'inadempimento degli obblighi informativi possa rivelarsi in re ipsa, ma in quello più limitato di consentire l'accertamento in via presuntiva del nesso di causalità.

La società che riceve somme dai soci a titolo di mutuo deve operare la ritenuta d'acconto sugli interessi

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 16 febbraio 2018, n. 3819, ord.

In tema d'imposta sul reddito delle persone giuridiche, la dimostrazione della mancata percezione degli interessi attivi sulle somme date a mutuo incombe sul contribuente, sia per il carattere normalmente oneroso del contratto di mutuo, quale previsto dall'art. 1815 c.c., che in virtù della presunzione fissata dall'art. 45, comma 2, D.P.R. n. 917/1986. Da ciò deriva che la società di capitali che abbia ricevuto somme di denaro a titolo di mutuo dai propri soci ha l'obbligo di effettuare la ritenuta d'acconto sugli interessi corrispettivi dovuti ai soci mutuanti in conseguenza del finanziamento, ex art. 26, D.P.R. n. 600/1973, non solo nel caso in cui la corresponsione dei suddetti interessi sia effettivamente avvenuta, ma anche quando essa sia soltanto presunta dalla legge.

Niente Irap per i compensi del professionista che svolge attività di sindaco o revisore di società

Cass. Civ. – Sez. VI-T – 15 febbraio 2018, n. 3790, ord.

Il professionista che sia anche amministratore, revisore e sindaco di una società non è soggetto a Irap per il reddito netto di tali attività, purchè risulti possibile in concreto lo scorporo delle diverse categorie di compensi conseguiti: le cariche societarie presso società terze sono, generalmente, riconducibili non allo studio associato di cui il professionista fa parte, ma alle compagni societarie cui dette cariche si riferiscono, quali redditi assimilati.

Intestazione fiduciaria di azioni: il fiduciante è legittimato all'azione contro gli amministratori

Cass. Civ. – Sez. I – 14 febbraio 2018, n. 3656, ord.

In tema di intestazione fiduciaria delle partecipazioni sociali, il fiduciante, il quale lamenti che il mancato esercizio del diritto di opzione, con la conseguente definitiva uscita dalla società, sia dipeso dalla falsità della situazione patrimoniale, redatta dagli amministratori e sottoposta all'assemblea ai fini dell'abbattimento e della ricostituzione del capitale ex art. 2447 c.c., è legittimato attivo all'azione individuale del terzo, di cui all'art. 2395 c.c., per il risarcimento del danno a lui direttamente cagionato dalla lesione al diritto al ritrasferimento della partecipazione sociale.

La pubblicazione di informazioni privilegiate dev'essere tempestiva

Cass. Civ. – Sez. II – 14 febbraio 2018, n. 3577, sent.

In tema di sanzioni Consob per ritardata comunicazione al pubblico di informazioni privilegiate, ex art. 114 TUF, la convocazione del c.d.a., per procedere all'approvazione della notizia e alla comunicazione al pubblico deve avvenire in termini ristretti; quando la società operi in tutti il mondo, attraverso una fitta rete di società controllate e collegate, in modo che i risultati della sua azione imprenditoriale, conseguiti e preventivati, sono destinati ad incidere in termini più che rilevanti sulle scelte degli operatori di mercato, è imprescindibile attendere alla convocazione dell'organo collegiale di amministrazione immediatamente ovvero, al più, con uno stacco temporale davvero minimo, significativamente inferiore ad otto giorni lavorativi.

Alle Sezioni Specializzate anche la controversia relativa a marchi non registrati

Cass. Civ. – Sez. VI – 12 febbraio 2018, n. 3399, ord.

Sussiste la competenza delle Sezioni Specializzate anche nelle controversie aventi ad oggetto marchi di fatto, in virtù del rinvio all'art. 134 c.p.i., che riserva appunto alla Sezione specializzata i procedimenti giudiziari in materia di proprietà industriali e di concorrenza sleale, ivi comprese le controversie in materia di marchi, anche non titolati. Il richiamo generico ai marchi, ex art. 1 c.p.i. è infatti tale da ricomprendere anche i marchi di fatto non registrati, pure ai fini della tutela giurisdizionale.

Bancarotta impropria da reato societario: da provare il dolo dell'amministratore nella falsificazione del bilancio

Cass. Pen. – Sez. V – 9 febbraio 2018, n. 6554, sent.

Integra il reato di bancarotta impropria da reato societario la condotta dell'amministratore che espone nel bilancio dati non veri, al fine di occultare l'esistenza di perdite e consentire quindi la prosecuzione dell'attività di impresa, in assenza di interventi di ricapitalizzazione o di liquidazione, con conseguente accumulo di perdite ulteriori: il reato di bancarotta impropria sussiste anche quando la condotta illecita abbia concorso a determinare solo un aggravamento, e non solo a produrre, il dissesto. Nel reato di bancarotta impropria, il dolo generico, avente ad oggetto la rappresentazione del mendacio non può ritenersi provato, in re ipsa, nella violazione delle norme contabili sull'esposizione delle voci in bilancio, ma deve essere desunto da inequivoci elementi che evidenzino la consapevolezza, nel soggetto che redige il bilancio, del suo agire abnorme o irragionevole.

Anche il soggetto che dirige l'associazione non riconosciuta è responsabile solidalmente

Cass. Civ. – Sez. VI – 8 febbraio 2018, n. 3063, ord.

In tema di associazioni non riconosciute, la responsabilità personale e solidale delle persone che hanno agito in nome e per conto dell'associazione, ex art. 38 c.c., in aggiunta a quella del fondo comune, è volta a contemperare l'assenza di un sistema di pubblicità legale riguardante il patrimonio dell'ente con le esigenze di tutela dei creditori, e trascende pertanto la posizione astrattamente assunta dal soggetto nell'ambito della compagine sociale, ricollegandosi ad una concreta ingerenza dell'attività dell'ente: ciò non esclude, peraltro, che per i debiti d'imposta, i quali non sorgono su base negoziale, ma ex lege al verificarsi del relativo presupposto, sia chiamato a rispondere solidalmente, tanto per le sanzioni pecuniarie quanto per il tributo non corrisposto, il soggetto che, in forza del ruolo rivestito, abbia diretto la complessiva gestione associativa nel periodo considerato, fermo restando che il richiamo all'effettività dell'ingerenza vale a circoscrivere la responsabilità personale del soggetto investito di cariche sociali alle sole obbligazioni sorte nel periodo di relativa investitura.

Società consortili: per la clausola di ribaltamento perdite sui soci serve il consenso unanime dei consorziati

Cass. Civ. – Sez. I – 2 febbraio 2018, n. 2623, sent.

Nelle società consortili, per l'introduzione nello statuto, durante societate, di una clausola di “ribaltamento perdite”, in base alla quale i soci sono obbligati a ripianare le perdite maturate, è necessaria l'unanimità. Tale clausola pone a carico di tutti i consorziati, in proporzione delle quote possedute, un obbligo di nuovi conferimenti, nel caso si verifichino perdite di esercizio; in base alla disciplina delle società consortili, tutte le modifiche del contratto costitutivo devono riportare il consenso di ciascun consorziato.

Caso Budweiser: il preuso di un marchio di fatto con notorietà nazionale dà diritto all'uso esclusivo del segno

Cass. Civ. – Sez. I – 1 febbraio 2018, n. 2499, sent.

Il preuso di un marchio di fatto, ai sensi della legge Marchi (applicabile ratione temporis, e ora dei corrispondenti artt. 12 e 28 c.p.i., di cui al D.Lgs. n. 30/2005), comporta che il preutente abbia il diritto all'uso esclusivo del segno, ossia abbia il potere di avvalersene, che è distinto da ogni successiva registrazione corrispondente alla denominazione da lui usata, la quale si pone su un piano diverso rispetto al diritto di preuso, sicché ben può una tale registrazione essere dichiarata nulla, anche per decettività, in rapporto ai segni confliggenti. Ne consegue che, ove la registrazione decettiva sia dichiarata nulla, non per questo il preutente che aveva provveduto a formalizzarla perde il diritto di continuare a far uso del segno, specie laddove, per la cessata interferenza con i diritti registrati da altro titolare di uno o più marchi, sia venuto meno anche il conflitto.