Anche se fiscalmente vantaggiosa la fusione tra aziende non può essere contestata
15 Maggio 2018
Anche se nel caso specifico si tratta della soluzione più vantaggiosa a livello fiscale, la fusione tra aziende non può essere contestabile dal Fisco. Questo il principio espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza 11 maggio 2018 n. 11436, con la quale i Giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate.
Nel caso in esame, la Commissione Tributaria Regionale aveva già osservato che la società finita sotto la lente dell'Agenzia aveva agito in ottemperanza al disposto normativo applicabile ratione temporis e aveva rilevato che non ci fossero elementi da prefigurare l'esistenza di un intento elusivo. Era dunque onere dell'Amministrazione finanziaria «non solo prospettare il disegno elusivo a sostegno delle operate rettifiche ma anche le supposte modalità di manipolazione o alterazione di schemi classici rinvenute come irragionevoli in una normale logica di mercato». Il giudice del merito, ritenendo tale onere non adempiuto da parte dell'Amministrazione, aveva dunque a ragione respinto il suo ricorso.
Insomma: non è sufficiente, per le Entrate, affermare che la società ha ottenuto un vantaggio fiscale dalla fusione per integrare una condotta elusiva. Se, infatti, è l'ordinamento tributario che consente tale facoltà, il Fisco deve dimostrare che la società ha compiuto un uso distorto di tale strumento oppure che ha avuto un comportamento anomalo rispetto alle logiche di impresa. La Quinta Sezione Civile-Tributaria, in tal modo, ha respinto il ricorso dell'Amministrazione finanziaria. |