Nessun risarcimento al fumatore incallito: fumare è una scelta (nociva) consapevole
17 Maggio 2018
IL CASO Un fumatore incallito, affetto da carcinoma al lobo inferiore del polmone sinistro, imputando la causa della sua malattia al produttore e al distributore delle sigarette, cita in giudizio l'E.T.I., la Philip Morris e il Ministero della Salute per ottenere il risarcimento dei danni patiti, precisando di aver provato a smettere di fumare senza ottenere alcun risultato a causa delle sostanze nocive contenute nelle sigarette che avevano in lui determinato una vera e propria assuefazione da fumo, privandolo della possibilità di smettere.
IL GIUDIZIO DI MERITO Sia il Giudice di prime cure che la Corte d'Appello di Roma avevano rigettato il ricorso, a causa della manifesta insussistenza del nesso causale tra carcinoma e le condotte dei convenuti, precisando che le conseguenze dannose per la salute del fumo di sigaretta sono considerabili un dato di comune esperienza e che non è pertanto possibile sostenere che la nicotina annulli la capacità di autodeterminazione del soggetto.
NESSUN NESSO EZIOLOGICO La Cassazione conferma quanto deciso dai giudici di merito, ribadendo che nel caso di specie non era configurabile alcun nesso eziologico tra il comportamento che si presume essere potenzialmente dannoso e il danno che sembrerebbe esserne derivato. Quindi è privo di rilevanza l'accertamento di un'eventuale colpa o di una responsabilità speciale, tale da determinare l'inversione dell'onere probatorio. La richiesta di risarcimento avanzata dagli eredi dell'uomo, poi deceduto nelle more del processo, deve essere dunque considerata inammissibile. La Corte rigetta il ricorso e condanna parte ricorrente al versamento anche dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
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