L'assistenza del familiare disabile del lavoratore alla luce dei principi costituzionali, europei ed internazionali

Sabrina Apa
07 Giugno 2018

Secondo l'insegnamento della consolidata giurisprudenza costituzionale, con la l. 104/92 il legislatore ha preso in considerazione l'esigenza di favorire la socializzazione del soggetto disabile, in attuazione del principio secondo il quale la socializzazione in tutte le sue modalità esplicative ...

Secondo l'insegnamento della consolidata giurisprudenza costituzionale, con la l. 104/92 il legislatore ha preso in considerazione l'esigenza di favorire la socializzazione del soggetto disabile, in attuazione del principio secondo il quale la socializzazione in tutte le sue modalità esplicative è un fondamentale fattore di sviluppo della personalità ed un idoneo strumento di tutela della salute del portatore di handicap, intesa nella sua accezione più ampia di salute psico-fisica. In questo quadro, è stato altresì posto l'accento sul ruolo fondamentale della famiglia «nella cura e nell'assistenza dei soggetti portatori di handicap», sottolineandosi, così, che una tutela piena dei soggetti deboli - e, in particolare dei portatori di handicap gravi - richiede, oltre alle necessarie prestazioni sanitarie e di riabilitazione, anche la cura, l'inserimento sociale e, soprattutto, la continuità delle relazioni costitutive della personalità umana. L'art. 3, comma 5, l. 104/92 va interpretato alla luce non solo dei principi costituzionali, ma anche alla stregua dell'art. 26 della Carta di Nizza e della Convenzione ONU del 13.12.2006 sui diritti dei disabili, ratificata dall'Italia con la l. 18/2009 e dall'Unione Europea con decisione 2010/48/CE - ossia in funzione della tutela della persona disabile.

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