Disponibilità a mansioni inferiori e repechage

Teresa Zappia
11 Giugno 2018

Il lavoratore, divenuto in modo permanente inidoneo allo svolgimento della propria prestazione, per evitare il licenziamento, può limitarsi ad esprimere il proprio consenso al demansionamento, indicando, seppur non in modo specifico, la presenza di posizioni di lavoro disponibili?

Il lavoratore, divenuto in modo permanente inidoneo allo svolgimento della propria prestazione, per evitare il licenziamento, può limitarsi ad esprimere il proprio consenso al demansionamento, indicando, seppur non in modo specifico, la presenza di posizioni di lavoro disponibili?

L'intervenuta inidoneità permanente alla prestazione lavorativa può giustificare il recesso datoriale per giustificato motivo oggettivo, ma grava sul datore l'obbligo di repechage, per cui sarà tenuto a fornire la prova dell'impossibilità di adibire il lavoratore ad attività compatibili al proprio stato di salute.

Suddetto obbligo include anche la ricerca di possibili mansioni, seppur inferiori, le quali possono costituire oggetto di scelta per il dipendente, in alternativa al licenziamento. Nel caso di specie il consenso su tale opzione è già pervenuto al datore, il quale dunque dovrà giustificare l'eventuale recesso anche dimostrando l'impossibile adibizione altresì a mansioni non equivalenti, sebbene allo stesso non sia richiesto di modificare le proprie scelte organizzative e senza far gravare sul lavoratore la precisa individuazione delle possibili posizioni lavorative, dato il difetto di conoscenza dei dettagli dell'organizzazione aziendale.

In merito: Cass. sez. lav. n. 29250/2017.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.