Criteri rivelatori della natura subordinata del rapporto di lavoro

Sabrina Apa
28 Giugno 2018

La giurisprudenza ricorre da sempre a una serie di indici sussidiari, reputati rivelatori della natura subordinata del rapporto di lavoro, quali la continuità e la durata del rapporto, l'esclusività dello stesso, la vincolatività dell'orario di lavoro...

La giurisprudenza ricorre da sempre a una serie di indici sussidiari, reputati rivelatori della natura subordinata del rapporto di lavoro, quali la continuità e la durata del rapporto, l'esclusività dello stesso, la vincolatività dell'orario di lavoro, la stabile inerenza della prestazione all'organizzazione d'impresa, la presenza di una pur minima organizzazione imprenditoriale e la sussistenza di un effettivo potere di autorganizzazione in capo al prestatore, desunta anche dall'eventuale concomitanza di altri rapporti di lavoro.

Nella variegata realtà lavorativa attuale, sembra poco proponibile una definizione di subordinazione che copra contemporaneamente tutte le varie attività umane; è divenuta oramai indefettibile una modulazione nella gestione degli indicatori della subordinazione, che debbono essere diversificati “per ogni tipo di rapporto considerato”. Pertanto, nell'elaborazione giurisprudenziale in tema di subordinazione, è stata riscontrata una sorta di attenuazione della rilevanza data al potere direttivo e disciplinare, tale da non escludere pregiudizialmente, anche là dove l'eterodirezione sia meno evidente, la sussistenza della subordinazione tramite il ricorso ai menzionati criteri sussidiari.

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