Responsabilità professionale dell'avvocato: si applica la regola del «più probabile che non»

Redazione scientifica
04 Luglio 2018

In tema di responsabilità dell'avvocato per negligenza nello svolgimento del mandato, l'accertamento del nesso causale tra l'omissione ed il danno, nonché tra quest'ultimo e le conseguenze dannose risarcibili, si fonda sulla regola della preponderanza dell'evidenza o del «più probabile che non».

Il caso. La Curatela di un fallimento conveniva in giudizio un avvocato al fine di sentirne dichiarare la responsabilità per negligenza nello svolgimento del mandato difensivo conferito per la proposizione dell'azione revocatoria fallimentare. Il tribunale accoglieva la domanda, decisione riformata solo parzialmente in appello in riferimento alla cifra liquidata a titolo di risarcimento.

L'avvocato soccombente ricorre dunque in Cassazione.

Responsabilità professionale dell'avvocato per negligenza. Dopo aver escluso una violazione delle norme sull'onere della prova, posto che la Curatela aveva correttamente prodotto in giudizio copia dei verbali di udienza avente ad oggetto la revocatoria fallimentare dai quali risultava l'assenza del difensore, la Corte analizza la censura relativa al giudizio prognostico che aveva condotto i giudici di merito a riconoscere la responsabilità professionale dell'avvocato ricorrente.

La regola del «più probabile che non». La giurisprudenza ha già avuto modo di affermare il principio secondo cui «in tema di responsabilità professionale dell'avvocato per omesso svolgimento di un'attività da cui sarebbe potuto derivare un vantaggio personale o patrimoniale per il cliente, la regola della preponderanza dell'evidenza o del “più probabile che non”, si applica non solo all'accertamento del nesso di causalità fra l'omissione e l'evento di danno, ma anche all'accertamento del nesso tra quest'ultimo, quale elemento costitutivo della fattispecie, e le conseguenze dannose risarcibili» (cfr. Cass. civ., n. 25112/2017). Trattandosi, infatti, di un evento concretizzatosi proprio a causa dell'omissione, l'unica indagine possibile è quella basata su un giudizio prognostico relativo all'esito che avrebbe potuto dare l'attività professionale omessa.

In conclusione, la Suprema Corte ha accolto solo la censura relativa alla somma liquidata dal giudice.

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