Osservatorio sulla Cassazione – Giugno 2018
13 Luglio 2018
Sequestro preventivo: se i beni societari non bastano può essere esteso ai beni dell'amministratore Cass. Pen. - Sez. III – 21 giugno 2018, n. 28745, sent. In tema di sequestro preventivo, in caso di reati tributari commessi dall'amministratore di una società, il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto, nei confronti dello stesso, solo quando, all'esito di una valutazione allo stato degli atti sullo stato patrimoniale della persona giuridica, risulti impossibile il sequestro diretto del profitto del reato nei confronti dell'ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato.
Valido il contratto bancario sottoscritto dal solo correntista Cass. Civ. – Sez. I – 21 giugno 2018, n, 16362, sent. Nei contratti bancari, il requisito della forma scritta, posto a pena di nullità dall'art. 117, comma 3, TUB (azionabile dal solo cliente ex art. 127, comma 2, TUB), va inteso non applicando la disciplina generale sulle nullità negoziali per difetto di forma, ma in senso funzionale, avuto riguardo alla finalità di protezione del correntista assunta dalla norma, sicché tale requisito deve ritenersi rispettato ove il contratto sia redatto per iscritto e ne sia consegnata una copia al cliente, ed è sufficiente che vi sia la sottoscrizione di quest'ultimo, e non anche quella dell'istituto di credito, il cui consenso ben può desumersi alla stregua dei comportamenti concludenti dallo stesso tenuti
La rilevanza della commissione di massimo scoperto nel superamento del tasso soglia dell'usura storica Cass. Civ. – Sez. Unite – 20 giugno 2018, n. 16303, sent. Con riferimento ai rapporti svoltisi, in tutto o in parte, nel periodo anteriore all'entrate in vigore delle disposizioni di cui all'art. 2-bis d.l. n. 185/2008, inserito dalla legge di conversione n. 2/2009, ai fini della verifica del superamento del tasso soglia dell'usura presunta come determinato in base alle disposizioni della l. n. 108/1996, va effettuata la separata comparazione del tasso effettivo globale d'interesse praticato in concreto e della commissione di massimo scoperto (CMS) eventualmente applicata – intesa quale commissione calcolata in misura percentuale sullo scoperto massimo verificatosi nel periodo di riferimento – rispettivamente con il tasso soglia e con la “CMS soglia”, calcolata aumentando della metà la percentuale della CMS media indicata nei decreti ministeriali emanati ai sensi dell'art. 2, comma 1, della predetta legge 108, compensandosi, poi, l'importo della eventuale eccedenza della CMS in concreto praticata, rispetto a quello della CMS rientrante nella soglie, con il “margine” degli interessi eventualmente residuo, pari alla differenza tra l'importo degli stessi rientrante nella soglia di legge e quello degli interessi in concreto praticati.
Fondi ad associazioni sportive dilettantistiche: quando è sponsorizzazione Cass. Civ. – Sez. V – 19 giugno 2018, n. 16113, sent. Il corrispettivo in denaro o in natura in favore di società, associazioni sportive dilettantistiche e fondazioni costituite da istituzioni scolastiche costituisce, per il soggetto erogante, fino ad un importo annuo complessivamente non superiore a 200.000 Euro, spesa di pubblicità, volta alla promozione dell'immagine o dei prodotti del soggetto erogante mediante una specifica attività del beneficiario, ai sensi dell'art. 74, comma 2, TUIR. Sussiste una presunzione legale assoluta circa la natura pubblicitaria e non di rappresentanza di dette spese di sponsorizzazione, a condizione che il soggetto sponsorizzato sia una compagine sportiva dilettantistica, sia rispettato il limite quantitativo di spesa, la sponsorizzazione miri a promuovere l'immagine ed i prodotti dello sponsor e il soggetto sponsorizzato abbia effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.
Investimenti: sull'intermediario grava un obbligo informativo continuativo Cass. Civ. – Sez. I – 18 giugno 2018, n. 15936, sent. In materia di investimenti obbligazionari, l'obbligo gravante sull'intermediario di acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati, ai sensi dell'art. 21 TUF, permane anche durante l'intera fase esecutiva del rapporto. L'obbligo d'informazione di tipo continuativo risulta fondato non solo sulle norme primarie e regolamentari di settore, ma anche sugli artt. 1175 e 1375 c.c., che impongono il rispetto delle regole generali di correttezza e buona fede nell'esecuzione del contratto: da ciò discende che l'investitore deve entrare tempestivamente in possesso delle informazioni su di un titolo, idonee non solo a far comprendere l'iniziale grado di rischio collegato all'investimento, ma che consentano anche di assumere provvidenziali scelte di cessione del titolo, atte ad impedire gravose perdite per l'investitore, in caso di svalutazione del titolo acquistato o deterioramento del patrimonio degli emittenti il titolo.
La responsabilità dell'amministratore di diritto nei reati di bancarotta Cass. Pen. – Sez. V – 13 giugno 2018, n. 27163, sent. L'amministratore di diritto risponde del reato di bancarotta fraudolenta documentale per sottrazione o per omessa tenuta, in frode ai creditori, delle scritture contabili anche se è investito solo formalmente dell'amministrazione della società fallita (cosiddetta testa di legno): sussiste infatti il diretto e personale obbligo dell'amministratore di diritto di tenere e conservare le predette scritture, purché sia fornita la dimostrazione della effettiva e concreta consapevolezza del loro stato, tale da impedire la ricostruzione del movimento degli affari. Il dolo dell'amministratore formale nel reato commesso dall'amministratore di fatto, può configurarsi anche come eventuale ed essere integrato dall'omesso controllo sulla tenuta delle scritture che dimostra la rinuncia a porre in essere quelle attività idonee a prevenire il pericolo di distrazioni e, di conseguenza, l'accettazione del rischio che esse possano verificarsi.
Diritto d'autore: tutelabile anche il progetto architettonico preliminare Cass. Civ. – Sez. I – 11 giugno 2018, n. 15158, sent. In tema di diritto di autore il progetto architettonico preliminare che si connoti come opera dell'ingegno, in quanto frutto di creatività ed assistito da novità ed originalità, anche se trasfuso nel progetto definitivo, conserva il diritto ad essere tutelato quando venga utilizzato autonomamente, anche a fini espositivi.
Imposte su cessione di quote: la plusvalenza è fiscalmente rilevante al momento della conclusione del contratto Cass. Civ. – Sez. VI-T – 7 giugno 2018, n. 14848, ord. In tema di imposte sui redditi, la plusvalenza fiscalmente rilevante si realizza al momento della conclusione del contratto, mentre non hanno rilievo alcuno le vicende successive relative all'adempimento degli obblighi contrattuali, quali l'omessa percezione del prezzo o la sua eventuale rateizzazione, o l'estinzione dell'obbligazione successivamente intervenuta.
Omette versamenti delle imposte e distribuisce utili: è causazione del fallimento per effetto di operazioni dolose Cass. Pen. – Sez. V – 1 giugno 2018, n. 24752, sent. Integra il reato di fallimento cagionato per effetto di operazioni dolose la condotta dell'amministratore che ometta il versamento delle imposte dovute, gravando così la società da ingenti debiti nei confronti dell'erario, e successivamente proceda alla distribuzione dei predetti utili a favore dei soci, in quanto allorché l'assegnazione dell'utile avvenga senza la prededuzione dell'onere tributario e della conseguente penalità tributaria - che sorge al momento dell'erogazione della ricchezza - si concreta una manomissione della ricchezza sociale, trattandosi di distribuzione che eccede quanto di pertinenza dei soci. In tema di bancarotta fraudolenta, infatti, le operazioni dolose di cui all'art. 223, comma 2, n. 2, l.fall., attengono alla commissione di abusi di gestione o di infedeltà ai doveri imposti dalla legge all'organo amministrativo nell'esercizio della carica ricoperta, ovvero ad atti intrinsecamente pericolosi per la "salute" economico-finanziaria della impresa e postulano una modalità di pregiudizio patrimoniale discendente non già direttamente dall'azione dannosa del soggetto attivo (distrazione, dissipazione, occultamento, distruzione), bensì da un fatto di maggiore complessità strutturale riscontrabile in qualsiasi iniziativa societaria implicante un procedimento o, comunque, una pluralità di atti coordinati all'esito divisato.
Al socio receduto oltre un anno dal fallimento della società non può essere esteso il fallimento Cass. Civ. – Sez. VI-1 – 1 giugno 2018, n. 14069, ord. In tema di fallimento in estensione, ai fini della decorrenza del termine annuale dallo scioglimento della società di cui all'art. 147, comma 2, l.fall., occorre guardare esclusivamente alla sentenza di fallimento, mentre non rileva il precedente concordato preventivo e la consecuzione tra procedure: gli effetti del concordato preventivo riguardano esclusivamente l'impresa, comportando la parziale esdebitazione del suo titolare, e, qualora si tratti di una società, non si estendono alle obbligazioni dei singoli soci, sicché, rispetto a questi ultimi, ai quali il fallimento si estende in via eccezionale e come ripercussione dell'insolvenza della società, non può operare il principio di consecuzione e il decorso del termine annuale deve essere valutato con riguardo al momento in cui ha luogo l'estensione del fallimento.
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