Osservatorio sulla Cassazione - Ottobre 2018

La Redazione
14 Novembre 2018

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Ottobre.

Abusi di mercato: il cumulo tra sanzione penale e amministrativa e il ne bis in idem

Cass. Pen. – Sez. V - 31 ottobre 2018, n. 49869, sent.

In tema di abusi di mercato, nella verifica della compatibilità con il principio del ne bis in idem del trattamento sanzionatorio complessivamente irrogato, il giudice deve valutare la proporzionalità del cumulo sanzionatorio rispetto al disvalore del fatto, tenendo conto del meccanismo compensativo di cui all'art. 187-terdecies TUF. Qualora detta valutazione dovesse condurre a ritenere il complessivo trattamento sanzionatorio lesivo della garanzia del ne bis in idem, il giudice nazionale dovrà disapplicare, se necessario, le norme che definiscono il trattamento: nel caso in cui la sanzione divenuta irrevocabile sia quella amministrativa, irrogata dalla Consob, il giudice dovrà rideterminare le sanzioni penali, attraverso la disapplicazione in mitius della norma che commina dette sanzioni, non già in toto ma solo nel minimo edittale.

I tassi soglia antiusura valgono anche per gli interessi moratori convenzionali

Cass. Civ. – Sez. III – 30 ottobre 2018, n. 27442, sent.

È nullo il patto col quale si convengano interessi convenzionali moratori che, alla data della stipula, eccedano il tasso soglia di cui all'art. 2 l. n. 108/1996, relativo al tipo di operazione cui accede il patto di interessi moratori convenzionali.

Sanzioni amministrative ai consiglieri non esecutivi di una Banca per violazione del dovere di agire informati

Cass. Civ. – Sez. II – 29 ottobre 2018, n. 27365, sent.

Il dovere di agire informati dei consiglieri non esecutivi delle società bancarie, sancito dall'art. 2381 c.c., commi 3 e 6, e art. 2392 c.c., non va rimesso, nella sua concreta operatività, alle segnalazioni provenienti dai rapporti degli amministratori delegati, giacchè anche i primi devono possedere ed esprimere costante e adeguata conoscenza del business bancario e hanno l'obbligo di contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi di tutte le aree della banca e di attivarsi in modo da poter efficacemente esercitare una funzione di monitoraggio sulle scelte compiute dagli organi esecutivi. In caso di provvedimento sanzionatorio di Bankitalia, nei confronti dei componenti del c.d.a., del collegio sindacale e della direzione di una banca, per inosservanza delle istruzioni relative all'organizzazione amministrativa e contabile ed omesso invio delle prescritte segnalazioni all'istituto d'emissione, spetta ai destinatari della sanzione dimostrare di aver adempiuto diligentemente agli obblighi imposti dalla normativa di settore, rimanendo, comunque, irrilevante, ai fini dell'esclusione della colpa, che la situazione in cui versava la banca fosse preesistente al loro insediamento.

Condotte della società idonee a determinare la revoca del concordato

Cass. Civ. – Sez. I – 22 ottobre 2018, n. 26646, sent.

La mancata indicazione, nella proposta concordataria, della pendenza di procedimenti giudiziari intentati dalla società debitrice, non configura un'ipotesi di frode in danno ai creditori e non è dunque idonea a giustificare la revoca dell'ammissione della società alla procedura.

Fittizia intestazione di quote societarie e disponibilità del bene

Cass. Pen. – Sez. VI – 17 ottobre 2018, n. 47304, sent.

La fittizia intestazione di quote di una società, al solo fine di eludere possibili provvedimenti di prevenzione di tipo ablativo in favore di soggetto che rimanga di fatto estraneo alla società e che risulti privo sia di capitali costitutivi sia di capacità organizzativa e gestionale, integra il reato di cui all'art. 12-quinquies, d.l. 8 giugno 1992, n. 306, a condizione che sia accertata la titolarità sostanziale delle quote attraverso l'attribuzione della qualifica di socio di fatto, non essendo sufficiente la prova che l'indagato rivesta la funzione di amministratore di fatto della società delle cui quote s'ipotizza la fittizia intestazione.

Imitazione parassitaria di marchi rinomati

Cass. Civ. – Sez. I – 17 ottobre 2018, n. 26000, ord.

La tutela del marchio registrato ha luogo nel caso in cui la doglianza riguarda un segno identico o simile al marchio registrato, per prodotti o servizi identici o affini, se, a causa dell'identità o somiglianza fra segni, possa determinarsi un rischio di confusione per i clienti. Tale rischio deve essere l'effetto congiunto sia della somiglianza tra i segni, sia delle affinità o identità tra i prodotti o i servizi designati, con riferimento al consumatore medio, ma tenendo sempre conto della specifica clientela cui il prodotto o servizio è destinato.

Bancarotta fraudolenta: le pene accessorie hanno sempre durata fissa

Cass. Pen. – Sez. V – 9 ottobre 2018, n. 45307, sent.

La pena accessoria dell'inabilitazione all'esercizio di impresa commerciale e dell'incapacità a esercitare uffici direttivi, prevista per il delitto di bancarotta fraudolenta, ha la durata fissa ed inderogabile di dieci anni, diversamente dalle pene accessorie previste per la bancarotta semplice, che devono essere commisurate alla durata della pena principale.

Concorso formale e materiale tra i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e impropria

Cass. Pen. – Sez V – 9 ottobre 2018 – n. 45285, sent.

Tra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e quello di bancarotta impropria per causazione del dissesto con operazioni dolose, ove contestati in relazione alla medesima procedura fallimentare, non è configurabile un concorso formale, rimanendo pertanto il secondo reato assorbito nel primo nel caso in cui la relativa condotta sia individuata nell'imputazione con riguardo agli stessi fatti addebitati nell'accusa di bancarotta fraudolenta.

Responsabilità penale del sindaco: il limite del dolo

Cass. Pen. – Sez. V – 4 ottobre 2018, n. 44107, sent.

Per affermarsi la responsabilità penale del sindaco per fatti di bancarotta fraudolenta, occorre che egli abbia dato un contributo giuridicamente rilevante, sotto l'aspetto causale, alla verificazione dell'evento e che, quanto al profilo soggettivo, abbia avuto la coscienza e volontà di quel contributo, anche solo a livello di dolo eventuale. Pertanto, non sono sufficienti la negligenza o l'imperizia, ma occorre provare che la condotta del sindaco abbia determinato o favorito, consapevolmente, la commissione dei fatti di bancarotta da parte degli amministratori.

Mala gestio degli amministratori di società fallita: la quantificazione del danno

Cass. Civ. – Sez. I – 3 ottobre 2018, n. 24103, ord.

In caso di mancato rinvenimento delle scritture contabili, dall'omessa tenuta della contabilità, che pure integra la violazione di specifici obblighi di legge degli amministratori, in quanto tale potenzialmente lesiva, il danno non può essere quantificato in via automatica nella differenza tra il passivo e l'attivo accertati in sede fallimentare. tale criterio differenziale può essere utilizzato quale parametro per una liquidazione equitativa, ove ne ricorrano i presupposti.

Effetti della mancata impugnazione di una delibera di aumento di capitale annullabile sulle delibere successive

Cass. Civ. – Sez. I – 2 ottobre 2018, n. 23953, ord.

In tema di invalidità delle deliberazioni assembleari, se una delibera di aumento del capitale, ancorché annullabile, non è stata sospesa, e dunque è stata legittimamente eseguita, il nuovo assetto delle partecipazioni risultante dalla sottoscrizione dell'aumento è a sua volta legittimo e legittime sono, perciò, le successive deliberazioni assunte con la nuova maggioranza. Non è ammesso, pertanto, alcun effetto “a catena” sulla legittimità delle delibere in sequenza, nel rispetto delle esigenze di certezza e stabilità sottese alla disciplina delle società commerciali.

Comunione o società: il discrimine risiede nell'attività imprenditoriale

Cass. Civ. – Sez. I – 2 ottobre 2018, n. 23952, ord.

L'elemento discriminante tra comunione a scopo di godimento e società è costituito dallo scopo lucrativo perseguito tramite un'attività imprenditoriale che si sostituisce al mero godimento ed in funzione della quale vengono utilizzati beni comuni, stante il disposto dell'art. 2248 c.c., che assoggetta alle norme dell'art. 1100 c.c. e segg., la comunione costituita o mantenuta al solo scopo di godimento.

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