Mansioni superiori nel pubblico impiego e onere della prova

06 Dicembre 2018

In assenza di un formale atto di assegnazione, il dipendente pubblico cosa deve provare per domandare la retribuzione corrispondente alle superiori mansioni dirigenziali di fatto svolte?Secondo l'orientamento seguito dalla giurisprudenza in merito alla questione sottoposta, il difetto di un atto formale, con il quale vengano assegnate le superiori mansioni, non può riflettersi negativamente sul dipendente pubblico...

In assenza di un formale atto di assegnazione, il dipendente pubblico cosa deve provare per domandare la retribuzione corrispondente alle superiori mansioni dirigenziali di fatto svolte?

Secondo l'orientamento seguito dalla giurisprudenza in merito alla questione sottoposta, il difetto di un atto formale, con il quale vengano assegnate le superiori mansioni, non può riflettersi negativamente sul dipendente pubblico.

Il rispetto o meno dei presupposti di legittimità dell'assegnazione, infatti, non potranno pregiudicare il diritto alla percezione di una retribuzione proporzionale alla qualità delle mansioni concretamente svolte, ex art. 36, Cost. Fa eccezione l'ipotesi in cui lo stesso abbia operato all'insaputa o contro la volontà del datore pubblico, ovvero si riscontrino situazioni di illiceità per contrasto con norme fondamentali o generali, o principi basilari pubblicistici dell'ordinamento.

Qualora il dipendente domandi il riconoscimento del differente trattamento retributivo, dovrà provare di avere svolto, in modo prevalente, incombenze proprie delle mansioni superiori, sotto il profilo qualitativo, quantitativo e temporale.

Al fine di accertare la concreta corrispondenza tra quanto sostenuto dal dipendente e l'effettiva articolazione interna dell'organizzazione dell'ente, non si potrà prescindere dalle determinazioni della P.A. in merito agli uffici, e ai compiti degli stessi, e all'impiego risorse umane e finanziarie.

Cfr. Cass., sez. lav, 28 novembre 2018, n. 30811.

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