Scatta l'imposizione IRAP in presenza di compensi elevati versati ai collaboratori esterni

La Redazione
09 Gennaio 2019

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza dell'8 gennaio 2019, n. 223, è tornata sul tema dell'IRAP, affermando che compensi troppo salati versati ai collaboratori esterni fanno presumere che il professionista si avvalga dell'aiuto di colleghi. Pertanto, l'imposizione ad IRAP è legittima.

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza dell'8 gennaio 2019, n. 223, è tornata sul tema dell'IRAP, affermando che compensi troppo salati versati ai collaboratori esterni fanno presumere che il professionista si avvalga dell'aiuto di colleghi. Pertanto, l'imposizione ad IRAP è legittima.

La Sesta Sezione Civile ha dovuto esaminare il caso di un professionista che aveva versato 47mila euro nel solo anno 2007 di compensi a terzi. Troppi, secondo il Fisco. Ed è pur vero che, in tema di IRAP, l'elevato ammontare dei ricavi non integri di per sé il presupposto impositivo dell'autonoma organizzazione; tuttavia, «nel caso di specie, l'elevato importo e la circostanza che la somma in questione sia stata corrisposta a collaboratori esterni avrebbe necessariamente reso necessario che la sentenza impugnata si desse carico di una più adeguata analisi del tipo di rapporto che legava il contribuente ai predetti collaboratori».

«Il requisito dell'autonoma organizzazione – hanno concluso i Supremi Giudici – ricorre quando il professionista responsabile dell'organizzazione si avvalga, pur senza un formale rapporto di associazione, della collaborazione di un altro professionista, stante il presumibile intento di giovarsi delle reciproche competenze, ovvero della sostituibilità nell'espletamento di alcune incombenze, sì da potersi ritenere che il reddito prodotto non sia frutto esclusivamente della professionalità di ciascun componente».

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.