Sanzioni sospese se c’è incertezza nelle disposizioni normative e contrasto giurisprudenziale

La Redazione
06 Febbraio 2019

Se c'è incertezza nelle disposizioni normative, niente sanzioni fiscali, tanto più se una norma di interpretazione autentica ha avvalorato la poca chiarezza della norma tributaria. È il caso esaminato dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza del 5 febbraio 2019, n. 3277, con la quale i Giudici della Suprema Corte hanno accolto il ricorso di una società che si opponeva ad una cartella di pagamento ICI (e relative sanzioni).

Se c'è incertezza nelle disposizioni normative, niente sanzioni fiscali, tanto più se una norma di interpretazione autentica ha avvalorato la poca chiarezza della norma tributaria. È il caso esaminato dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza del 5 febbraio 2019, n. 3277, con la quale i Giudici della Suprema Corte hanno accolto il ricorso di una società che si opponeva ad una cartella di pagamento ICI (e relative sanzioni). Il cuore della questione riguardava le disposizioni del D.Lgs. n. 507/1992, poco chiare; per dissipare i dubbi, una norma di interpretazione autentica aveva cercato di far chiarezza.

In casi analoghi, la giurisprudenza di legittimità aveva spesso accolto le ragioni del contribuente eliminando le sanzioni; ora, i giudici hanno aggiunto che la norma interpretativa ha evidenziato che le disposizioni precedenti erano evidentemente poco chiare. In breve, la Corte ha ricordato che «l'incertezza normativa oggettiva che […] costituisce causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria, richiede una condizione di inevitabile incertezza sul contenuto, sull'oggetto e sui destinatari della norma tributaria, ovverosia l'insicurezza ed equivocità del risultato conseguito attraverso il procedimento d'interpretazione normativa, riferibile non gi ad un generico contribuente o a quei contribuenti che per la loro perizia professionale siano capaci di interpretazione normativa qualificata (studiosi, professionisti legali, operatori giuridici di elevato livello professionale) e tanto meno all'Ufficio finanziario, ma al giudice, unico soggetto dell'ordinamento cui è attribuito il potere-dovere di accertare la ragionevolezza di una determinata interpretazione».

L'incertezza normativa oggettiva tributaria – hanno chiarito i giudici della Cassazione – è una «situazione giuridica oggettiva» che, nel caso in esame, era palesata dalla adozione della norma interpretativa successiva e nel contrasto giurisprudenziale. Evidenze che hanno portato la Corte all'accoglimento delle ragioni del contribuente.

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