L’actio iudicati e la pronuncia definitiva di condanna generica emessa in sede penale

Redazione scientifica
25 Febbraio 2019

L'actio iudicati ex art. 2953 c.c. opera anche in relazione ad una pronuncia definitiva di condanna generica emessa in sede penale e, in difetto di espressa limitazione contenuta in tale pronuncia, si estende a tutte le pretese risarcitorie comunque correlate al reato, senza possibilità di ritenere soggette al termine di prescrizione quinquennale di cui all'art. 2947 c.c. pretese relative a danni che, sebbene non specificamente dedotti nell'atto di costituzione di parte civile, siano comunque conseguenti al reato.

Il caso. A seguito di un giudizio di merito concernente il risarcimento dei danni subiti a seguito della valanga verificatasi nel 1985 in Val di Stava, viene chiesto alla Suprema Corte di pronunciarsi sulla possibilità di applicare l'actio iudicati in caso di pronuncia di condanna generica in sede penale.

Sul punto, il Collegio ha pronunciato il principio di diritto al quale la Corte di rinvio dovrà attenersi, applicando il termine decennale di prescrizione – dal momento in cui la sentenza penale è divenuta irrevocabile – in relazione a tutte le richieste risarcitorie comunque correlate al reato.

Actio iudicati. Secondo la Suprema Corte, infatti, «l'actio iudicati ex art. 2953 c.c. opera anche in relazione ad una pronuncia definitiva di condanna generica emessa in sede penale e, in difetto di espressa limitazione contenuta in tale pronuncia, si estende a tutte le pretese risarcitorie comunque correlate al reato, senza possibilità di ritenere soggette al termine di prescrizione quinquennale di cui all'art. 2947 c.c. pretese relative a danni che, sebbene non specificamente dedotti nell'atto di costituzione di parte civile, siano comunque conseguenti al reato».

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