Osservatorio sulla Cassazione – Marzo 2019
11 Aprile 2019
Risoluzione del contratto di leasing finanziario ante fallimento: si applica l'art. 72-quater l. fall. Cass. Civ. – Sez. I – 29 marzo 2019, n. 8980, sent. Gli effetti della risoluzione del contratto di leasing finanziario per inadempimento dell'utilizzatore, verificatasi in data anteriore alla data di entrata in vigore della legge n. 124/2017 (art. 1, commi 136-140), sono regolati dalla disciplina dell'art. 72 quater l. fall., applicabile anche al caso di risoluzione del contratto avvenuta prima della dichiarazione di fallimento dell'utilizzatore. In caso di fallimento dell'utilizzatore, il concedente avrà diritto alla restituzione del bene e dovrà insinuarsi al passivo fallimentare per poter vendere o allocare il bene e trattenere, in tutto o in parte, l'importo incassato.
La durata della società superiore all'aspettativa di vita del socio non legittima il recesso Cass. Civ. – Sez. I – 29 marzo 2019, n. 8962, ord. L'art. 2473, comma 2, c.c., che consente il recesso ad nutum del socio nell'ipotesi di s.r.l. contratta a tempo indeterminato deve ritenersi applicabile anche all'ipotesi in cui la durata statutaria della società, pur essendo determinata, sia assimilabile a una durata a tempo indeterminato, in quanto così lontana nel tempo da oltrepassare la ragionevole data di compimento del progetto imprenditoriale, mentre non assume rilevanza l'aspettativa di vita, o la durata media di vita, del socio stesso: non può ritenersi legittimo il recesso esercitato da un socio se la durata della società superi la sua aspettativa di vita.
Bancarotta: le condotte distrattive degli amministratori di società in concordato punibili anche senza fallimento Cass. Pen. – Sez. V – 28 marzo 2019, n. 13686, sent. le condotte distrattive poste degli amministratori societari sono punibili a prescindere dalla dichiarazione di fallimento: gli atti illeciti commessi prima dell'ammissione al concordato preventivo rientrano nell'ambito previsionale dell'art. 236, comma 2, n. 1, l. fall. È irrilevante che la società non sia stata dichiarata fallita, atteso che la norma incriminatrice richiamata estende la punibilità dei titolari di cariche sociali alle condotte di bancarotta commesse nella gestione di società ammessa al concordato preventivo, né rileva che i soggetti attivi abbiano eventualmente dismesso tali cariche al momento dell'apertura della procedura concorsuale.
Le società controllate dall'ACI sono organismi di diritto pubblico: sussiste la giurisdizione amministrativa Cass. Civ. – Sez. Unite – 28 marzo 2019, n. 8673, sent. Sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo per una procedura di gara riguardante un organismo di diritto pubblico: così possono qualificarsi le società controllate dall'ACI, e il fatto che il settore del soccorso stradale sia aperto alla concorrenza non depone in via esclusiva nel senso contrario. La categoria degli organismi di diritto pubblico, elaborata nel diritto eurounitario al fine di individuare le c.d. amministrazioni aggiudicatrici, ossia i soggetti tenuti al rispetto delle procedure di evidenza pubblica, comprende qualsiasi organismo, anche in forma societaria, istituito per soddisfare specificamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale, dotato di personalità giuridica e la cui attività sia finanziata in modo maggioritario dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico.
Truffa e bancarotta distrattiva possono coesistere Cass. Pen. – Sez. V – 27 marzo 2019, n. 13399, sent. La contestazione del delitto di truffa, avente ad oggetto l'erogazione di finanziamenti bancari indotti mediante falsificazione dei bilanci e di altra documentazione relativa alla situazione economico-patrimoniale di una società non impedisce, in ragione del divieto di "bis in idem", di giudicare l'imputato per il delitto di bancarotta per distrazione, contestato nel medesimo procedimento, in relazione alle somme successivamente sottratte, in presenza di una condotta complessivamente dolosa che avvince in sé anche il fallimento delle società finanziate, trattandosi di fatti illeciti naturalisticamente differenziati.
Bancarotta: per il sequestro preventivo di quote sociali serve un nesso di strumentalità tra reato e cosa sequestrata Cass. Pen. – Sez. V – 26 marzo 2019, n. 13189, sent. È legittimo il sequestro preventivo delle quote di una società, pur se appartenenti a persona estranea al reato, qualora sussista un nesso di strumentalità tra tali beni e il rato contestato: ciò che rileva non è la titolarità del patrimonio sociale ma la sua gestione supposta illecita e il collegamento strumentale deve intercorrere, pertanto, non tra il reato e la persona, ma tra reato e cosa sequestrata.
Il concorso del collegio sindacale nei fatti di bancarotta degli amministratori Cass. Pen. – Sez. V – 19 marzo 2019, n. 12186, sent. La responsabilità, a titolo di concorso nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, del presidente e dei componenti del collegio sindacale non può fondarsi sulla sola posizione di garanzia, come ricavabile dall'insieme delle norme civilistiche, e discendere, tout court, dal mancato esercizio dei doveri di controllo, ma postula l'esistenza di puntuali elementi sintomatici, dotati del necessario spessore indiziario, dimostrativi di un'omissione dei poteri di controllo e di vigilanza espressiva di una volontaria partecipazione alle condotte distrattive degli amministratori, pur nella forma del dolo eventuale, vale a dire per la consapevole accettazione del rischio che l'omesso controllo avrebbe potuto consentire la commissione di illiceità da parte degli amministratori.
Copyright: responsabile l'hosting provider passivo che non rimuove i contenuti illeciti Cass. Civ. – Sez. I – 19 marzo 2019, n. 7709, sent. Nell'ambito dei servizi della società dell'informazione, la responsabilità del cd. caching, prevista dall'art. 15 del d.lgs. n. 70/2003, sussiste in capo al prestatore dei servizi che non abbia provveduto alla immediata rimozione dei contenuti illeciti, pur essendogli ciò stato intimato dall'ordine proveniente da un'autorità amministrativa o giurisdizionale.
Giurisdizione italiana per un trust costituito all'estero Cass. Civ. – Sez. Unite – 18 marzo 2019, n. 7621, sent. Sussiste la giurisdizione del giudice italiano sulla domanda proposta dalla disponente o settlor nei confronti del trustee successivo di un trust costituito all'estero (nella specie, Isole Cayman, ove non si applica né la Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968, né alcuno strumento eurounitario), persona giuridica avente domicilio nella Confederazione elvetica, e della beneficiaria avente domicilio in Italia, non potendo definirsi artificiosa, né volta in modo pretestuoso al solo fine di provocare lo spostamento della giurisdizione, l'instaurazione di un unitario giudizio per fare valere l'invalidità della costituzione del rapporto tra le parti del trust, questo integrando un titolo unitario e sussistendo un'evidente vincolo di interdipendenza tra la declaratoria di nullità e la domanda di restituzione dei beni ai quali la beneficiaria potrebbe avere un'aspettativa giuridicamente tutelabile.
Anche l'ex amministratore di s.r.l. è legittimato al reclamo avverso la dichiarazione di fallimento Cass. Civ. – Sez. I – 13 marzo 2019, n. 7190, ord. Anche l'amministratore di società di capitali è legittimato, attesa l'ampia formula di cui all'art. 18 l. fall. a proporre iure proprio reclamo avverso la dichiarazione di fallimento; non rileva che al momento della dichiarazione di fallimento l'amministratore fosse già cessato dalla carica. |