Per accedere al beneficio prima casa non sono sufficienti il pagamento delle utenze e TARSU

La Redazione
17 Aprile 2019

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10072/2019, accoglie il ricorso dell'Agenzia delle Entrate: senza la prova anagrafica di residenza, non è possibile l'accesso ai benefici fiscali.

Se anche il contribuente provi il suo effettivo utilizzo dell'immobile portando in giudizio le bollette condominiali pagate e la TARSU, per lui l'accesso alle agevolazioni prima casa resterà precluso.

Lo ha affermato la Corte di Cassazione con l'ordinanza del 10 aprile 2019, n. 10072, con la quale i Supremi Giudici hanno accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate e ha ribaltato la sentenza dei giudici di merito.

La VI Sezione Civile della Corte di Cassazione ha osservato che il requisito della destinazione del nuovo immobile ad abitazione principale deve intendersi riferito al dato anagrafico e non meramente fattuale, per cui non può desumersi dalla produzione di documenti di spesa come le spese condominiali e le utenze in luogo della certificazione anagrafica. Nel caso in esame, non era stato provato dalla parte contribuente che il mancato perfezionamento della procedura di iscrizione anagrafica nel Comune ove era sito l'immobile acquistato avesse cause estranee alla responsabilità della ricorrente per inadempienze burocratiche; non costituiva pertanto circostanza sufficiente a comprovare l'effettivo cambio di residenza, idoneo a superare il dato anagrafico, il pagamento delle utenze e della TARSU. Conseguentemente, i giudici della Suprema Corte hanno cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale in diversa composizione.

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