Cultura d’impresa, Intelligenza Artificiale e Unione Europea: una sfida da cogliere per creare prosperità

13 Maggio 2019

Il contesto competitivo globale impone alle imprese l'adozione di assetti organizzativi sempre più orientati alla efficiente ed efficace allocazione delle risorse quali elementi presupposto alla creazione e alla massimizzazione del valore per gli stakeholder, siano essi gli azionisti, i dipendenti, i clienti/fornitori, la comunità locale, l'ambiente, ecc.
Premessa

Il contesto competitivo globale impone alle imprese l'adozione di assetti organizzativi sempre più orientati alla efficiente ed efficace allocazione delle risorse quali elementi presupposto alla creazione e alla massimizzazione del valore per gli stakeholder, siano essi gli azionisti, i dipendenti, i clienti/fornitori, la comunità locale, l'ambiente, ecc.

In tal senso, contrariamente alla visione prevalente del secolo scorso, la best practice aziendalistica è orientata a considerare le esternalità con riferimento allo sviluppo sostenibile e alla tutela dell'ambiente nella definizione di creazione di valore. L'adeguatezza dell'assetto organizzativo rappresenta oltretutto una forma irrinunciabile per il buon funzionamento del sistema produttivo anche perché consente di realizzare quella correttezza relazionale che qualifica l'impresa come controparte affidabile nei rapporti finanziari, commerciali, professionali e sociali, creando le premesse per la crescita di lungo periodo. La correttezza dei rapporti contribuisce a creare un processo virtuoso che permette di attrarre le migliori risorse (dipendenti, collaboratori, fornitori, finanziatori, ecc.) generando un vantaggio competitivo duraturo.

Assetti organizzativi adeguati: gli elementi qualificanti

Gli elementi qualificanti di un assetto organizzativo sono rappresentati da una cultura di impresa che integra il sistema di governance ai valori etici, ai comportamenti desiderati e alla comprensione del rischio nell'impresa. L'integrazione tra strategie e prestazioni deve condurre a conferire la giusta enfasi alla gestione del rischio aziendale nella pianificazione strategica di un'impresa poiché i rischi influiscono e devono allineare strategie e prestazioni in tutte le divisioni e in tutte le funzioni. Con l'intelligenza artificiale, la cui efficacia si concretizza con l'utilizzo delle migliori tecnologie combinate alla mole di dati disponibili, qualitativamente organizzati e protetti, si possono velocizzare i tempi di analisi, migliorare i sistemi di risk management e realizzare tools in grado di permettere la produzione di beni e servizi maggiormente indirizzati ai bisogni dei consumatori minimizzando al contempo gli sprechi e le inefficienze. Grazie alla “pipeline dei dati” sarà possibile anticipare gusti e tendenze, prevedere manutenzioni, ideazioni di macchinari, velocizzare e rendere più efficiente e sostenibile la produzione.

È in tale contesto che il tessuto imprenditoriale italiano, dominato da microimprese e PMI caratterizzate da un assetto proprietario prevalentemente familiare, deve convincersi circa la necessità di operare un salto culturale. Il sistema di controllo interno e la gestione integrata dei rischi deve essere considerato come fase essenziale della catena del valore, deve auspicare fenomeni di integrazione e/o di apertura del capitale ad altri soggetti al fine di dotarsi di dimensioni, capitale umano e risorse finanziarie indispensabili alla permanenza sul mercato e alla crescita. In caso contrario rischia di trovarsi impreparato alla sfida competitiva dei prossimi anni. A maggior ragione se si considera il grande movimento venutosi a creare a livello di Unione Europea, alla quale il Sistema Paese si deve agganciare diventandone protagonista.

L'intelligenza artificiale e il contesto europeo

L'UE ha stanziato 20 Mld di euro per i prossimi dieci anni su tre assi: ricerca e fondi alle imprese, formazione e incremento delle competenze digitali, tutela della rete e protezione.

Risulta, peraltro, di estremo interesse il risvolto culturale che emerge dai lavori della Commissione Europea ben sintetizzato nel documento pubblicato l'8 aprile 2019 (Cfr. COM(2019) 168). Inoltre, la Commissione Europea vede l'intelligenza artificiale come uno strumento e non come fine a cui tendere. In altre parole, in Europa si parla di intelligenza artificiale secondo un approccio “Umano Centrico” che si contrappone a quello US, “Business Centrico” e Cinese, “Governo Centrico”. Ciò presuppone che i dati siano trattati assicurando la sicurezza, la qualità, l'attendibilità e la protezione, anche al fine di garantire il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, il primato della legge e il rispetto dei diritti umani.

Se l'Unione Europea, unitamente agli operatori economici, ai tecnici e alle autorità preposte alla vigilanza riusciranno a cogliere e perseguire l'approccio “Umano Centrico”, l'intelligenza artificiale diventerà un formidabile strumento al servizio dell'umanità, in grado di creare lavoro e ricchezza.

La sfida sembra ben indirizzata, tant'è che la Commissione Europea ha lanciato un programma, da implementare entro il terzo trimestre 2019, che prevede la costituzione di centri di ricerca tecnologica e scientifica, piattaforme di innovazione digitale focalizzati nella manifattura e nella gestione dei big data e lo sviluppo e l'implementazione di un modello unico di condivisione dei dati.

Si tratta, in definitiva, di una grande occasione per il Sistema Italia, che però richiede la stretta cooperazione fra tutti gli stakeholder, gli Stati Membri, le imprese e i cittadini.

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