Osservatorio sulla Cassazione – Luglio/Agosto 2019
11 Settembre 2019
Non si applica retroattivamente la confisca per equivalente all'insider secondario Cass. Civ. – Sez. II – 26 agosto 2019, n. 21700, sent. Nelle sanzioni per reati di insider trading, non può applicarsi in via retroattiva la sanzione accessoria della confisca per equivalente, ex art. 9, comma 6, l. n. 62/2005 e 187-sexies TUF, quando gli illeciti siano risalenti a data antecedente l'introduzione della suddetta misura. Tali sanzioni amministrative costituiscono un regime più afflittivo di quello penale previgente.
Omesso versamento delle imposte: la domanda di concordato salva l'imprenditore Cass. Pen. – Sez. III – 22 agosto 2019, n. 36320, sent. In tema di omesso versamento delle imposte, non sussiste il fumus del reato nel caso in cui il debitore sia stato ammesso, prima della scadenza, al concordato preventivo con pagamento dilazionato e/o parziale dell'imposta: a tal fine, la decorrenza degli effetti dell'ammissione al concordato decorre non dalla data adozione del provvedimento di formale ammissione, ma a quella, anteriore, di presentazione della domanda.
Il reddito del socio di s.r.l. non concorre alla formazione degli obblighi contributivi Cass. Civ. – Sez. Lav. – 20 agosto 2019, n. 21540, sent. In materia previdenziale, gli utili derivanti dalla mera partecipazione ad una società di capitali, senza prestazione di attività lavorativa, sono inclusi tra i redditi di capitale ai sensi del Testo Unico delle imposte sui redditi: di conseguenza, essi non concorrono a costituire la base imponibile ai fini contributivi Inps.
Autostrade riattiva i Tutor: non c'è contraffazione del brevetto Cass. Civ. – Sez. I – 14 agosto 2019, n. 21405, sent. La contraffazione per equivalenti ricorre in presenza della soluzione di un problema tecnico attuata attraverso invenzioni che presentino elementi delle rivendicazioni muniti di equivalenza, non in presenza della sola identità del problema suscettibile di essere superato con soluzioni tra loro diverse.
Due società con denominazione identica: prevale la prima iscrizione del segno Cass. Civ. – Sez. I – 14 agosto 2019, n. 21403, sent. Ove due società di capitali abbiano la medesima denominazione il conflitto tra i segni va risolto attribuendo prevalenza all'iscrizione nel registro delle imprese, o nel registro delle società per il periodo che precede l'entrata in vigore della l. n. 580/1993, che è intervenuta per prima, senza che assuma rilievo né il mero pregresso utilizzo della stessa denominazione da parte di altra società, che ha cessato da tempo di operare e che faceva capo a familiari del socio di una delle società registrata per seconda, né il fatto che la denominazione di quest'ultima coincida con il cognome di uno di tali soci.
Bancarotta fraudolenta: tra responsabilità dell'amministratore di diritto e dolo Cass. Pen. – Sez. V – 31 luglio 2019, n. 35093, sent. Per la configurazione del reato di sottrazione, distruzione o falsificazione di libri e scritture contabili, previste dall'art. 216, comma 1, n. 2, prima parte, l.fall., è necessario il dolo specifico, consistente nello scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori. Del reato risponde anche l'amministratore di diritto, in quanto investito di una posizione di garanzia rispetto al bene giuridico penalmente tutelato; tuttavia, non si tratta di una responsabilità di posizione, derivante dalla sola assunzione della carica formale: occorre fornire la dimostrazione dell'effettiva e concreta consapevolezza dello status.
La responsabilità dei sindaci per l'approvazione di un bilancio illecito Cass. Civ. – Sez. I – 31 luglio 2019, n. 20651, sent. La mancata impugnazione, da parte dei sindaci di una società di capitali, della delibera di approvazione di un bilancio d'esercizio redatto in violazione dei principi dettati dal codice civile può fondare la loro responsabilità, ex art. 2407 c.c., anche se essi abbiano assunto la carica solo in occasione della sua approvazione; il documento contabile, infatti, è destinato a spiegare i suoi effetti anche sull'esercizio successivo e i sindaci sono, pertanto, tenuti a valutare le risultanze del bilancio già approvato. L'attribuzione al collegio sindacale della legittimazione di impugnare la delibera approvativa di un bilancio illecito, espressamente conferita dall'art. 2377 c.c., implica che al controllo dei sindaci sull'osservanza della legge, di cui all'art. 2403, comma 1, c.c., non è estranea la legittimità degli atti assembleari. Né vale ad escludere la responsabilità dei sindaci per omesso controllo una condotta elusiva dell'amministratore.
I soci con crediti postergati non sono creditori chirografari Cass. Civ. – Sez. I – 31 luglio 2019, n. 20649, sent. In tema di suddivisione dei creditori in classi nell'ambito della domanda di ammissione del debitore alla procedura di concordato preventivo, i crediti di rimborso dei soci per finanziamenti a favore della società - in quanto postergati rispetto al soddisfacimento degli altri creditori, se i finanziamenti sono stati effettuati verso una società in eccessivo squilibrio dell'indebitamento rispetto al patrimonio netto o in una situazione che avrebbe giustificato un conferimento di capitale, ex art. 2467, comma 2, c.c. - non possono essere inseriti in un piano di cui facciano parte anche altri creditori chirografari, violando tale collocazione la necessaria omogeneità degli interessi economici alla cui stregua vanno formate le classi ai sensi dell'art. 160, comma 1, lett. c) l. fall.
Anche la falsificazione dei libri sociali può rilevare ai fini della bancarotta Cass. Pen. – Sez- V – 26 luglio 2019, n. 34146, sent. L'art. 216, comma 1, n. 2, l. fall., punisce la condotta di falsificazione dei libri o delle altre scritture contabili: la falsificazione dei c.d. libri sociali, che rappresentano fatti di organizzazione interna all'impresa e non il possibile tramite della ricostruzione del movimento degli affari, normalmente non rileva, ai fini della configurazione del rato, a condizione che l'alterazione del vero (o la sottrazione, distruzione) non incida direttamente ed immediatamente sulla rappresentazione contabile dei fatti di gestione.
L'obbligazione assunta dal socio quale contratto a favore della società Cass. Civ. – Sez. VI – 25 luglio 2019, n. 20157, ord. Nel negozio con il quale il socio di una società di capitali assume, spontaneamente ed in proprio, determinate obbligazioni pecuniarie verso un soggetto che già presti la sua opera in favore della società, al dichiarato fine di ottenere una più completa ed efficace esplicazione di tale attività a vantaggio della società, è ravvisabile un interesse economico del socio medesimo idoneo a configurare un valido e lecito contratto a titolo oneroso a favore di terzo (art. 1411 c.c.), e cioè della società, avente la stessa causa del contratto preesistente fra il prestatore d'opera e la società.
Responsabilità solidale del legale rappresentante per i debiti tributari di un'associazione Cass. Civ. – Sez. Trib. – 24 luglio 2019, n. 19982, sent. La responsabilità personale e solidale del legale rappresentante per i debiti tributari di un'associazione non riconosciuta si ricollega non solo all'effettività dell'ingerenza esercitata nell'attività gestoria dell'ente, ma anche al corretto adempimento degli obblighi tributari sul medesimo incombenti, dovendosi in concreto accertare se il rappresentante, pur non essendosi ingerito nell'attività negoziale del sodalizio, abbia adempiuto agli obblighi tributari, solo in tal caso potendo andare immune da corresponsabilità.
Anche la pubblicazione anonima, senza attribuzione ad altri della paternità, lede il diritto d'autore Cass. Civ. – Sez. I – 20 luglio 2019, n. 18220, sent. L'art. 20 l.a., che riconosce il diritto morale d'autore come indipendente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell'opera, va interpretato nel senso che “il diritto di rivendicare la paternità dell'opera” consiste non soltanto in quello di impedire l'altrui abusiva auto- o etero-attribuzione di paternità, ma anche nel diritto di essere riconosciuto come l'autore dell'opera, indipendentemente dalla parallela, ma pur solo eventuale, attribuzione ad altri.
Bancarotta fraudolenta prefallimentare: la rilevanza dei fatti distrattivi anteriori al fallimento Cass. Pen. – Sez. V – 18 luglio 2019, n. 32018, sent. Il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale prefallimentare si configura come fattispecie di pericolo concreto, in cui l'atto di depauperamento deve risultare idoneo ad esporre a pericolo l'entità del patrimonio della società in relazione alla massa dei creditori e deve permanere tale fino all'epoca che precede l'apertura della procedura fallimentare. In tale quadro, i fatti di distrazione, una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, assumono rilievo in qualsiasi momento siano stati commessi e, quindi, anche se la condotta si è realizzata quando ancora l'impresa non versava in condizioni di insolvenza.
Bancarotta semplice: la ritardata richiesta di fallimento deve essere stata compiuta con colpa grave Cass. Pen. – Sez. V – 12 luglio 2019, n. 30741, sent. Nel reato di bancarotta semplice per mancata tempestiva richiesta di fallimento, ex art. 217, comma 4, l. fall., ciò che rileva è l'aggravamento del dissesto dipendente dal semplice ritardo nell'instaurare la concorsualità, non essendo richiesti ulteriori comportamenti concorrenti. Nondimeno, la scelta di ritardare la dichiarazione di fallimento deve essere, in sè stessa, determinata da un atteggiamento gravemente colposo
Revoca dell'amministratore di una società facente parte di un gruppo e risarcimento del danno Cass. Civ. – Sez. I – 5 luglio 2019, n. 18182, sent. In tema di onere della prova circa il diritto dell'amministratore al risarcimento del danno per la revoca anticipata dalla carica, grava sulla società, ai sensi dell'art. 2697 c.c., l'onere di dimostrare il venir meno del diritto al risarcimento del danno, anche nell'ipotesi in cui il patto di pagamento di una "indennità" sia stato convenzionalmente assunto dalla capogruppo, che alleghi l'insussistenza del suo obbligo in ragione della cessione della società controllata ad altra, costituente un diverso aggregato di interessi economici. Non è integrata la giusta causa di revoca dell'amministratore di società dalla mera ricorrenza di esigenze di auto-organizzazione della struttura societaria, quale la decisione della capogruppo di trasferire le azioni della controllante ad altra società del gruppo, ove la stessa non sia stata motivata sulla base di circostanze o fatti idonei ad influire negativamente sulla prosecuzione del rapporto e tali da elidere l'affidamento inizialmente riposto sulle attitudini e capacità dell'amministratore.
Le pene accessorie di durata non fissa vanno determinate dal giudice Cass. Pen. – Sez. Unite – 3 luglio 2019, n. 28910, sent. Le pene accessorie per le quali la legge indica un termine di durata non fissa, devono essere determinate in concreto dal giudice in base ai criteri di cui all'art. 133 c.p. |