Lo stalking occupazionale, al confine tra mobbing e straining
14 Ottobre 2019
Lo stalking occupazionale può essere descritto, mutuando espressioni proprie della scienza medico-legale, come un fenomeno di stalking che inizia sul posto di lavoro per poi penetrare invasivamente nella vita privata della vittima. Nello stalking occupazionale, infatti, l'attività persecutoria può essere esercitata non solo sul lavoro, ma può pervadere anche la vita privata della vittima, fermo restando il fatto che la motivazione proviene dall'ambiente di lavoro, dove lo stalker ha realizzato, subito o desiderato una situazione di conflitto, persecuzione o mobbing.
Secondo la linea teorica più accreditata, i fattori all'origine dello stalking occupazionale possono essere di vario tipo: è possibile che lo stesso si aggiunga al mobbing, ma può anche realizzarsi a seguito del fallimento del mobbing, ovvero ancora quando, essendo state inefficaci le condotte vessatorie poste in essere sul luogo di lavoro, il mobber decida di perseguitare la vittima invadendo la sua vita privata. In alcuni casi, poi, lo stalking può trasformarsi in una sorta di ossessione che porta lo stalker, dal contesto lavorativo in cui sono poste in essere le molestie, a perdere di vista i motivi che lo avevano indotto a porre in essere quella determinata condotta.
Ciò posto a livello descrittivo, va detto che, dal punto di vista dell'inquadramento sistematico, lo stalking occupazionale identifica comportamenti che si pongono in contrasto con l'art. 2087, c.c., e con la normativa in materia di tutela della salute negli ambienti di lavoro. |