Per provare la frode carosello non è sufficiente il solo verbale della GdF

La Redazione
17 Gennaio 2020

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 716/2020, ha dichiarato che è il Fisco a dover dimostrare come il contribuente avrebbe detratto le fatture false in malafede: la frode carosello non è provata dal solo verbale della Guardia di Finanza.

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 716/2020, ha dichiarato che è il Fisco a dover dimostrare come il contribuente avrebbe detratto le fatture false in malafede: la frode carosello non è provata dal solo verbale della Guardia di Finanza.

Nel caso in esame, una società aveva usato fatture soggettivamente inesistenti; secondo l'Ufficio, la contribuente aveva la consapevolezza che l'emittente fosse una cartiera. Tuttavia, secondo la CTR, la società contribuente si era approvvigionata per l'anno 2008 con società che non avevano i requisiti tipici delle cartiere, osservando come, in caso di operazioni soggettivamente inesistenti, incombeva sull'Ufficio di dimostrare la conoscenza da parte del contribuente della frode altrui.

L'Agenzia aveva valorizzato il valore fidefacente del PVC delle Fiamme Gialle, senza tuttavia indicare in maniera specifica gli elementi fattuali che i verbalizzanti avrebbero individuato per dimostrare il coefficiente psicologico con specifico riferimento alle operazioni ritenute soggettivamente inesistenti. In tal modo non è stato possibile comprendere nemmeno se i fatti ai quali aveva fatto riferimento la società erano stati direttamente accertati dagli organi ispettivi, idonei conseguentemente a fare piena prova fino a querela di falso.

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