Osservatorio sulla Cassazione – Maggio 2020
12 Giugno 2020
Il trasferimento di quote di s.r.l. pignorate può essere penalmente rilevante Cass. Pen. – Sez. VI – 29 maggio 2020, n. 16496, sent. L'acquirente di quote societarie pignorate, che iscriva nel registro l'atto di cessione prima che sia iscritto l'atto di pignoramento, può concorrere nel reato di cui all'art. 388 c.p. commesso dal debitore pignorato. Agli effetti penali l'iscrizione nel registro delle imprese dell'atto di pignoramento della quota societaria, sebbene equiparabile alla trascrizione nei registri immobiliari ai fini della procedura esecutiva, non rileva invece agli effetti dell'integrazione del reato di sottrazione di beni sottoposti a pignoramento. Sebbene l'alienazione della partecipazione della s.r.l. non si "trascriva" nei pubblici registri, ma si "iscriva" nel registro delle imprese, così come d'altronde anche il pignoramento, non vi sono ostacoli all'applicazione dell'art. 2914 n. 1 c.c. al fine di dirimere il conflitto tra l'acquirente della partecipazione sociale ed il creditore pignorante.
La cancellazione della società in corso di causa non prova la remissione del debito Cass. Civ. – Sez. – 22 maggio 2020, n. 9464, ord. L'estinzione di una società di capitali, a seguito della sua cancellazione dal registro delle imprese, nel corso di un giudizio, non può essere ritenuta automaticamente una causa di estinzione, per rinuncia, della pretesa in esso azionata. La remissione del debito costituisce un atto negoziale abdicativo unilaterale ricettizio, che non può essere desunta, sic et simpliciter, dal fatto che la società sia stata cancellata in corso di causa, ma deve essere sorretta da una manifestazione inequivoca di volontà remissoria.
I soci accomandanti rispondono nei limiti della quota conferita anche per debiti tributari Cass. Civ. – Sez. Trib. – 22 maggio 2020, n. 9429, ord. In tema di società in accomandita semplice, la norma giuscivilistica contemplata dall'art. 2313 c.c., nel prevedere che i soci accomandanti rispondono per le obbligazioni sociali limitatamente alla quota conferita, vale anche per le obbligazioni di natura tributaria, e, segnatamente, per quelle relative all'IVA e all'Irap dovute dalla società medesima.
Bancarotta societaria: rileva anche la condotta che abbia concorso a cagionare il dissesto Cass. Pen. – Sez. V – 21 maggio 2020, n. 15652, sent. Per la configurabilità della bancarotta da reato societario, non rilevano solo le condotte che abbiano da sole determinato il dissesto, ma anche quelle che abbiano concorso a cagionarlo, sia aggravando l'effetto di cause preesistenti, che inserendosi in una serie di fattori intervenuti anche successivamente. Il reato in questione, dunque, sussiste anche nell'ipotesi in cui la condotta abbia soltanto aggravato una situazione di dissesto già esistente.
Società estinta e verifiche fiscali sui soci Cass. Civ. – Sez. Trib. – 14 maggio 2020, n. 8915, sent. In tema di imposte sui redditi, l'avviso di accertamento per redditi imputati per trasparenza al socio, in seguito ad infruttuosa notifica di un precedente atto impositivo ad una società estinta in data antecedente, non è affetto da nullità derivata in conseguenza dell'invalidità della notifica alla società stessa, in quanto in tal caso si realizza un fenomeno di tipo successorio, in virtù del quale le obbligazioni facenti capo alla società si trasferiscono ai singoli soci che ne rispondono illimitatamente o nei limiti di quanto riscosso in seguito alla liquidazione a seconda che, pendente societate, fossero illimitatamente o limitatamente responsabili per i debiti sociali.
La nomina dell'amministratore giudiziario non salva l'amministratore dalla bancarotta Cass. Pen. – Sez. – 12 maggio 2020, n. 14689, sent. Gli amministratori ed i sindaci di una società la cui azienda viene sottoposta a sequestro rimangono in carica, pur se privati del potere di gestire l'impresa sociale, e non cessano dalla carica neanche in caso di fallimento della società; ne deriva che, nonostante la nomina dell'amministratore giudiziario, l'amministratore societario che abbia compiuto atti di sottrazione delle scritture contabili continua ad essere chiamato a rispondere del delitto di bancarotta fraudolenta documentale.
Insider trading secondario: per la condanna serve la conoscibilità della natura privilegiata dell'informazione Cass. Civ. – Sez. II – 12 maggio 2020, n. 8783, sent. Ai fini della configurabilità dell'illecito di insider trading secondario, non assumono alcuna decisività le modalità attraverso cui l'informazione privilegiata sia stata acquisita dall'accipiens, né occorre provare la consapevole comunicazione dell'informazione da chi originariamente l'abbia detenuta. La sanzione amministrativa di cui all'art. 187-bis, comma 4, TUF, stabilita per la condotta del c.d. insider secondario non postula né che sia accertata la divulgazione imputabile al primary insider, né che si dia prova di un'appropriazione dell'informazione da parte del secondary insider, incentrando la propria operatività, piuttosto, sulla conoscenza (o, meglio, conoscibilità) della natura privilegiata dell'informazione stessa in possesso dell'agente. La fattispecie sanzionatrice suppone, in sostanza, che sia accertato non un collegamento causale orientato tra l'informazione posseduta e l'attività trasmissiva di un informatore qualificato, quanto il nesso eziologico tra il possesso dell'informazione e l'utilizzo che se ne faccia compiendo operazioni su strumenti finanziari.
Revocatoria su cessione di quote societarie: non c'è competenza delle Sezioni Specializzate Cass. Civ. – Sez. Unite – 8 maggio 2020, n. 8661, ord. Rientra nella competenza del tribunale ordinario e non della sezione specializzata in materia di impresa, la controversia avente ad oggetto una revocatoria sulla cessione di quote societarie. L'azione revocatoria, quand'anche ricada sull'atto di vendita di quote societarie, non comporta conseguenze sulla titolarità delle quote contese né sui diritti connessi ma può produrre, ove accolta, soltanto l'inefficacia del trasferimento nei soli confronti di chi agisce, non alterando per il resto la situazione proprietaria né l'assetto societario.
Il consiglio di sorveglianza non risponde di omessa vigilanza sulle informazioni sul governo societario Cass. Civ. – Sez. II – 7 maggio 2020, n. 8636, sent. Il consiglio di sorveglianza non può essere chiamato a rispondere dell'omessa vigilanza sulle informazioni sul governo societario, di cui all'art. 123, comma 1, lett. l) e comma 2, lett. d), TUF, in quanto una siffatta responsabilità contrasterebbe con il principio di legalità e di sufficiente determinatezza della fattispecie. La condotta omissiva riferita al contenuto della relazione sulla corporate governance non è, infatti, espressamente contemplata dal TUF, il quale all'art. 192 bis recante "informazioni sul governo societario" sanziona solo l'omissione delle comunicazioni prescritte dall'art. 123 bis, comma 2, lettera a), TUF.
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