Decreto "rilancio" e Covid-19: l'Italia riparte dal taglio tasse
17 Giugno 2020
Premessa
In Gazzetta il testo ufficiale del Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19". Inizialmente pensato come Decreto Maggio ma significativamente ridenominato Decreto Rilancio, il D.L. n. 34/2020, con ben 266 articoli, finalizza una serie di misure volte al sostegno di lavoratori, famiglie e imprese, messe a dura prova dall'emergenza Coronavirus. Già, perché dopo il prolungato lock-down disposto lo scorso 9 marzo, il Paese si accinge timidamente a ripartire, non senza difficoltà.
Se i numeri del contagio sembrano incoraggianti, dal momento che la curva epidemiologica pare aver arrestato la sua pericolosa impennata - tanto da suggerire, con la fase 2, la riapertura generalizzata delle attività produttive su tutto il territorio nazionale e la mobilità in ambito regionale - non altrettanto può dirsi per i dati economici. Cola a picco (di nove punti percentuali), infatti, il Prodotto interno lordo italiano, che per l'intero 2020 dovrebbe attestarsi intorno ad un -2,5% rispetto al 2019; peggiora il rapporto fra debito pubblico e PIL, che si prevede in crescita per il 2021 al 140%; aumenta anche lo spread, quale indice differenziale dei rendimenti dei BTP decennali italiani rispetto a quelli tedeschi.
Insomma, per gli esperti siamo di fronte alla peggiore crisi economico- finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi, con valori decisamente negativi quanto a consumi, investimenti, tassi di occupazione e operazioni import-export. Ma, come si dice, “mal comune, mezzo gaudio”: non siamo certo gli unici. Sulla base dei dati diffusi nel World economic outlook del Fondo Monetario Internazionale, gli effetti più che democratici del Covid- 19 raggiungono anzitutto l'Euro Zona con una flessione complessiva del 7,5% (precisamente la Germania con -7%, la Francia con -7,2%, la Spagna con -8% e l'Inghilterra con -6,5%) e non risparmiano nemmeno oltreoceano gli Stati Uniti d'America, che perdono il 5,9 % del PIL. In leggera controtendenza la Cina, che si riconferma tra i maggiori hub della supply-chain, grazie alle stime di crescita del PIL reale intorno all'1%, a fronte dei sei punti percentuali ipotizzati nel 2019.
In pratica, il PIL globale diminuirà del 3%: un risultato addirittura peggiore di quello registrato dodici anni fa, a seguito dello shock finanziario del 2008. Non certo migliore l'impatto del Covid-19 sui lavoratori: secondo il monitor “Covid-19 and the world of work” diffuso il 7 aprile dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), sono circa 3,3 miliardi i lavoratori nel mondo colpiti dalla crisi, con in testa l'Asia, seguita dall'America, dall'Africa e dall'Europa. Diversi i settori più a rischio: turismo, ristorazione, manifattura, retail e riparazioni, per un totale di quasi 1,25 miliardi di occupati. In conclusione, l'ipotesi di ripresa c'è, ma bisognerà attendere il 2021 e, quanto all'Italia, dovrebbe essere pari ad appena un +4,8%.
Di fronte ad un simile scenario, la risposta del Governo italiano a quella che si presenta come una possibile nuova depressione economica non si è certo fatta attendere. Nel disperato tentativo di iniettare liquidità e fornire finanziamenti di emergenza a famiglie e imprese, dopo il Decreto Cura Italia e il Decreto Liquidità, il Decreto Rilancio propone misure di intervento particolarmente stringenti, come il taglio delle tasse regionali (Irap) e locali (Imu, Tosap e Cosap). Taglio IRAP
Già previsto nella Bozza annunciata dal Presidente Conte durante la conferenza stampa del 13 maggio scorso, il taglio dell'Irap fa capolino anche nella versione bollinata inserita in Gazzetta Ufficiale. Apre, infatti, il Capo I del Titolo II, rubricato “Sostegno alle imprese e all'economia”, il nuovo art. 24 (già art. 27 della Bozza) che, al comma I - pur tenendo fermo l'obbligo di versamento degli acconti per il periodo di imposta 2019 - conferma l'abbuono del saldo dell'Irap dovuta per il 2019, così come della prima rata, pari al 40%, dell'acconto dell'Irap dovuta per il 2020. Tuttavia, nel precisare che “l'importo di tale versamento è comunque escluso dal calcolo dell'imposta da versare a saldo per lo stesso periodo di imposta”, rispetto alla precedente versione, il D.L. fuga ogni dubbio circa la natura della misura: non un semplice rinvio del pagamento ma una vera e propria esenzione dalla tassa sulle attività produttive. Confermato, altresì, l'ambito soggettivo di applicazione dell'abbuono: a mente del comma II, a beneficiare del taglio Irap saranno sia le imprese con un volume di ricavi, per il 2019, non superiore a 250 milioni, sia i lavoratori autonomi che registrino, per la medesima annualità, un corrispondente volume di compensi. Rimangono, invece, fuori le imprese di assicurazione di cui all'art. 7 del D.Lgs. n. 446/1997, le Amministrazioni e gli enti pubblici ex art. 10-bis del medesimo decreto, nonché le banche e gli altri intermediari finanziari di cui all'art. 162-bis del d.P.R. n. 917/1986, cd. TUIR.
Del tutto nuovo il fondo di 448 milioni di euro, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per compensare le Regioni e le Province autonome delle conseguenti minori entrate, che dovrà essere ripartito con decreto ministeriale, entro i 30 giorni successivi all'entrata in vigore del D.L. n. 34/2020 e previa intesa in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Del pari cancellati alcuni tributi locali per i player del settore turistico. Visto che la diffusione del virus dovrebbe comportare una drastica riduzione del flusso di turisti dall'Italia e verso l'Italia, il Governo ha deciso di agevolare gli operatori della filiera con un taglio a Imu, Tosap e Cosap. Taglio IMU
Nello specifico, con il comma I dell'art. 177 (già art. 184 della Bozza) si esclude l'obbligo di versamento della prima rata dell'Imu, quota-Stato e quota-Comune in scadenza al 16 giugno 2020, per i possessori di immobili adibiti a stabilimenti termali e balneari (marittimi, lacuali e fluviali). A beneficiare del medesimo abbuono - a condizione che siano anche i gestori delle attività ivi esercitate - i possessori di immobili classificati nella categoria catastale D/2, vale a dire alberghi e pensioni, nonché gli immobili degli agriturismo, dei villaggi turistici, degli ostelli della gioventù, dei rifugi di montagna, delle colonie marine e montane, degli affittacamere per brevi soggiorni, delle case e appartamenti per vacanze, dei bed & breakfast, dei residence e dei campeggi.
Quasi dimezzato, invece, il fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno per il ristoro dei Comuni dalle minori entrate conseguite a seguito della cancellazione Imu in parola, che dagli iniziali 155 milioni di euro previsti in Bozza passa ai 74,90. Confermata, però, la ripartizione del fondo tramite decreto del Ministro dell'interno, da adottarsi di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, entro 30 giorni dall'entrata in vigore del Decreto Rilancio, e previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Taglio Tosap e Cosap
Rimpiazza l'art. 187-bis del Decreto Rilancio - per lo più riproducendone il testo integrale - il nuovo art. 181 a vantaggio di ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie, bar, caffè, gelaterie, pasticcerie, sale da ballo e da gioco, locali notturni, stabilimenti balneari, che siano titolari di concessioni o di autorizzazioni di suolo pubblico. Dal 1° maggio al 31 ottobre 2020, infatti, i soggetti in parola saranno esonerati dal pagamento della “tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche” (cd. Tosap) e del “canone per l'occupazione di spazi e aree pubbliche” (cd. Cosap). Si tratta dei tributi locali dovuti per le occupazioni di beni del demanio o del patrimonio indisponibile dei Comuni e delle Province come strade o piazze. Come per l'Imu, anche in questo caso a rimediare al danno in capo ai Comuni sarà un fondo pari a 127 milioni di euro, alla cui ripartizione provvederà con decreto il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Sempre in un'ottica di sostegno alle attività turistiche, è stata semplificata la burocrazia relativa al rilascio di nuove concessioni di suolo pubblico o di ampliamento delle superfici già concesse che, per il medesimo periodo (1° maggio - 31 ottobre 2020), potranno essere presentate mediante istanza all'ufficio competente dell'Ente locale, in deroga alla normativa normalmente vigente, allegando la sola planimetria e senza che sia dovuta la relativa imposta di bollo.
Inoltre, allo scopo di garantire il rispetto dei nuovi parametri di distanziamento, e comunque non oltre il 31 ottobre 2020, la posa in opera temporanea su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico, da parte dei predetti soggetti, di strutture amovibili, quali dehors, elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni, purché funzionali all'attività di ristorazione, non è subordinata alle autorizzazioni per i beni culturali e paesaggistici di cui agli artt. 21 e 146 del D.lgs. n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Conclusioni
Il taglio delle tasse programmato dal Decreto Rilancio dovrebbe garantire un risparmio immediato per le tasche degli imprenditori del terzo settore. Questo significa che, pur non essendo di per sé sufficiente a risanare le sorti del tessuto produttivo italiano, in abbinamento a tutte le altre misure varate dal Governo, dovrebbe quanto meno assicurare agli operatori - per il prossimo semestre -una boccata di ossigeno a dir poco cruciale ai fini della ripartenza. Tuttavia, per avere la versione stabile del Decreto stesso, oltre che efficace al di là della momentanea dead line fissata al 19 luglio 2020 (60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta), non resta che attendere la relativa legge di conversione del Parlamento.
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