Unioncamere: a causa del lockdown oltre 44mila nuove imprese in meno

La Redazione
02 Luglio 2020

Unioncamere ha segnalato che a causa della situazione di emergenza sanitaria e del lockdown verificatosi tra marzo e maggio si sono registrate oltre 44mila iscrizioni in meno di nuove imprese. Per superare la crisi, le camere di commercio hanno indicato una strategia suddivisa in dieci punti.

Durante l'assemblea annuale tenutasi il 25 giugno scorso, Unioncamere ha segnalato che tra marzo e maggio si sono registrate oltre 44mila iscrizioni in meno di nuove imprese italiane. In termini percentuali, infatti, il lockdown ha causato una riduzione del 42,8 % delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Le ragioni che più ne hanno risentito sono quelle del Nord e del Centro, come Lombardia e Marche dove le iscrizioni si sono addirittura dimezzate. Anche in Toscana ed Emilia Romagna il calo è stato di oltre il 47% e nel Lazio e Friuli Venezia Giulia le iscrizioni sono state oltre il 45% in meno. Dati meno pesanti, ma comunque negativi, si sono poi registrati anche nel Mezzogiorno.

Tra i settori dove si è registrata una notevole riduzione di iscrizioni vi sono le confezioni di articoli di abbigliamento (-59%), la ristorazione e l'alloggio (-54% circa entrambi) e la fabbricazione di prodotti in metallo. Meno significative, invece, le diminuzioni nei settori delle attività ausiliare dei servizi finanziari (-9,1%), dell'industria alimentare (-22,3%) e delle coltivazioni agricole (-25% circa). Anche le società di capitali hanno risentito della pandemia Covid-19 e tra marzo e maggio le nuove società sono la metà rispetto allo scorso anno, circa 14mila in meno. Le ditte individuali, infine, sono circa il 40% in meno con un valore assoluto di – 27mila.

A fronte di tale situazione estremamente critica, le camere di commercio hanno avanzato una proposta che si compone di dieci punti al Governo con lo scopo di rilanciare l'Italia. Il Presidente Sangalli ha dichiarato che «si tratta di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese. Spingere l'acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull'adozione delle tecnologie 4.0 porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di PIL nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all'avvio di un'azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l'Italia recuperare quasi 2 punti di PIL».

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