Determinazione del prezzo nella cessione di quote: legittima la clausola di earn-out

La Redazione
24 Marzo 2021

Deve ritenersi lecito l'accordo con cui le parti, nell'ambito di un contratto di trasferimento di partecipazioni sociali, avevano pattuito un prezzo simbolico ed una futura eventuale integrazione del prezzo, pari al 5'% dell'eventuale attivo risultante dal bilancio finale di liquidazione: tale pattuizione rientra nelle clausole c.d. di earn-out,

Deve ritenersi lecito l'accordo con cui le parti, nell'ambito di un contratto di trasferimento di partecipazioni sociali, avevano pattuito un prezzo simbolico ed una futura eventuale integrazione del prezzo, pari al 50% dell'eventuale attivo risultante dal bilancio finale di liquidazione: tale pattuizione rientra nelle clausole c.d. di earn-out, volte a parametrare il corrispettivo per la cessione, suddividendolo in una parte fissa ed una variabile, parametrata all'andamento della società, quest'ultima da corrispondersi in un momento successivo.

Non può, in proposito, invocarsi la nullità della clausola, in quanto il funzionamento in concreto del meccanismo di integrazione del prezzo non dipende dall'acquirente, e non viene violato il disposto di cui all'art. 1355 c.c.: la predisposizione dei bilanci, infatti, sulla cui base viene determinato il maggior prezzo da corrispondere, non spetta al soggetto acquirente, bensì agli amministratori della società target, che nella loro attività sono tenuti al rispetto di norme imperative.

Nei contratti di trasferimento di partecipazioni sociali, così come in quelli che hanno per oggetto la cessione d'azienda o di un ramo di essa, è pienamente legittima l'indicazione di un prezzo puramente simbolico: senza necessariamente venir ricondotti nella fattispecie della vendita nummo uno o di donazione, l'indicazione del prezzo simbolico è giustificata al solo fine della tassazione dell'atto, laddove la corrispettività viene individuata, caso per caso, dall'entità dei debiti che vengono trasferiti con l'azienda o la società, ovvero da un interesse non patrimoniale del cessionario. Occorre sempre distinguere non solo tra negozio a titolo gratuito e a titolo oneroso, ma anche tra gratuità e liberalità.

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