L’evoluzione nel mondo digitale del crime farmaceutico: la contraffazione dei vaccini anti-Covid
01 Aprile 2021
Premessa
Ancora prima dell'inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19 abbiamo assistito all'incrementarsi del mercato parallelo nella vendita di prodotti contraffatti come mascherine vendute online e, dopo aver tratto profitto per mesi dalla vendita di DPI (dispositivi di protezione individuale) falsi, l'attenzione dei contraffattori e delle organizzazioni criminali si è spostata sui vaccini. Nel corso degli ultimi mesi sia l'Interpol che l'EMA hanno lanciato l'allarme sui rischi della proliferazione online di inserzioni su vari siti web dell'offerta di vaccini contraffatti contro il COVID.
Le organizzazioni criminali stanno pianificando di inserirsi e di danneggiare la supply-chain vaccinale, in questo modo è già attiva da tempo un'azione di contrasto al cybercrime farmaceutico con un attento monitoraggio di tutta la rete da parte dell'unità contro il crimine farmaceutico dell'Interpol, che ha identificato più di tremila siti web sospetti per la vendita di medicinali e dispositivi medici contraffatti. Oggi la falsificazione dei vaccini non è l'unica attività preferita dalle organizzazioni criminali, sono già sul mercato, infatti, i falsi test diagnostici, sierologici in vista dei vari spostamenti e delle prossime aperture delle frontiere e delle aperture ai viaggi internazionali. Andiamo per ordine e vediamo di analizzare alcuni aspetti e criticità che si sono verificate in questo primo periodo.
Vorrei iniziare a trattare l'argomento in questione citando l'ultimo lavoro di Filippo Spiezia “Attacco all'Europa”, dove il noto magistrato, da sempre impegnato contro la criminalità organizzata, attraverso una puntuale disamina, focalizza in una parte del suo libro l'ultima frontiera del crime attraverso il web. La criminalità cibernetica, osserva Spiezia, è un fenomeno in continua espansione, che aumenta con l'avanzare dello sviluppo tecnologico che rende i cittadini, le imprese e gli stati particolarmente vulnerabili. Le organizzazioni criminali, infatti, sono sempre più interessate a queste nuove forme che la tecnologia riesce ad offrire, dove l'uso di internet permette di massimizzare i profitti sfruttando strumenti nuovi per perpetrare vecchie condotte illecite. Ci troviamo di fronte ad alcune situazione problematiche che non si possono sottovalutare e che sono recentemente comparse: vaccini contro il Covid contraffatti offerti sul dark web a 250 dollari con il rischio ulteriore di essere potenzialmente confusi con partite originali; mail di phishing contenenti file dal nome “download COVID 19 New Approved Vaccines. 23.07.2020.exe”. Nel malaugurato caso questo file venisse aperto, verrebbe installato sul pc dell'utente un cosiddetto “infostealer” ovvero un malware con l'obiettivo di sottrarre facilmente i dati all'interno del computer. Negli ultimi cinque mesi sono stati registrati 1062 nomi a dominio contenenti la parola “vaccino” e 400 di questi contengono la dicitura ingannevole Covid e Corona. Da ultimo sono stati messi sul mercato falsi vaccini con il nominativo Sinovac e Sinopharm (vaccini provenienti dalla Cina) offerti in vendita su WECHAT a 1.500 Rmb, per un valore pari a 300 dollari. Purtroppo, questo allarme era già stato portato all'attenzione dell'opinione pubblica poiché la contraffazione è un fenomeno in costante evoluzione e in questo specifico caso non solo può creare ingenti danni economici alle aziende e alla struttura economica in generale, ma potenzialmente potrebbe incidere sulla salute collettiva. In che modo possiamo definire un farmaco contraffatto? Sono prodotti che possono avere sia una loro etichetta che riporta informazioni ingannevoli sul contenuto e sull'origine del farmaco. Possono essere anche medicinali senza quegli ingredienti attivi, oppure differenti o presenti nelle quantità differenti da quella dichiarata o anche con un principio attivo, ma in una confezione falsa. Sappiamo benissimo che la contraffazione colpisce tanto i farmaci di marca quanto quelli generici, toccando, quindi, medicinali di tipologie molto diverse: il panorama delle produzioni illegali varia con il mutare del mercato e si trasforma come nel nostro caso in seguito ad eventi imprevedibili. Il crimine farmaceutico rappresenta un fenomeno in continua evoluzione: in passato il mercato illegale era costituito prevalentemente da medicinali contraffatti, con la semplice etichetta contraffatta. Successivamente si è assistito ad una trasformazione verso la produzione dei cosiddetti “generici asiatici” ovvero di analoghi farmaci coperti da brevetto, prodotti in deroga ai diritti di proprietà intellettuale per i paesi in via di sviluppo. Da un punto di vista normativo l'assunzione di prodotti adulterati comporta sempre un rischio per la salute a tal punto che le autorità europee hanno imposto nuovi strumenti normativi per combattere l'immissione sul mercato europeo dei farmaci contraffatti. Sul punto la direttiva 2011/62/UE e la convenzione di MediCrime del Consiglio d'Europa hanno dato una prima spinta significativa.
L'importanza del recepimento di direttive europee all'interno di legislazioni nazionali degli Stati Membri consentirà l'adeguato rafforzamento da parte delle autorità regolatorie con nuove e sempre più attuali misure di contrasto alla prevenzione del crimine informatico anche in ambito farmaceutico. La convenzione di MediCrime, ad esempio, prevede norme di diritto penale nei casi di produzione, fornitura, stoccaggio, brokeraggio, traffico, importazione ed esportazioni di prodotti contraffatti con specifico riferimento alle sostanze attive, eccipienti o qualsiasi altro componente del medicinale, ritenendo nella qualifica di crimine informatico anche la sua falsificazione o manomissione intenzionale di documenti correlati al farmaco stesso e per ogni altro reato correlato che possa rappresentare un grave rischio per la salute umana. I gruppi criminali dediti a questa attività illecita utilizzano linee di produzione non controllate ed ingredienti diversi di quelli legali e legati ai rigorosi protocolli al fine di preparare combinazioni che imitano i farmaci richiesti sul mercato. Giova sul punto ricordare come le crisi relative agli allarmi di pandemia (come nel passato l'influenza aviaria e suina) avevano portato all'attenzione differenti tipologie di contraffazione. Per quella aviaria era emerso che l'origine dell'infezione era stata fatta risalire al trattamento dei primi animali infetti con antivirali contraffatti. L'allarme lanciato dalla stampa a suo tempo aveva causato l'arrivo di versioni contraffatte di farmaci sui mercati europei, con relativo danno economico e di sicurezza per la salute.
Oggi i controlli contro la contraffazione dei farmaci si sono potenzialmente elevati, ma risulta evidente come sia molto difficile riuscire a fronteggiare un mercato nero tanto diffuso come, purtroppo, quello dei farmaci. Ad esempio, negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha stimato di essere in grado di intercettare e di porre sotto sequestro solo lo 0,2 % dei medicinali che arrivano nel territorio americano.
Nel momento di gravità come quello pandemico di questo periodo, tale difficoltà di approvvigionamento dei vaccini per il sars-Cov-2 lascia campo aperto all'infiltrazione di potenziali prodotti non originali. Il contrasto a questo fenomeno del mercato nero dei farmaci e, in questo caso di cui stiamo trattando dei vaccini, può trovare terreno fertile proprio in quei Paesi dove le istituzioni nazionali contribuiscono ad agevolare meccanismi di “Free riding” per favorire singoli individui o unità fuori dalle programmazioni richieste. Dall'inizio della campagna vaccinale in Italia si è riscontrato un problema nel rispettare la priorità nella somministrazione delle dosi: pensate che su 718.797 dosi utilizzate al 12 gennaio 2021, oltre 100.000 sono state dirottate su soggetti non aventi diritto. C'è chi come negli Stati Uniti in alcuni ospedali della Florida ha offerto le dosi ai propri finanziatori in anticipo rispetto al resto della popolazione in lista. È proprio questa mancanza di controllo che alimenta potenzialmente l'apertura alle organizzazioni criminali, che grazie alla diffusa potenzialità economica possono tentare di gestire un ruolo regolatore sul mercato dei farmaci. Si apre a questo puto il delicato argomento della gestione del mercato nero e dei vaccini Covid-19 attraverso il canale dell'evoluzione digitale. Inizialmente abbiamo assistito ad una sorta di nascita e sviluppo di un vero e proprio cyber trade di cure anti COVID con la creazione di vere e proprie fake news su sostanze più o meno efficaci per far fronte alla pandemia, con immaginarie proprietà curative, aumentando in questo modo la crescita dell'e-commerce. In questo modo anche i social network mainstream sono diventati sempre di più piattaforme per la vendita di prodotti emergenziali. Dopo aver iniziato ad usare le chat di Telegram (ricordiamo i falsi vaccini Covid venduti in Russia a 25 dollari sfruttando questa piattaforma), presto si è allertato l'utilizzo anche di Twitter e Instagram, diventando in questo modo veicoli di commercializzazione di prodotti per finti kit per effettuare test Covid, a fronte di una domanda che si è sempre più sviluppata a fronte di un sovraccarico - ed inizialmente di un mal funzionamento - dei sistemi sanitari nazionali.
Oggi l'ampio sviluppo dei prodotti contraffatti e delle azioni della criminalità organizzata si può fronteggiare con un piano vaccinale sempre più rapido ed efficiente, scongiurando in questo modo infiltrazioni criminali. Vi è da considerare anche il proliferare di altre forme di pericolo via web, originate ultimamente dalla condivisione da parte di coloro che per primi hanno già ricevuto la somministrazione del vaccino Covid-19 e hanno voluto condividere il loro “entusiasmo” sui social anche attraverso la pubblicazione delle proprie schede di vaccinazione. Questa banale circostanza di “personal show off”, oramai di moda, porta a due differenti profili di pericolo. Profili di diritto penale
Il primo profilo attiene alle carte pubblicate che contengono informazioni personali: nome e cognome, data di nascita e dove la persona ha ricevuto la somministrazione del vaccino, così facendo la pubblicazione online potenzialmente può rendere vulnerabili al furto d'identità previsto e punito dall'art. 494 c.p. Questo comportamento assume un rilievo più rischioso se ha anche delle imposizioni di privacy sui propri profili social. Sull'argomento molto interessante risulta il lavoro svolto sul trattato di Diritto Penale – Cybercrime (di Cadoppi, Canestrari, Manna e Papa) che ha il pregio di approfondire in modo completo ed esaustivo le principali questioni di diritto penale e processuale legato alle tecnologie informatiche. Il concetto che può qui ricomprendersi nell'analisi di questa fattispecie legata all'argomento in questione è sicuramente quello relativo al bene giuridico tutelato e protetto, ovvero la fede pubblica, nella cui nozione può essere ricompreso anche la pluralità indistinta di utenti. In realtà si tratta di un reato plurioffensivo, in quanto accanto alla fede pubblica, l'utente lede anche la fiducia delle singole vittime. Quando, infatti, si creano false identità virtuali o falsi profili Facebook, non si lede solo la fiducia che il singolo utente ripone nella rete, ma si destabilizza un equilibrio sicuramente più vasto, quello di una comunità intera di utenti che devono poter fare affidamento sulla lealtà delle identità con le quali hanno un loro interscambio di rapporti virtuali. Questo è terreno fertile per le organizzazioni criminali. A tal proposito, l'art. 5 del GDPR prevede che i dati personali siano trattati in modo lecito, corretto e trasparente nei confronti dell'interessato.
Occorre ricordare, tra l'altro, che il furto d'identità digitale è un fenomeno criminoso prodromico alla commissione di ulteriori illeciti, che si può articolare in diverse fasi:
Il secondo motivo è ovvio, ma da non trascurare, ovvero di impedire ai truffatori di creare false carte vaccinali. Infatti, più carte vaccinali sono disponibili sul web e più vi è la possibilità di falsificare e metterle sul mercato. Anche l'OLAF (ufficio europeo per la lotta antifrode) ha recentemente lanciato l'allarme contro i truffatori che offrono vaccini Covid-19 contraffatti. Ad esempio, i truffatori possono offrire di vendere grandi quantità di vaccini, consegnare un campione per incassare il primo pagamento anticipato e poi svanire nel nulla. Possono offrire, come dicevamo, anche lotti di vaccini falsi oppure possono pretendere falsamente di rappresentare affari illegittimi affermando di essere in possesso o di avere accesso a canali privilegiati di vaccini. In conclusione
In conclusione, tutte queste differenti situazioni e le rispettive mancanze di controllo e di disponibilità immediata di cure non fanno altro che alimentare potenzialmente la strada all'ascesa di gruppi criminali che possono così “infettare” un mercato in questo momento vulnerabile per la crisi sanitaria in corso. |