Michele Liguori
10 Maggio 2021

La Corte di Giustizia UE, pronunciandosi sul caso di un rottame oggetto di confisca, ha chiarito che vi è l'obbligo di stipulare un'assicurazione per la RCA anche se il veicolo è fermo su un'area privata e non è idoneo alla circolazione.

Il caso

Il distretto di Ostrów (Polonia) diventa proprietario di un veicolo oggetto di confisca. Il distretto assicura il veicolo a partire dal primo giorno lavorativo successivo a quello di ricezione dell'ordine di confisca.

Una successiva perizia attesta che il veicolo è un rottame non in grado di circolare. Il distretto, così, dispone la rottamazione del veicolo. Il veicolo viene quindi demolito e radiato.

Il Fondo di garanzia, successivamente, informa il distretto di aver constatato che il veicolo non era stato assicurato fino all'ordine di confisca e che, pertanto, avrebbe dovuto pagare una sanzione per non aver ottemperato all'obbligo di stipulare una polizza di assicurazione per la RCA.

Il distretto presenta ricorso al Tribunale distrettuale di Ostrów Wielkopolski (Polonia) al fine di far dichiarare che, nel periodo in questione, non aveva l'obbligo di assicurare il veicolo.

Il ricorso viene affidato a due motivi:

  • con il primo si sostiene che il distretto non era stato in grado di stipulare un contratto di assicurazione della RCA prima di aver ottenuto la copia dell'ordine di confisca;
  • con il secondo si sostiene che durante tale periodo il veicolo si trovava in un parcheggio custodito e non era idoneo a circolare, di conseguenza nessun danno poteva essere causato dalla sua circolazione.

Il Fondo di garanzia si difende sostenendo che le condizioni tecniche del veicolo sono irrilevanti ai fini dell'obbligo dei detentori di stipulare un contratto di assicurazione della RCA.

Il Tribunale - a fronte del problema se l'obbligo di concludere un contratto di assicurazione della RCA possa essere escluso quando il veicolo è fermo in un luogo privato, non è idoneo alla circolazione ed è destinato alla demolizione per decisione del suo proprietario - rileva:

  • da un lato che il distretto - in virtù della sentenza della Corte giustizia EU 4 settembre 2018, Juliana (C-80/17, EU:C:2018:661) - non aveva l'obbligo di stipulare un'assicurazione per la RCA poiché il veicolo non era idoneo alla circolazione;
  • dall'altro lato che il distretto - in virtù dell'art. 31, par. 3, della legge sull'assicurazione obbligatoria - aveva l'obbligo di stipulare un'assicurazione per la RCA.

Il Tribunale, pertanto, sospende il procedimento e sottopone alla Corte di giustizia UE le seguenti questioni pregiudiziali:

1) Se l'articolo 3 della direttiva [2009/103] debba essere interpretato nel senso che l'obbligo di stipulare un contratto di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione degli autoveicoli riguarda anche le situazioni in cui un ente territoriale - il distretto - abbia acquisito, in base ad una decisione giudiziaria, il diritto di proprietà di un veicolo, il quale non sia idoneo a circolare, stazioni in un luogo privato, sotto forma di parcheggio custodito, al di fuori della strada pubblica e sia destinato ad essere demolito per decisione del suo proprietario.

2) Se, invece, debba essere interpretato nel senso che, in tali circostanze, l'ente territoriale, quale proprietario del veicolo, non sia tenuto ad assicurarlo, ferma restando la responsabilità che il Fondo di garanzia assume nei confronti dei terzi”.

La decisione della Corte di Giustizia

La Corte di Giustizia rileva che:

  • l'art 3, comma 1, della sesta direttiva (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 11 settembre 2009 n. 2009/103/CE, in G.U.E. 7 ottobre 2009 n. 263) ha codificato le precedenti direttive sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e sul controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, senza apportarvi alcuna modifica sostanziale, con la conseguenza che la giurisprudenza relativa a queste direttive precedenti è quindi applicabile all'interpretazione delle disposizioni equivalenti della sesta direttiva;
  • tale norma prevede che ogni Stato membro adotta tutte le misure appropriate, fatta salva l'applicazione dell'art. 5 di tale direttiva, affinché la responsabilità civile relativa alla circolazione dei veicoli che stazionano abitualmente nel suo territorio sia coperta da un'assicurazione;
  • l'art. 5 della sesta direttiva, a sua volta, prevede che ciascuno Stato membro possa, alle condizioni previste da tale articolo, derogare alle disposizioni dell'art. 3 per quanto concerne talune persone fisiche o giuridiche, pubbliche o private o determinati tipi di veicoli o determinati veicoli con targa speciale;
  • la Repubblica di Polonia non ha esercitato tale facoltà per quanto riguarda i veicoli acquisiti dagli enti territoriali in forza di una decisione giudiziaria, come il veicolo oggetto del procedimento principale, con la conseguenza che il fatto che il veicolo sia stato acquisito da un ente territoriale in virtù di una decisione giudiziaria è, nella fattispecie, irrilevante ai fini dell'applicabilità dell'art. 3, comma 1, nel contesto della domanda di pronuncia pregiudiziale.

La Corte di Giustizia rileva, ancora, che:

  • l'art. 3, comma 1, della sesta direttiva impone agli Stati membri di introdurre nel loro ordinamento giuridico interno un obbligo generale di assicurare i veicoli;
  • ciascuno Stato membro deve garantire che, fatte salve le deroghe previste all'art. 5, ogni veicolo che stazioni abitualmente sul suo territorio sia coperto da un contratto stipulato con una compagnia di assicurazioni al fine di garantire, entro i limiti definiti dal diritto dell'Unione, la responsabilità civile relativa a tale veicolo;
  • l'art. 1, punto 1, della sesta direttiva pone la definizione di veicolo come “qualsiasi autoveicolo destinato a circolare sul suolo e che può essere azionato da una forza meccanica, senza essere vincolato a una strada ferrata, nonché i rimorchi, anche non agganciati”;.
  • tale definizione è indipendente dall'uso che viene fatto o che può essere fatto del veicolo e depone a favore di una concezione oggettiva della nozione di veicolo che è indipendente dall'intenzione del proprietario del veicolo o di un'altra persona di utilizzarlo effettivamente;
  • ai fini dell'obbligo assicurativo sono irrilevanti sia l'intenzione del proprietario di non guidarlo, sia il suo parcheggio in un luogo privato se lo stesso veicolo è immatricolato in uno Stato membro ed è idoneo a circolare;
  • l'obbligo assicurativo persiste anche nel caso di veicolo immatricolato in uno Stato membro che si trova in un luogo privato, che è destinato alla demolizione a causa della scelta del suo proprietario e non è idoneo a circolare a causa delle sue condizioni tecniche.

La Corte di Giustizia perviene a questa soluzione sostanzialmente per quattro ragioni.

In primis in quanto:

  • la nozione di veicolo ai sensi dell'art. 1, punto 1, della sesta direttiva è una nozione oggettiva con la conseguenza che se il mero fatto che un veicolo sia, in un determinato momento, inidoneo a circolare fosse sufficiente a privarlo della sua qualità di veicolo e fosse quindi sufficiente a sottrarlo all'obbligo di assicurazione previsto all'art. 3, comma 1, il carattere oggettivo di tale nozione di veicolo sarebbe rimesso in discussione;
  • la nozione di veicolo è indipendente dall'intenzione del suo proprietario o di un'altra persona di utilizzarlo effettivamente;
  • far dipendere la qualificazione di veicolo da tali fattori soggettivi pregiudicherebbe la prevedibilità, la stabilità e la continuità dell'obbligo assicurativo il cui rispetto, invece, è necessario per garantire la certezza del diritto.

In secundis in quanto la previsione dell'art. 10, paragrafo 1, della sesta direttiva - che obbliga gli Stati membri a istituire un organismo incaricato di risarcire, almeno entro i limiti dell'obbligo di assicurazione previsto dal diritto dell'Unione, i danni alle cose o alle persone causati segnatamente da un veicolo per il quale non è stato adempiuto l'obbligo di assicurazione di cui all'art. 3 - è stato quindi concepito come extrema ratio e previsto esclusivamente nei casi contemplati in tale disposizione, e non può essere considerato come attuazione di un sistema di garanzia dell'assicurazione della RCA al di fuori di tali casi.

In tertiis in quanto tale interpretazione è quella che consente di assicurare al meglio il rispetto del duplice obiettivo di garantire:

  • la libera circolazione sia dei veicoli che stazionano abitualmente nel territorio dell'Unione che delle persone che si trovano a bordo dei medesimi;
  • una maggior tutela alle vittime di incidenti causati da tali veicoli.

In quartis in quanto sebbene l'immatricolazione di un veicolo attesti, in linea di principio, la sua idoneità a circolare e, quindi, ad essere utilizzato come mezzo di trasporto, non si può escludere che un veicolo immatricolato sia, oggettivamente, definitivamente inidoneo a circolare a causa delle sue cattive condizioni tecniche.

In questo caso la constatazione di tale inidoneità definitiva a circolare e, di conseguenza, quella della perdita della sua qualità di veicolo devono essere effettuate in modo obiettivo con la conseguenza che è necessario, affinché un tale veicolo sia escluso dall'obbligo di assicurazione, che esso sia stato ufficialmente ritirato dalla circolazione conformemente alle norme nazionali applicabili.

La Corte di Giustizia, pertanto, dichiara: “L'articolo 3, primo comma, della direttiva 2009/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, dev'essere interpretato nel senso che la conclusione di un contratto di assicurazione della responsabilità civile relativa alla circolazione di un autoveicolo è obbligatoria quando il veicolo di cui trattasi è immatricolato in uno Stato membro, qualora tale veicolo non sia stato regolarmente ritirato dalla circolazione conformemente alla normativa nazionale applicabile”.

Osservazioni

La Corte di giustizia UE ha il compito di garantire l'osservanza del diritto comunitario nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati fondativi dell'Unione europea.

La decisione in commento, pertanto, avrà effetti anche sull'interpretazione dell'art. 122 D.lgs. n. 209/2005 e sull'attesa decisione delle Sezioni Unite sullo specifico punto.

La terza sezione civile della Suprema Corte, infatti, con l'ordinanza interlocutoria 18/12/2019 n. 33675, aveva:

  • prospettato la possibilità di una rivisitazione ermeneutica dell'art. 122 D.lgs. n. 209/2005, con disapplicazione della norma regolamentare di cui all'art. 3, comma 2, lett. a), D.M. 1° aprile 2008 n. 86nel senso che la nozione di circolazione stradale cui l'obbligo assicurativo e dunque l'assicurazione potrebbero e in tesi dovrebbero intendersi riferiti, debba essere parametrata a ogni uso del veicolo conforme alla sua funzione abituale”;
  • rilevato che “una tale conclusione è suscettibile di essere apprezzata anche in chiave di analisi economica del diritto, per le ricadute che potrebbe implicare: per un verso prospettiva di un incremento finale dei premi assicurativi, per l'altro di lettura di questi come redistribuzione sociale dei costi dei sinistri, nell'ottica di una più compiuta tutela delle vittime”;
  • sottoposto, pertanto alle Sezioni Unite il seguente quesito: “se l'art. 122 codice delle assicurazioni private debba interpretarsi, alla luce della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea, nel senso che la nozione di circolazione su aree equiparate alle strade di uso pubblico comprenda e sia riferita a quella su ogni spazio in cui il veicolo possa essere utilizzato in modo conforme alla sua funzione abituale”.

Alla luce della recente decisione della Corte di Giustizia in commento è facile prevedere che le Sezioni Unite non potranno che avallare quanto ritenuto dai giudici di Lussemburgo e ritenere sostanzialmente che l'art. 122 D.lgs. n. 209/2005, alla luce dell'art. 3, comma 1, della sesta direttiva (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 11 settembre 2009 n. 2009/103/CE) e della giurisprudenza eurounitaria, va interpretato estensivamente e, cioè, nel senso che la nozione di circolazione su aree private ed aree equiparate alle strade di uso pubblico comprende quella su ogni spazio in cui il veicolo possa essere utilizzato in modo conforme alla sua funzione abituale, come del resto già auspicato da autorevole dottrina (Vincenzo Liguori, Assicurazione obbligatoria RCA e nozione eurounitaria di circolazione stradale: la parola alle Sezioni Unite, in www.ridare.it, 7 Febbraio 2020).

Corollario di tale interpretazione è quello che, quindi:

- sussiste l'obbligo di assicurare per la RCA qualsiasi veicolo anche se fermo su aree private ed aree equiparate alle strade di uso pubblico e non idoneo alla circolazione;

- le vittime hanno diritto di esperire nei confronti dell'impresa di assicurazione tutte le azioni previste dal D.lgs. n. 209/2005;

- unica eccezione a tale regola è che il veicolo sia stato demolito e sia stato rilasciato il relativo certificato di rottamazione al detentore, come prevede l'art. 3, comma 2, lett. a), D.lgs. n. 209/2003.

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