Conclusi i lavori dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale. All'Esecutivo la predisposizione della Legge delega

09 Luglio 2021

Conclusi con un importante documento, che ha ricevuto almeno finora meno notorietà di quanta ne avrebbe meritata, i lavori dell'indagine conoscitiva sulla riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario congiuntamente promossa dalle due commissioni Finanze della Camera e del Senato.
Lavori dell'indagine conoscitiva sulla riforma fiscale

Conclusi con un importante documento, che ha ricevuto almeno finora meno notorietà di quanta ne avrebbe meritata, i lavori dell'indagine conoscitiva sulla riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario congiuntamente promossa dalle due commissioni Finanze della Camera e del Senato.

Il documento, che è stato citato soprattutto per le proposte di cambiamento delle aliquote IVA e di ridisegno della curva IRPEF, è in realtà un elaborato articolato e complesso che, sebbene non esaustivo (e del resto sarebbe stato impossibile stante il breve tempo in cui i lavori, ricchi di audizioni, si sono svolti), può effettivamente rappresentare una base adeguata per quella riforma del sistema tributario che secondo l'opinione diffusa è una delle condizioni necessarie per garantire una crescita economica del paese adeguata al suo ruolo europeo.

Le commissioni parlamentari hanno evidenziato l'eccessivo carico fiscale sul lavoro (29,3 % a fronte di una media europea del 23%), con aliquote marginali troppo alte, superiori alla media europea e gravanti anche sui contribuenti meno forti.

In questo quadro, si è chiesto finora all'IRPEF di svolgere un ruolo redistributivo, cercando di non dimenticare i principi di progressività a cui la nostra costituzione, con l'art. 53, lega l'imposizione fiscale, ma finora il risultato è stato sbilanciato, con un prelievo dal mondo del lavoro particolarmente elevato in termini assoluti e comparativi.

Nuovo codice tributario

Correttamente, il documento pone preliminarmente ad ogni altra l'esigenza di una codificazione delle norme fiscali ampia ed articolata, a cui forse difetta una critica al debordante potere normativo secondario delle autorità amministrative, e specificamente dell'Agenzia delle Entrate, che quale parte sostanziale del procedimento fiscale dovrebbe invece limitarsi ad emanare indirizzi a valenza interna per i propri uffici, e non vere e proprie disposizioni integrative della legislazione, come un'ormai generalizzata e corriva prassi consente.

Nella previsione di una codificazione generale tributaria, composta di un codice dei principi, con uno sguardo ad diritto europeo di una procedura tributaria e delle sanzioni, particolare riferimento fa il documento alla necessaria stesura di una serie di nuovi testi unici che faranno parte integrante della codificazione: testo unico giustizia, testo unico riscossione coattiva, testo unico degli adempimenti ed accertamento, testo unico delle sanzioni amministrative, testo unico delle imposte dirette, testo unico dell'IVA, testo unico delle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni, donazioni, testo unico dei tributi erariali minori, testo unico in materia di dogane di accise e di giochi, testo unico dei tributi regionali e locali, testo unico delle agevolazioni.

Essi dovrebbero rappresentare il materiale fisso e stabile a disposizione dei pratici e degli operatori per amministrare le relazioni fiscali.

Ovviamente, molto contribuirà al successo dell'operazioni la qualità del prodotto che uscirà dall'iniziativa che il governo dovrebbe assumere, prevedendola nella legge delega a cui il documento delle camere è propedeutico e dal mutamento della mentalità e del costume di comportamento, dando solo alle norme primarie contenute nei testi unici il valore e la forza di legge che del resto l'ordinamento postula.

Il documento propone opportunamente di elevare a rango costituzionale alcune disposizioni dello Statuto dei contribuenti; è noto che la L. 212/2000, infatti, è una delle più citate e meno attuate disposizioni legislative in materia ed il sistema di garanzie del contribuente che essa prevede non può funzionare se ogni volta che se ne discute l'operatività la sua natura di legge ordinaria ne determina una deminutio inevitabile.

Il caso forse più eclatante è quello delle retroattività delle norme fiscali anche se negative per il contribuente.

Proposte della Commissione: dall'Irpef al sistema fiscale nel suo complesso

Le Commissioni prevedono opportunatamente la cancellazione di molti tributi minori, piccoli balzelli fastidiosi, dal gettito non rilevante e dalla esazione sempre burocraticamente complicata.

Quanto al mondo delle imprese, è necessario un avvicinamento fra bilancio fiscale e bilancio civilistico.

La Commissione ha concordato che il sistema di imposizione sul reddito dovrebbe evolvere verso un modello tendenzialmente duale, in cui il livello delle aliquote sui redditi da capitale (nonché dei regimi sostitutivi cedolari) sia sufficientemente prossimo all'aliquota applicata al primo scaglione Irpef, mantenendo il reddito individuale come unità impositiva dell'imposta personale sui redditi.

In aggiunta, e per salvaguardare anche un fisco “familiare”, nel rispetto dell'obiettivo di stimolo alla crescita, occorrerà considerare la modifica degli istituti che disincentivano l'offerta di lavoro con riferimento al margine estensivo del secondo percettore di reddito, di regola la donna, (la detrazione per il coniuge a carico) e l'introduzione di specifici incentivi in tal senso, al fine di sfruttare la maggiore elasticità dell'offerta di lavoro del secondo percettore di reddito all'interno del nucleo familiare.

È stata formulata la proposta di considerare l'introduzione di una tassazione agevolata per un periodo predefinito in caso di ingresso al lavoro del secondo percettore di reddito, il cui ammontare sia congruamente superiore alla detrazione per familiare a carico.

La Commissione ha concordato che la struttura dell'Irpef vada sostanzialmente ridefinita, in accordo con gli obiettivi generali di semplificazione e stimolo alla crescita, adottando in particolare i seguenti obiettivi specifici:

  • abbassamento dell'aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito € 28.000-55.000;
  • modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.

Si prevede anche una riforma delle addizionali locali, diventate una inutile giungla, mentre opportunamente si è rilevato che il mantenimento della forfetizzazione per redditi di lavoro autonomo deve essere integrato con misure che evitino di scoraggiare la crescita dei fatturati.

Finora la forfetizzazione è stata anche la causa di un congelamento delle microimprese ed un indiretto invito al c.d. “mondo delle partite IVA” a non assumere fra i propri obbiettivi la crescita dei fatturati e dell'organizzazione aziendale e professionale.

Va reintrodotta l'imposta sul reddito di impresa, per equiparare il reddito individuale investito a quello delle società oggetto di imposizione proporzionale minore.

Si prevede inoltre un riordino dell'imposizione sui redditi finanziari per favorire gli investimenti di capitale produttivo e per unificare il regime fiscale di redditi che sono in senso ampio tutti appartenenti alla rendita finanziaria e vanno pertanto unitariamente trattati.

Si ipotizza un superamento dell'Irap, oggetto del resto di ampie modifiche nel corso del tempo che ne hanno snaturato l'origine e le finalità ed una semplificazione dell'IRES (reddito sulle società).

Si ipotizza opportunamente di estendere la platea della “cooperative compliance” finora riservata ad aziende con fatturato superiore al miliardo di euro ad una più ampia platea di imprese.

Un significativo capitolo delle proposte è dedicato al c.d. “Fisco per la transizione ecologica”, con un articolato riordino di tutti quegli incentivi e quelle misure che hanno dimostrato interesse per gli operatori economici, ma grandi difficoltà e complicazioni nell'attuazione.

Fra le misure più popolari, è risultata nell'opinione pubblica la proposta di riduzione generalizzata dell'IVA ordinaria ed un riordino generale della stessa imposta; ovviamente, compito della commissione era quello di individuare gli obiettivi generali del sistema fiscale, ora si apre il difficile compito per il governo di individuare gli effetti delle proposte di riforma, molto opportune e convincenti, sul versante dell'entrata.

Infatti, le misure di incentivazione economica almeno in parte “si coprono da se”, poiché un aumento dell'attività produttiva tassabile produce anche un aumento di gettito persino a parametri di prelievo minori, ma è pur vero che senza una robusta politica di contrazione della spesa pubblica ed un suo orientamento agli effettivi investimenti il sistema, ormai fortemente appesantito da un rapporto debito – Pil pari al 160 per cento, rischia di rimanere al palo della prossima auspicata stagione di riforme.

In conclusione

Il documento termina con ormai usuali e liturgiche invocazioni al contrasto all'evasione fiscale ed al miglioramento, attraverso la compliance, del rapporto fisco – contribuente.

Nulla di nuovo e nulla di errato, ma come sempre si tratterà poi di verificare in concreto come gli strumenti di controllo e di esazione messi in campo consentiranno di raggiungere questi obbiettivi.

Non meno importante l'ampliamento della digitalizzazione, fonte di semplificazione dei rapporti già da sola sufficiente ad ottenere buoni risultati nel procedimento di accertamento e riscossione dell'imposizione fiscale ormai giunto a parossistici livelli, se si pensa alle centinaia di pagine di istruzioni che sono ritenute necessarie per meglio comprendere le tecniche di compilazione dei modelli di dichiarazione fiscale.

Un documento secondo alcuni non completo e secondo taluni poco coraggioso, ma in verità uno sforzo significativo per dare risposte concrete ed uscire dalle secche della mera enumerazione delle criticità del sistema e che del resto si completa con lo sforzo finora compiuto dalla commissione interministeriale che si è invece occupata della riforma della giurisdizione tributaria, approdando del resto in alcuni punti, come quello della codificazione, alle stesse prospettive individuate dalle commissioni parlamentari.

Forse manca un tassello, una riflessione sul mondo degli operatori professionali che svolgono un ruolo di integrazione e talora di supplenza all'attività pubblica in materia fiscale e sulla necessità di intervenire anche qui con un riordino di competenze ed occasioni professionali; ma lo stato appare in questi campi ancora agli inizi, se anche nelle riforme in materia di giustizia poi lo status e la condizione economica di chi opera nella pratica è in fondo ritenuto un elemento non significativo, mentre nella realtà non solo le idee, ma anche le dichiarazioni fiscali o i giudizi camminano con le gambe degli uomini e delle donne, commercialisti e avvocati, che li mettono in pratica.

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