Privacy e registrazioni: la difesa deve essere personale

Può un lavoratore cedere ad un collega, al fine di garantirne la tutela in giudizio, una registrazione da lui effettuata durante una riunione?

L'art. 21 Reg. UE n. 2016/679 dispone che il diritto di opposizione da parte del titolare al trattamento dei dati personali che lo riguardano non può essere esercitato ove il titolare del trattamento dimostri, tra l'altro, la funzionalità rispetto all'accertamento, l'esercizio o la difesa di un diritto in sede giudiziaria (e precontenziosa).

La giurisprudenza di legittimità ha precisato che la registrazione effettuata dal lavoratore, perché possa ritenersi lecita, deve essere stata diretta a tutelarne la pozione all'interno dell'azienda, nonché a precostituire a suo favore un mezzo di prova, purché pertinente alla difesa e non eccedente le finalità di tutela suddette.

Laddove tali esigenze difensive – anche precedenti l'instaurazione formale di un giudizio - siano di fatto insussistenti al momento in cui la registrazione è stata effettuata, il trattamento non potrebbe che ritenersi illecito.

Appare evidente che nell'ipotesi in cui il lavoratore non impieghi personalmente la registrazione ma la ceda a dei colleghi, anche se per ragioni prettamente difensive, non potrebbe ritenersi sussistente il presupposto condizionante la liceità del trattamento dei dati personali di cui all'art. 21 prefato.

Mancherebbe, inoltre, anche il requisito della pertinenza ove la registrazione non venisse impiegata nel breve termine, dovendo i dati essere conservati solo per il tempo strettamente necessario alla propria difesa.