Nuove forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa

04 Maggio 2022

Sono attualmente in discussione presso le Commissioni riunite Finanze (VI) e Lavoro (XI) della Camera dei Deputati, in sede referente, cinque proposte di legge finalizzate a favorire nuove forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, accrescendone anche i poteri di controllo e informativi.
Le proposte di legge in discussione

Anche nella XVIII legislatura si sta affrontando il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. La proposta di legge n. 139 a firma dei deputati Cirielli, Lucaselli, Zucconi, Prisco “Delega al Governo per l'adozione di uno «statuto partecipativo» delle imprese finalizzato alla partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell'impresa”, già presentata il 23 marzo 2018, è stata posta alla discussione delle Commissioni riunite Finanze (VI) e Lavoro (XI) della Camera, in sede referente, il 3 novembre 2021, unitamente ad altre quattro proposte. L'ultima seduta delle Commissioni è del 24 febbraio 2022.

Tutte le proposte, sebbene con diverse modulazioni, mirano a favorire l'accesso dei lavoratori verso forme di partecipazione organizzata e ad accrescere sia i poteri di controllo che i poteri informativi.

La proposta di legge Cirielli, Lucaselli, Zucconi, Prisco

Nello specifico, la proposta di legge Cirielli (C. 139) prevede che, ai fini dell'attuazione dell'art. 46 Cost., il quale riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende, degli artt. 21 e 22 Carta sociale europea, che sanciscono il diritto dei lavoratori all'informazione, alla consultazione e alla partecipazione, nonché della Racc. CEE/92/443 del Consiglio concernente la promozione della partecipazione dei lavoratori subordinati ai profitti e ai risultati dell'impresa, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

  • individuare i requisiti minimi affinché le imprese, per effetto di un accordo sindacale, stipulato con le rappresentanze sindacali firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nelle imprese medesime o con i rispettivi organi di coordinamento, ovvero per effetto di una proposta aziendale, approvata a scrutinio segreto dalla maggioranza dei dipendenti occupati a tempo indeterminato, possano adottare uno «statuto partecipativo» che le legittima ad accedere ai benefìci che il Governo è delegato a determinare. Tali requisiti devono prevedere, anche alternativamente:
  1. l'istituzione di organismi congiunti, costituiti sia da rappresentanti dell'impresa sia da rappresentanti dei lavoratori appositamente eletti o nominati dalle rappresentanze sindacali, dotati di congrui poteri di indirizzo, controllo, decisione e gestione nelle materie inerenti l'organizzazione del lavoro, le pari opportunità, la formazione professionale, la sicurezza, la salute e la salubrità degli ambienti di lavoro, la remunerazione per obiettivi e la regolazione e risoluzione delle controversie collettive;
  2. procedure formali, vincolanti e garantite di informazione e consultazione preventiva nonché di controllo dei rappresentanti dei lavoratori in ordine alle decisioni più rilevanti dell'impresa, anche attraverso l'istituzione di organismi sindacali titolari di corrispondenti diritti;
  3. la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota del profitto di impresa eccedente una soglia minima ovvero il trasferimento ai lavoratori dipendenti di una quota del reddito di impresa mediante l'assegnazione di azioni;
  4. l'accesso collettivo dei lavoratori dipendenti al capitale dell'impresa, gestito attraverso la costituzione di associazioni di lavoratori che abbiano tra i propri scopi un utilizzo non speculativo delle azioni e l'esercizio della rappresentanza collettiva a livello societario.
  • Istituire, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Commissione centrale per la partecipazione, composta da rappresentanti dello stesso Ministero, del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'economia e delle finanze e della Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna e da rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori, la quale certifica la sussistenza dei requisiti sopra enumerati;
  • Determinare i benefici discendenti dall'adozione dello statuto partecipativo.

Considerazioni

Come si legge negli atti parlamentari, già nel 1998 l'allora governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, sosteneva la “necessità di sistemi di remunerazione che, agevolando l'adeguamento del costo del lavoro alle condizioni delle economie, alle fasi produttive e alla situazione dell'azienda, possano creare le premesse per un legame sempre più stretto tra interessi del lavoro e interessi dell'impresa, favorire la competitività e l'occupazione”. È dunque fondamentale favorire lo scambio, deciso concordemente da azionisti e lavoratori dipendenti, tra flessibilità e partecipazione. In questo modo - sostengono i proponenti - si rafforzerà non solo l'adattabilità delle imprese alle variazioni del mercato, ma anche il senso di una “comunità di destino” tra tutti i soggetti sociali ed economici che operano all'interno delle aziende italiane, ormai destinate a competere nel mercato globale.

A parere di chi scrive, i tempi appaiono maturi per ipotizzare concrete e strutturali forme di partecipazione dei lavoratorialla gestione dell'impresa. E ciò non solo perchè i sindacati storicamente più diffidenti sul tema dell'azionariato dei lavoratori stanno mostrando caute aperture, così come, del resto, gli stessi imprenditori. Ma anche perchè il diritto societario sta evolvendo verso il superamento del dogma capitalistico della massimizzazione del profitto per gli azionisti. In questo ha giocato e sta giocando un ruolo decisivo l'Unione europea da sempre sensibile a questi temi.

È pertanto da ritenere che l'iter legislativo in corso - se davvero arriverà in porto entro la fine della legislatura - coinvolgendo strutturalmente i lavoratori nella gestione aziendale, non potrà che giovare alla vita dell'impresa. Il ruolo propulsivo dei lavoratori, infatti, sarebbe volano di sviluppo dell'occupazione e per tale via dell'intera economia.

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