Negato il pagamento del servizio di assistenza a domicilio eseguito dall’infermiere

La Redazione
25 Maggio 2022

Per ottenere il pagamento, il lavoratore deve provare di aver effettuato le prestazioni di assistenza a domicilio al di fuori dell'orario lavorativo.

Per ottenere il pagamento, il lavoratore deve provare di aver effettuato le prestazioni di assistenza a domicilio al di fuori dell'orario lavorativo.

Con l'ordinanza in esame, la Corte di Cassazione si è pronunciata su una vicenda riguardante il pagamento delle prestazioni eseguite al di fuori dell'orario lavorativo da parte di un infermiere.

In particolare, la Corte d'Appello, alla luce dell'art. 1362 c.c., riteneva che il compenso per le prestazioni di assistenza domiciliare potesse essere corrisposto solo nel caso in cui tali prestazioni fossero state effettuate al di fuori dell'orario di lavoro. I giudici, però, negavano il diritto al compenso del lavoratore perché ritenevano che l'infermiere non fosse riuscito a provare lo svolgimento dell'assistenza al di fuori del suddetto orario.

Il lavoratore ricorre in Cassazione, denunciando, tra i vari motivi, l'omessa, l'insufficiente e la contraddittoria motivazione su un punto decisivo della controversia.

Il ricorrente afferma che la Corte d'Appello abbia errato nella valutazione di alcuni documenti allegati nel fascicolo di primo grado che riportavano gli orari delle prestazioni assistenziali. La Corte territoriale, infatti, non li aveva considerati rilevanti ai fini probatori perché non erano stati sottoscritti dal rappresentante legale dell'Azienda sanitaria.

La doglianza è infondata.

In primo luogo, secondo la Suprema Corte i giudici d'Appello non hanno omesso la valutazione di un fatto decisivo ai fini della decisione, considerando che hanno «dato atto del progetto autorizzato dall'ASL per lo svolgimento di attività di assistenza domiciliare», avendo piuttosto incentrato il rigetto «sulla carenza di prova dell'espletamento da parte del ricorrente dell'attività di assistenza al di fuori dall'orario di lavoro».

Per quanto riguarda, invece, la doglianza sull'erronea valutazione da parte della Corte d'Appello sui documenti, essa risulta inammissibile in quanto non è consentito in sede di legittimità la rivalutazione delle risultanze istruttorie.

Per questi motivi, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso.

(Fonte: Diritto e Giustizia)

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.