Azioni a tutela dei diritti reali e del possesso. Questioni in tema di litisconsorzio necessario

Sergio Matteini Chiari
03 Giugno 2022

Nell'ambito delle controversie in materia di diritti reali si è posta più volte la questione, variamente risolta, di stabilire se ricorresse ipotesi di litisconsorzio necessario «sostanziale». Si riportano, di seguito, con le annotazioni occorrenti, gli «approdi» attuali della giurisprudenza in materia.
Inquadramento

L'ipotesi del litisconsorzio «necessario» si può manifestare in due figure, quella del litisconsorzio «sostanziale» e quella - che non verrà fatta oggetto di trattazione in questa sede - del litisconsorzio «processuale».

Ricorre la figura del litisconsorzio «sostanziale», oltre che nei casi espressamente previsti dalla legge (ad. es., azioni di scioglimento di comunioni), allorché, in ragione della particolare natura o configurazione del rapporto giuridico dedotto in giudizio e per la situazione strutturalmente comune a una pluralità di soggetti, la decisione non può conseguire il proprio scopo se non è resa nei confronti di tutti tali soggetti, così che questi debbono agire od essere convenuti nello stesso processo (v., ex multis, Cass. civ., sez. III, 13 febbraio 2020, n. 3692; Cass. civ., sez. V, 27 settembre 2018, n. 23261; Cass. civ., sez. lav., 13 giugno 2018, n. 15521; Cass. civ., sez. I, 4 ottobre 2016, n. 19804).

La materia è disciplinata dall'art. 102 c.p.c., che viene qualificato sia dalla dottrina che dalla giurisprudenza quale norma in bianco, in quanto si limita a statuire che, quando sia ravvisabile un rapporto unico con pluralità di parti, tutte queste debbono agire o essere convenute nello stesso processo, senza, tuttavia, specificare in alcun modo quali siano le situazioni sostanziali plurisoggettivecon riguardo alle quali la decisione debba esserepresa nei confronti di più parti.

Per stabilire se ricorra una situazione di litisconsorzio necessario «sostanziale», cioè per individuare quando una sentenza sarebbe inutiliter data perché resa in assenza di alcune delle parti in confronto delle quali avrebbe dovuto essere pronunciata, l'accertamento va effettuato caso per caso, sulla base del contenuto (il petitum) della domanda giudiziale proposta, ovvero in base al risultato che l'attore si sia proposto di conseguire in giudizio (v., in tal senso, Cass. civ., sez. un., 13 novembre 2013, n. 25454; Cass. civ., sez. II, 30 marzo 2012, n. 5139; Cass. civ., sez. III, 11 novembre 2003, n. 16939), tenuta in conto anche la posizione assunta dalla parte convenuta.

Tutto ciò indipendentemente dalla natura del provvedimento richiesto, non rilevando, di per sé, il fatto che la parte istante abbia proposto domanda di una sentenza costitutiva o di condanna o meramente dichiarativa (v. Cass. civ., sez. I, 4 ottobre 2016, n. 19804) e indipendentemente, inoltre, dal rito applicabile.

Azioni a tutela di diritti reali. Premessa

Nell'ambito delle controversie in materia di diritti reali si è posta più volte la questione, variamente risolta, di stabilire se ricorresse ipotesi di litisconsorzio necessario «sostanziale».

Si riportano, di seguito, con le annotazioni occorrenti, gli «approdi» attuali della giurisprudenza in materia.

In questa sede non si tratterà delle vicende condominiali e di comunione, cui verrà dedicato apposito focus.

Servitù coattiva di passaggio in favore di fondo intercluso

i) Ipotesi di litisconsorzio necessario:

a) Pluralità di fondi frapposti, appartenenti a diversi proprietari.

Nell'attualità è incontroverso che l'azione di costituzione coattiva di servitù di passaggio deve essere contestualmente proposta nei confronti dei proprietari di tutti i fondi che si frappongono all'accesso alla pubblica via, giacché solo con la costituzione del passaggio nella sua interezza si realizza la funzione propria del diritto riconosciuto al proprietario del fondo intercluso dall'art. 1051 c.c. (Cass. civ., sez. II, 23 gennaio 2017, n. 1646; Cass. civ., sez. un., 22 aprile 2013, n. 9685).

L'art. 1051 c.c. dispone che il proprietario, il cui fondo sia circondato da fondi altrui e che non abbia uscita sulla via pubblica né possa procurarsela senza eccessivo dispendio o disagio, ha diritto di ottenere che a carico del fondo frapposto sia costituita una servitù di passaggio.

Nella norma non viene presa in considerazione l'ipotesi in cui l'accesso del proprietario del fondo intercluso alla via pubblica comporti l'attraversamento di più fondi, che appartengano a diversi proprietari. Con riguardo a tale ipotesi, si è posta da tempo risalente questione se l'azione dovesse essere proposta nei confronti di tutti i proprietari dei fondi frapposti, quali litisconsorti necessari, oppure si potesse agire separatamente nei confronti degli stessi o comporre ogni questione con i medesimi mediante accordi distinti.

Il contrasto sul punto fra due contrapposti orientamenti delle Sezioni semplici fu risolto dalle Sezioni Unite con l'affermazione del principio secondo cui l'azione si sarebbe dovuta promuovere nei confronti di tutti i proprietari dei fondi frapponentisi all'accesso alla via pubblica, in qualità di litisconsorti necessari, attenendo ad un rapporto unico ed inscindibile, «alla stregua dell'inidoneità di una pronuncia, che accolga domanda proposta contro uno od alcuni soltanto di detti proprietari, al soddisfacimento dell'utilità per cui l'Azione medesima è contemplata» (Cass. civ., sez. un., 3 febbraio 1989, n. 670).

Nondimeno, il contrasto fra le Sezioni semplici ebbe prosecuzione, così da determinare ulteriore intervento delle Sezioni Unite, pronunciatesi nel senso riportato in premessa.

In particolare, le S.U. hanno ribadito che la domanda di costituzione coattiva di servitù di passaggio deve essere contestualmente proposta nei confronti dei proprietari di tutti i fondi che sia necessario attraversare per il collegamento con la strada pubblica. Ciò non tanto perché sia configurabile un'ipotesi di litisconsorzio necessario, ma sul rilievo che «è nell'accesso a questa … che consiste l'oggetto del diritto riconosciuto dall'art. 1051 c.c. al proprietario del fondo intercluso: la servitù risulterebbe monca rispetto alla previsione normativa, priva di effettiva utilità e insuscettibile di esercizio se non in via puramente emulativa, ove fosse costituita soltanto per un tratto del percorso occorrente, in attesa di una sua futura, solo eventuale e ipotetica integrazione giudiziale o convenzionale. Si tratterebbe del frammento di qualcosa che la disposizione citata configura come unitario e indivisibile, poiché soltanto nella sua interezza può svolgere la funzione che gli è propria» e sull'ulteriore rilievo che la domanda, ove posta nei confronti di una parte soltanto dei proprietari dei fondi frapposti sarebbe carente sotto il profilo della congruità del petitum e andrebbe rigettata perché «diretta a far valere un diritto inesistente», restando esclusa la possibilità di integrare il contraddittorio rispetto ai proprietari pretermessi (Cass. civ., sez. un., 22 aprile 2013, n. 9685).

Qualora la domanda fosse proposta nei confronti di soltanto alcuni dei proprietari dei fondi frapposti, ma in quanto con i proprietari restanti fosse stato già raggiunto accordo per l'esercizio del passaggio, il petitum non peccherebbe per congruità e la domanda, sussistendo ogni altra condizione per i profili oggettivi, sarebbe meritevole di accoglimento.

b) Pluralità di fondi frapposti, in proprietà comune a diversi proprietari.

In dottrina è stato osservato che, nell'ipotesi in cui i fondi frapporti appartengano a diversi proprietari che siano, peraltro, in comunione fra loro, in applicazione dei principi generali, la domanda di costituzione coattiva della servitù di passaggio deve essere proposta nei confronti di tutti i proprietari, non solo per far sì che la servitù gravi su tutto il tragitto occorrente per raggiungere la strada pubblica, ma anche perché i proprietari comunisti sono litisconsorti necessari, essendo essi parte di un rapporto unitario ed inscindibile (v. Cocco M., Il passaggio coattivo sul fondo intercluso, Giur. it. 2014, 71.; Giabardo C.V., Legittimazione passiva nell'azione per la costituzione di servitù di passaggio e pluralità di fondi intercludenti, Riv. Dir. proc. 2014, 1281; Palmieri A., Servitù, passaggio coattivo, pluralità di fondi da attraversare, Foro it. 2013, I, 2512).

c) Fondo frapposto gravato di usufrutto.

La domanda di costituzione della servitù coattiva va proposta tanto nei confronti del nudo proprietario quanto nei confronti dell'usufruttuario del fondo preteso servente in veste di litisconsorti necessari (Cass. civ., sez. I, 25 maggio 2002, n. 7541).

ii) Ipotesi di non ricorrenza di litisconsorzio necessario:

a) Nel caso in cui il convenuto nella causa proposta per la costituzione di servitù coattiva di passaggio eccepisca di non essere tenuto a subirla essendo l'attore già titolare di altra servitù sul fondo di un terzo che gli consente di raggiungere la pubblica via, non ricorre un'ipotesi di litisconsorzio necessario che richieda l'integrazione del contraddittorio nei confronti del proprietario del fondo indicato dal convenuto. Infatti, il proprietario del fondo a carico del quale viene chiesta la costituzione di servitù coattiva ed il proprietario del fondo attraverso il quale già esisterebbe un accesso alla pubblica via non sono titolari di un unico rapporto inscindibile (Cass. civ., sez. II, 14 aprile 2015, n. 7468).

b) Con riguardo all'ipotesi in cui il fondo asseritamente intercluso abbia una pluralità di comproprietari, è stata esclusa la necessità di integrazione del contraddittorio nel giudizio per la costituzione della servitù di passaggio coattivo che sia stato instaurato da uno soltanto dei comproprietari, sia perché ogni partecipante alla comunione può chiedere la costituzione di detta servitù a favore del fondo intercluso, sia per il principio dell'indivisibilità della servitù, dato che una volta riconosciute le condizioni per l'imposizione della servitù stessa, questa deve intendersi costituita attivamente e passivamente a favore ed a carico dei rispettivi fondi, con effetti che, concretandosi in una qualitas fundi, non possono essere circoscritti al solo condomino che richiese di ottenere il passaggio (Cass. civ., sez. VI, ord. 20 marzo 2012, n. 4399).

Actio confessoria ed actio negatoria servitutis

Sono state date soluzioni diverse a seconda della diversità del petitum e della posizione assunta da parte convenuta.

a) E' principio «consolidato» che sia l'actio confessoria servitutis che l'actio negatoria servitutis danno luogo a litisconsorzio necessario (attivo e/o passivo) soltanto se, appartenendoil fondo dominante e/o quello servente pro indiviso a più proprietari, l'azione, che in tal modo andrebbe ad incidere su un rapporto inscindibilmente comune a più soggetti, sia diretta anche ad una modificazione della cosa comune (demolizione di manufatti etc.) giacché, in caso contrario, la sentenza, non avendo efficacia nei confronti di tutti, risulterebbe ineseguibile e, pertanto, inutiliter data, mentre, nell'ipotesi in cui l'azione sia, invece, diretta soltanto a far dichiarare, nei confronti di chi ne contesti o ne impedisca l'esercizio, l'esistenza della servitù o a conseguire la cessazione delle molestie, non è configurabile un litisconsorzio necessario, né dal lato attivo né da quello passivo (v., per varie fattispecie, Cass. civ., sez. VI, ord. 12 marzo 2020, n. 7040; Cass. civ., sez. II, ord. 5 luglio 2018, n. 17664, relativa ad actio negatoria di servitù di scolo; Cass. civ., sez. VI, ord. 6 aprile 2016, n. 6622; Cass. civ., sez. VI, ord. 30 gennaio 2013, n. 2170; Cass. civ., sez. II, 7 giugno 2002, n. 8261).

Così che, ad es., nei casi in cui sia proposta actio confessoria a tutela di una servitù di passaggio, che attraversi più fondi, tale azione, ove mirata a far accertare l'esistenza del rapporto di servitù contestato, deve essere proposta nei confronti del solo proprietario del fondo gravato che contesti l'esistenza della servitù o ne contesti o impedisca l'esercizio, senza che sia necessario integrare il contraddittorio nei confronti dei proprietari degli altri fondi sui quali grava la servitù stessa e che non contestino la servitù e non pongano impedimento al suo esercizio (Cass. civ., sez. II, 22 maggio 2019, n. 13818; Cass. civ., sez. II, 21 maggio 2013, n. 12479).

b) Nel caso di servitù le quali, pur avendo lo stesso contenuto, siano distinte, perché poste a servizio di fondi diversi, non è ravvisabile alcun litisconsorzio necessario tra i relativi titolari, rispetto all'actio negatoria esperita contro alcuno di essi dal proprietario del fondo servente, anche se questi domandi di essere autorizzato ad eseguire nel suo fondo opere che impediscano l'esercizio dell'attività comune alle diverse servitù (Cass. civ., sez. II, 3 ottobre 2019, n. 24724).

Acquisto di un diritto reale per usucapione

i) Ipotesi di litisconsorzio necessario:

a) L'accertamento dell'avvenuto acquisto di un diritto reale per usucapione deve avvenire nel litisconsorzio di tutti coloro in danno dei quali l'usucapione si è verificata (Cass. civ., sez. II, 29 dicembre 2011, n. 29792, ove si fa salva l'ipotesi in cui l'usucapione abbia ad oggetto un immobile del quale più persone siano proprietarie in ragione di quote fisicamente ben individuate; Cass. civ., sez. II, 1 dicembre 1997, n. 12136).

b) Identica soluzione deve essere data nell'ipotesi in cui la domanda riguardi un bene in comproprietà tra l'attore ed altri soggetti, perché comporta l'accertamento di una situazione giuridica (usucapione e proprietà esclusiva) confliggente con quella preesistente (comproprietà degli altri) della quale il giudice può solo conoscere in contradditorio di ogni interessato (Cass. civ., sez. II, ord. 14 giugno 2018, n. 15619).

c) In tema di usucapione speciale per la piccola proprietà rurale, il procedimento di cui alla legge n. 346 del 1976 riproduce lo schema del procedimento per decreto ingiuntivo, sicché la relativa opposizione dà luogo a un ordinario giudizio di cognizione, nel quale è necessario il litisconsorzio di tutti i comproprietari del fondo, trattandosi di rapporto plurisoggettivo unico e inscindibile (Cass. civ., sez. VI, 23 giugno 2016, n. 13083).

d) Nel giudizio avente ad oggetto l'usucapione di beni immobili è litisconsorte necessario il creditore garantito da ipoteca iscritta anteriormente alla trascrizione della domanda, giacché titolare di un diritto reale - risultante dai pubblici registri ed opponibile erga omnes - di cui l'usucapione produrrebbe l'estinzione (Cass. civ., sez. III, 13 novembre 2019, n. 29325).

ii) Ipotesi di non ricorrenza di litisconsorzio necessario:

a) È ammissibile l'usucapione della proprietà pro quota di un bene indiviso non postulando tale modo d'acquisto un possesso esclusivo, onde non ricorre un'ipotesi di litisconsorzio necessario fra tutti i comproprietari pro indiviso nel caso di domanda di accertamento dell'intervenuta usucapione proposta nei confronti di alcuni soltanto di essi per le relative quote (Cass. civ., sez. II, 1 ottobre 1997, n. 9557).

b) L'azione con cui, a qualsiasi titolo (incluso l'usucapione), si rivendica una proprietà, deve essere proposta unicamente nei confronti di chi possiede il bene o ne è proprietario all'atto della domanda, e non anche dei precedenti danti causa, che non hanno veste di litisconsorti necessari (Cass. civ., sez. VI, ord. 4 ottobre 2018, n. 24260).

(Segue) Violazione dell'integrità del contraddittorio. Conseguenze

In caso di domanda di accertamento dell'usucapione in danno di più proprietari, è inammissibile, per difetto di interesse, l'impugnazione della sentenza di rigetto proposta, per violazione dell'integrità del contraddittorio, dal soccombente che abbia agito in giudizio senza convenirvi tutti i comproprietari e senza sollecitare al riguardo l'esercizio dei poteri officiosi del giudice, stante l'irrilevanza (in ragione del contenuto della sentenza, di accertamento negativo del suo diritto) per lo stesso della non opponibilità della pronuncia ai litisconsorti necessari pretermessi e l'assenza di pregiudizio per i diritti di questi ultimi (Cass. civ., sez. II, ord. 26 settembre 2019, n. 24071).

Azione di regolamento dei confini

i) Ipotesi di litisconsorzio necessario:

L'azione di regolamento dei confini deve essere proposta nel litisconsorzio necessario dei comproprietari del fondo confinante (Cass. civ., sez. II, 18 luglio 1991, n. 8003).

ii) Ipotesi di non ricorrenza di ipotesi di litisconsorzio necessario:

a) In tema di azione di regolamento di confini, se i fondi confinanti appartenenti a distinti proprietari, non ricorre un'ipotesi di litisconsorzio necessario e ciascuno dei comproprietari è legittimato ad agire o resistere senza l'intervento degli altri, salvo che alla domanda di regolamento, diretta ad ottenere una sentenza dichiarativa, si accompagni la richiesta di rilascio o di riduzione in pristino della parte di fondo che si ritiene usurpata in conseguenza dell'incertezza oggettiva o soggettiva dei confini (Cass. civ., sez. II, ord. 6 maggio 2019, n. 11770; Cass. civ., sez. II, 3 dicembre 2013, n. 27041).

b) Nell'azione di regolamento di confini, non è litisconsorte necessario il terzo titolare di servitù costituita da alcuno dei proprietari su una porzione dei fondi contigui su cui non avevano titolo per disporre, atteso che il terzo non è titolare di un diritto autonomo rispetto al rapporto dedotto in giudizio, ma di una posizione dipendente da quella del concedente, in quanto tale assoggettata all'efficacia riflessa del relativo giudicato (Cass. civ., sez. II, 19 dicembre 2013, n. 28423).

Azione volta ad ottenere il rispetto delle distanze legali

i) Ipotesi di litisconsorzio necessario:

L'azione con la quale si chiede, nei confronti dei comproprietari dell'immobile confinante, la rimozione, o comunque l'arretramento a distanza legale, di opere assunte come abusivamente eseguite, dà luogo ad un litisconsorzio necessario passivo (Cass. civ., sez. II, 15 aprile 2009, n. 8949).

ii) Ipotesi di non ricorrenza di litisconsorzio necessario:

a) Il comproprietario può agire a tutela della proprietà comune al fine di far valere l'osservanza delle distanze legali, senza che sia necessario integrare il contraddittorio nei confronti degli altri comproprietari (Cass. civ., sez. VI, ord. 23 giugno 2020, n. 12325).

b) In tema di riduzione in pristino di opere illegittime per violazione delle distanze legali, la domanda di arretramento della costruzione realizzata dall'usufruttuario dell'immobile deve essere proposta nei soli confronti del nudo proprietario, potendo il titolare del diritto reale di godimento, al più, intervenire in giudizio, in via adesiva, ai sensi dell'art. 105, comma 2, c.p.c. (Cass. civ., sez. II, ord. 21 febbraio 2019, n. 5147).

Azione di rivendica della proprietà

Sono state date diverse soluzioni, a seconda della diversità del petitum e della posizione assunta da parte convenuta.

i) Legittimazione passiva:

a) L'azione con cui, a qualsiasi titolo, si rivendica una proprietà va diretta unicamente nei confronti di chi possiede il bene o ne è proprietario all'atto della domanda, e non anche dei precedenti danti causa, che non hanno veste di litisconsorti necessari (Cass. civ., sez. II, 28 agosto 2015, n. 17270; Cass. civ., sez. III, 11 febbraio 2010, n. 3086).

b) L'azione non deve essere proposta nei confronti di tutti i detentori o possessori, atteso che la pronuncia è idonea a spiegare effetti relativamente al soggetto evocato in giudizio e non può, pertanto, considerarsi inutiliter data: l'accoglimento della domanda ha l'effetto di escludere il compossesso del convenuto (Cass. civ., sez. II, 24 ottobre 2017, n. 25200; Cass. civ., sez. III, 22 luglio 2004, n. 13625).

ii) Legittimazione attiva:

a) Non sussiste litisconsorzio necessario fra i comproprietari che rivendicano il bene. L'azione di rivendicazione, non inerendo ad un rapporto giuridico plurisoggettivo unico ed inscindibile e non tendendo ad una pronuncia con effetti costitutivi, può essere esercitata anche da uno solo o da taluni dei proprietari (Cass. civ., sez. VI, ord. 13 gennaio 2011, n. 685).

b) Qualora l'azione di rivendica venga proposta soltanto da alcuno dei soggetti che assumono dì esserne i comproprietari, la necessità dell'integrazione del contraddittorio dipende dal comportamento del convenuto. Infatti, qualora egli si limiti a negare il diritto di comproprietà degli attori, non si richiede la citazione in giudizio di altri soggetti, non essendo in discussione la comunione del bene; qualora, al contrario, eccepisca di esserne il proprietario esclusivo, la controversia ha come oggetto la comunione di esso, cioè l'esistenza del rapporto unico plurisoggettivo, e il contraddittorio deve svolgersi nei confronti dì tutti coloro dei quali si prospetta la contitolarità, affinché la sentenza possa conseguire un risultato utile che, invece, non avrebbe in caso di mancata partecipazione al giudizio di alcuni, non essendo essa a loro opponibile (Cass. civ., sez. II, 4 ottobre 2018, n. 24234).

Enfiteusi. Azione di devoluzione e di affrancazione

i) Devoluzione e pluralità di enfiteuti.

a) Legittimazione attiva.

Ciascuno dei condomini titolare di dominio diretto è legittimato attivamente a chiedere la devoluzione del fondo enfiteutico, senza che sia necessario integrare il contraddittorio con gli altri partecipanti, in quanto la sentenza che pronuncia la devoluzione, al pari della revindica, opera nei confronti di tutti i condomini, dando luogo alla restituzione dell'intero fondo enfiteutico (Cass. civ. 14 febbraio 1961, n. 320).

b) Legittimazione passiva.

È controverso se, nel caso di più coenfiteuti, ricorra un'ipotesi di litisconsorzio necessario e tutti debbano, pertanto, essere convenuti in giudizio. Secondo un orientamento, la devoluzione del fondo enfiteutico può essere separatamente richiesta nei confronti di ciascuno dei coenfiteuti, in quanto la sentenza sarà utilmente resa nei limiti delle quote dei concessionari evocati in giudizio, senza estendersi all'enfiteuta che non ne sia stato parte (Cass. civ., sez. II, ord. 19 ottobre 2018, n. 26520; Cass. civ., sez. II, 2 febbraio 1973, n. 323). Secondo un altro orientamento, la controversia concernente la pretesa devoluzione dà luogo ad una causa inscindibile, così che la mancata rilevazione e la conseguente mancata integrazione del contraddittorio comporta la nullità dell'intero processo o della prima fase qualora sia rilevata in appello, a meno che non sia intervenuta divisione del diritto e questa sia opponibile al concedente (Cass. civ., sez. III, 21 febbraio 1978, n. 852).

Nel caso di parziale alienazione del diritto da parte dell'enfiteuta, la domanda di devoluzione va proposta anche nei confronti del coenfiteuta che abbia acquistato dall'originario enfiteuta, con atto trascritto anteriormente alla proposizione della domanda di devoluzione, anche se l'avvenuta trasmissione non sia stata comunicata al concedente (Cass. civ., 22 maggio 1959, n. 1558).

ii) Affrancazione e pluralità di enfiteuti.

Ciascun coenfiteuta ha il diritto di affrancare anche da solo il fondo, purché per l'intero; in tal caso non si estingue il rapporto di enfiteusi, poiché l'affrancante, nel divenire pieno proprietario della sua quota, non rende proprietari pieni della loro quota i coenfiteuti non affrancanti, bensì acquista verso costoro un diritto di credito per il rimborso delle somme di danaro versate al direttario per l'affrancazione anche di dette quote e subentra nei diritti del concedente verso i coenfiteuti, i quali conservano i loro diritti reali di enfiteusi sulla cosa, debbono pagare il canone da loro dovuto all'affrancante, ma conservano il diritto di redimere, a loro volta, il fondo ove lo vogliano (Cass. civ., sez. II, 4 dicembre 1969, n. 3870; in argomento si veda anche Cass. civ., sez. III, 21 febbraio 1978, n. 852).

iii) Affrancazione e pluralità di concedenti.

Qualora il fondo risulti in comproprietà tra più soggetti, la domanda di affrancazione va proposta nei confronti di tutti i comproprietari, i quali rivestono la qualità di litisconsorti necessari anche nel giudizio di opposizione all'ordinanza (di determinazione del capitale di affranco) emessa ex art. 5 della legge n. 607 del 1966, giacché, avendo tale giudizio ad oggetto la contestazione del diritto all'affrancazione, la relativa sentenza è destinata a spiegare effetti anche nei loro confronti, non essendo ipotizzabile un'affrancazione limitata a quote ideali del fondo (Cass. civ., sez. III, 10 marzo 2006, n. 5255).

iv) Affrancazione e pluralità di concedenti e di enfiteuti.

In caso di enfiteusi con più concedenti e più enfiteuti, la domanda di alcuni di questi ultimi rivolta ad affrancare il fondo nella sua totalità deve essere proposta nei confronti di tutti i concedenti (Cass. civ., sez. II, 6 marzo 1968, n. 725).

Azioni possessorie

Si registrano diverse soluzioni a seconda della diversità del petitum.

Nel procedimento possessorio non sussiste litisconsorzio necessario tra i coautori dello spoglio o della molestia, essendo ciascuno di essi chiamato a rispondere personalmente del proprio comportamento illecito ed essendo la pronuncia idonea a spiegare effetti relativamente a colui o coloro che sono stati evocati in giudizio e non può pertanto essere considerata inutiliter data, mentre l'obbligazione risarcitoria eventualmente connessa a quella di rilascio è per sua natura solidale e non dà luogo a litisconsorzio necessario (Cass. civ., sez. II, 24 ottobre 2017, n. 25200; Cass. civ., sez. VI, ord. 5 aprile 2011, n. 7748; Cass., sez. II, 11 settembre 2000, n. 11916).

Si configura, invece, litisconsorzio necessario nelle ipotesi in cui la reintegrazione o la manutenzione del possesso comportino la necessità del ripristino dello stato dei luoghi mediante la demolizione di un'opera di proprietà o nel possesso di più persone (Cass. civ., sez. II, 18 febbraio 2010, n. 3933; Cass. civ., sez. II, 20 gennaio 2010, n. 921).

E' stato precisato che, qualora la reintegrazione o la manutenzione del possesso richieda, per il ripristino dello stato dei luoghi, la demolizione di un'opera in proprietà o possesso di più persone, il comproprietario o compossessore non autore dello spoglio è litisconsorte necessario non solo quando egli, nella disponibilità materiale o solo in iure del bene su cui debba incidere l'attività ripristinatoria, abbia manifestato adesione alla condotta già tenuta dall'autore dello spoglio o abbia rifiutato di adoperarsi per l'eliminazione degli effetti dell'illecito, ovvero, al contrario, abbia dichiarato la disponibilità all'attività di ripristino, ma anche nell'ipotesi in cui colui che agisca a tutela del suo possesso ignori la situazione di compossesso o di comproprietà, perché in tutte queste fattispecie anche il compossessore o comproprietario non autore della condotta di spoglio è destinatario del provvedimento di tutela ripristinatoria (Cass. civ., sez. un., 23 gennaio 2015, n. 1238).

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