L'amministratore può essere revocato dall'autorità giudiziaria anche se dimissionario

Paolo Gatto
08 Novembre 2017

Le vicende e le dinamiche relative all'incarico conferito all'amministratore condominiale possono avere vari esiti, in particolare, per quanto riguarda la scadenza del suo mandato, l'amministratore può trovarsi di fronte all'esaurimento del periodo di incarico, alla revoca anticipata da parte dell'assemblea o può rassegnare autonomamente le sue dimissioni. In tale contesto può inserirsi la richiesta di revoca giudiziale avanzata dal singolo condomino ex art. 1129 c.c...
Massima

Anche qualora l'amministratore rassegni, nelle more del giudizio di revoca, le proprie dimissioni, permane in capo al ricorrente un interesse sostanziale alla pronuncia che investa il merito, posto che l'art. 1129, tredicesimo comma, prevede espressamente che, in caso di revoca da parte dell'autorità giudiziaria, l'assemblea non possa nominare nuovamente l'amministratore revocato.

Il caso

Nelle more di un procedimento di revoca giudiziale dell'amministratore, costui rassegna le proprie dimissioni, che vengono accettate dall'assemblea. Il collegio giudicante, peraltro, in presenza di acclarate irregolarità nella gestione (negligente tenuta del registro di contabilità e ritardo nella trasmissione dei verbali, ovvero al di fuori dei termini di regolamento condominiale) ritiene che, nonostante la decadenza dalla carica, non sia venuto meno l'interesse del ricorrente a richiedere la nomina giudiziale e ciò in quanto alla revoca giudiziale segue il divieto, da parte dell'assemblea, di nominare lo stesso amministratore già revocato.

La questione

La questione rileva sotto l'aspetto della natura della norma che pone il divieto di nuova nomina per l'amministratore revocato. Se si ritiene, infatti, la norma quale accessorio alla revoca, nel senso che si vuole imporre un limite alla discrezionalità dell'assemblea di nominare, nuovamente, l'amministratore revocato, le dimissioni (o, anche, la revoca da parte dell'assemblea, in quanto equivalente alle dimissioni accettate) daranno seguito alla cessata materia del contendere, se la decadenza è avvenuta nel corso del giudizio, ovvero alla declaratoria di inammissibilità per difetto di interesse, se avvenuta prima dell'instaurarsi del giudizio; al contrario se la norma viene interpretata quale fattispecie autonoma, avente carattere prevalentemente sanzionatorio, la parte ricorrente non perde l'interesse ad agire in quanto potrà vantare il diritto ad una pronuncia sul merito delle violazioni, pronuncia che impedisca una nuova nomina dell'amministratore revocato.

Le soluzioni giuridiche

La questione relativa alla natura della norma che impone un'interpretazione sanzionatoria della norma stessa, con valenza autonoma, non è stata seguita da Trib Genova, ord. 7 dicembre 2016; nella specie, un condomino aveva agito nei confronti dell'amministratore di un supercondominio successivamente alla revoca avvenuta, da parte dell'assemblea, alcuni giorni prima. Nella specie, il ricorso era stato dichiarato inammissibile per difetto di interesse ad agire.

La questione relativa all'interesse ad agire, peraltro, si estende a fattispecie analoghe, quali le ipotesi in cui la revoca giudiziale venga richiesta in regime di prorogatio. Durante tale periodo, infatti, l'amministratore, pur potendo esercitare pienamente i suoi poteri, può essere sostituito dall'assemblea e - qualora questa non riesca a decidere né sulla sua conferma né sulla sua sostituzione - può essere richiesta la nomina da parte del Tribunale, per cui la richiesta di revoca giudiziale diviene inammissibile. Questo è l'orientamento del Trib. Catania, decr. 10 febbraio 2014 che ha stabilito che il mancato rinnovo e la revoca hanno lo stesso identico contenuto e le identiche conseguenze; anche in questo caso il Giudice ha ritenuto la norma di divieto di nomina meramente accessoria e non ne ha rinvenuto una rilevanza autonoma sanzionatoria, come è stato per il Tribunale di Milano qui in commento

Sempre in materia di prorogatio, al contrario, il Trib. Genova, decr. 24 luglio 2017, ha revocato l'amministratore per gravi irregolarità - per non aver convocato l'assemblea (e presentato il rendiconto) dal 2014 - chiaramente, si trattava di una vigenza ad interim, non essendovi stata nuova nomina dal 2014 (anche considerando il rinnovo automatico); in questo caso, pertanto, il Tribunale ha ritenuto ammissibile la revoca di un amministratore in regime di prorogatio.

Osservazioni

La questione relativa al difetto di interesse ad agire per la revoca giudiziale dell'amministratore nel caso di avvenuta revoca, da parte dell'assemblea, presenta presupposti diversi dall'ipotesi di ricorso per revoca giudiziale in caso di permanenza ad interim dell'amministratore.

Per quanto concerne la prima ipotesi, è necessario verificare se la norma che vieta la nuova nomina abbia natura di disposizione autonoma, con rilevanza sanzionatoria e che, pertanto, sancisca un diritto del ricorrente a vedere sanzionato l'amministratore revocato e, soprattutto, non più nominabile, ovvero si presenti quale norma accessoria alla revoca giudiziale, norma che ponga un limite alla discrezionalità dell'assemblea contemplando una presunzione, iuris et de iure, di eccesso di potere.

La soluzione preferibile appare la seconda; la Suprema Corte (con la pronuncia Cass. Civ., sez. II, 27 marzo 1998, n. 3246) ha stabilito che la procedura per la revoca di amministratore condominiale, pur innestandosi in una situazione di conflitto tra condomino e amministratore, conserva la sua natura di procedimento di volontaria giurisdizione, a prevalente rilevanza amministrativa per cui la norma deve ritenersi non tanto attribuire un diritto al ricorrente, quanto stabilire un limite di tipo «amministrativo» all'assemblea per l'interesse collettivo; prediligendo questa ipotesi, pertanto, venuto meno il presupposto della revoca, viene meno anche l'interesse ad orientare la volontà dell'assemblea, in quanto non sussista un diritto del ricorrente a vedere comminata la sanzione di ineleggibilità.

Diversa è la situazione relativa alla revoca giudiziale di un amministratore in situazione di prorogatio imperii.

Intanto, è necessario distinguere l'ipotesi nella quale l'assemblea si sia riunita e non sia riuscita ad esprimere una maggioranza idonea alla nomina dell'amministratore; in questa ipotesi viene meno la presunzione di conformità della volontà dell'assemblea e, comunque, il ricorso è inammissibile in quanto esiste la nomina giudiziale quale rimedio alla situazione di stallo; diversamente, nel caso in cui l'assemblea non si sia pronunciata o non si possa pronunciare, in quanto non convocata, è necessario interpretare la normativa se sia necessario seguire l'iter normale per la nomina dell'amministratore (richiesta di assemblea ordinaria, autoconvocazione e, solo all'esito negativo, nomina giudiziale) o si possa senz'altro, in presenza di gravi irregolarità, agire per la revoca giudiziale. Intanto, è da rilevare che, oggettivamente, l'amministratore in regime di prorogatio imperii continua ad esercitare tutte le sue funzioni e, così è, per un principio di conformità della volontà assembleare; le Sezioni Unite della Suprema Corte (Cass. Civ., Sez. Un., 29 ottobre 2004, n. 20957) hanno peraltro stabilito che la procedura per la revoca di amministratore, pur configurandosi quale tipologia non contenziosa di volontaria giurisdizione, che si definisce con provvedimento non suscettibile di giudicato e, pertanto, non impugnabile in Cassazione, costituisce una sorta di procedimento cautelare che consente, anche con orientamento contrario dell'assemblea, di intervenire immediatamente, in maniera non dissimile da quanto avviene in materia di revoca di amministratori e sindaci nella società ex art. 2409 c.c.. con conseguente sottolineatura del carattere eccezionale ed urgente.

Da quanto sopra, pertanto, qualora l'assemblea non si sia ancora pronunciata e sussistendo, di conseguenza, una presunzione di conformità della volontà assembleare a mantenere lo status quo, diviene necessario adire ad un procedimento veloce, di tipo cautelare, che intervenga immediatamente evitando ulteriori conseguenze dannose.

Guida all'approfondimento

ZUDDAS, Revoca giudiziale dell'amministratore di un condominio per gravi irregolarità nella gestione, in Riv. Giur. sarda, 2016, fasc. 3, pag. 518

SCRIPELLITI, La revoca giudiziale dell'amministratore condominiale inadempiente, in Corr. mer., 2012, fasc. 5, pag. 473

BELLANTE, La revoca giudiziale dell'amministratore del condominio, in Gius. civ., 2010, fasc. 4, pag. 167

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