Reticenza dell’assicurato nella valutazione del rischio

04 Gennaio 2019

A quali condizioni è configurabile la reticenza dell'assicurato rispetto agli obblighi informativi?
Massima

Il contratto di assicurazione è annullabile per reticenza o dichiarazioni inesatte ex art. 1892 c.c. quando l'assicurato abbia con coscienza e volontà omesso di riferire all'assicuratore, nonostante gli sia stata rivolta apposita domanda, circostanze suscettibili di esercitare una effettiva influenza sul rischio assicurato, non essendo necessaria anche la consapevolezza di essere affetto dalla specifica malattia che abbia poi dato luogo al sinistro.

Il caso

Una compagnia assicuratrice conviene in giudizio un proprio assicurato chiedendo l'annullamento del contratto di assicurazione polizza vita, per omessa comunicazione di problematiche connesse a disfunzioni renali. Proposto appello da parte dell'assicurato, la sentenza di primo grado era riformata sul rilievo che l'assicurato non aveva cognizione delle proprie condizioni di salute, tale da poter rilevare dolo o colpa nelle dichiarazioni rese. La società assicuratrice propone ricorso in Cassazione sul rilievo che al momento della stipulazione del contratto, i disturbi all'apparato urogenitale erano già noti all'assicurato, di modo che non erano stati riferiti i sintomi ed i risultati dei ricoveri, reticenze che erano state decisive ai fini del consenso.

I Giudici di legittimità accolgono il ricorso sul rilievo che l'assicurato non aveva risposto allo specifico formulario predisposto, circostanza che avrebbe dovuto indurlo a fornire risposte più dettagliate in merito alle proprie condizioni di salute.

La questione

La questione in esame è la seguente: a quali condizioni è configurabile la reticenza dell'assicurato rispetto agli obblighi informativi?

Le soluzioni giuridiche

L'art. 1892 c.c. è norma posta a tutela dell'assicuratore nelle ipotesi in cui l'assicurato in buona a o mala fede taccia circostanze determinanti circa la natura e la consistenza del rischio, prevedendo - in caso di dichiarazioni inesatte e/o reticenti fornite (o omesse) con dolo o colpa grave - la facoltà dell'assicuratore di chiedere l'annullamento del contratto.

L'annullamento della polizza assicurativa è conseguenza dell'accertamento di un vizio del consenso, la cui ratio si rinviene nell'esigenza di garantire che il contratto di assicurazione sia in grado di assolvere correttamente alla propria precipua funzione di neutralizzazione dei rischi attraverso la loro ripartizione su basi mutualistiche.

Ad ogni buon conto si è in presenza di una ipotesi peculiare di annullabilità, giacché, diversamente dalla disciplina generale, il dolo incidens dà luogo all'invalidità del contratto , e vi è la previsione di un termine di decadenza di tre mesi dalla scoperta del vizio entro cui l'assicuratore deve dichiarare di voler impugnare il contratto.

Non vi è dubbio che la norma in commento è diretta ad arginare eventuali rischi connessi all'asimmetria informativa, che contrariamente a quanto generalmente accade, anche in tema di contratto assicurativo, in cui è il contraente predisponente a disporre di un bagaglio conoscitivo idoneovalutare la convenienza dell'affare, gioca - relativamente a tale specifico profilo - a favore dell'assicurato.

Per limitare e compensare tale disparità informativa, la prassi assicurativa prevede la predisposizione di questionari informativi assai dettagliati che vengono sottoposti al cliente in sede di stipula, i quali, pur costituendo un indice significativo della rilevanza delle informazioni ivi richieste, non esauriscono il dovere di collaborazione tra le parti.

Anche la giurisprudenza ha all'uopo rimarcato che lo scopo attribuito dalla legge alle dichiarazioni dell'assicurato sugli elementi di fatto determinanti il consenso dell'assicuratore è quello di portare a conoscenza di quest'ultimo, prima della stipulazione della polizza, tutte le circostanze che possano influire sul rischio, in modo da rendere possibile l'esatta individuazione del rischio medesimo (Cass. civ., n. 29894/2008).

In altri termini, l'art. 1892 c.c. pone implicitamente a carico dell'assicurato oneri di informazione nella fase precontrattuale prodromici ad un'esatta valutazione del rischio da parte dell'assicuratore.

Per conoscere il rischio cui si riferisce la domanda di copertura assicurativa l'assicuratore ricorre all'utilizzo di questionari in cui vengono incanalate le informazioni che lo stesso ritiene necessarie, prassi questa ritenuta ammissibile dalla giurisprudenza (Cass. civ., n. 23504/2004).

Ad avviso della giurisprudenza la circostanza che l'assicuratore inserisca una domanda nel questionario sottoposto all'assicurando prima della stipula del contratto è, pertanto, un indice del fatto che la conoscenza di quella circostanza è particolarmente importante per l'assicuratore per la formulazione del suo consenso alla stipula del contratto (Cass. civ., n. 12831/2014).

Conseguentemente, la mancata inclusione, fra i quesiti così formulati, di determinati profili di fatto evidenzia un atteggiamento di indifferenza dell'assicuratore medesimo, nel senso di estraneità dei profili stessi all'ambito del proprio interesse di conoscenza, valutabile al fine dell'esclusione a carico dell'assicurato che li abbia taciuti di un comportamento reticente (Cass. civ., n. 17840/2003).

L'operatività della norma presuppone il verificarsi di tre condizioni: la dichiarazione inesatta o reticente, il dolo o la colpa grave da parte dell'assicurato e il fatto che la detta reticenza sia stata determinante nella formazione del consenso da parte dell'assicuratore (Cass. civ., n. 416/2017; Cass. civ., n. 21312/2016).

La pronuncia in commento si inserisce nel consolidato orientamento di legittimità a mente del quale il contratto di assicurazione è annullabile per reticenza o dichiarazioni inesatte ex art. 1892 c.c. quando l'assicurato abbia con coscienza e volontà omesso di riferire all'assicuratore, nonostante gli sia stata rivolta apposita domanda, circostanze suscettibili di esercitare una effettiva influenza sul rischio assicurato, non essendo necessaria anche la consapevolezza di essere affetto dalla specifica malattia che abbia poi dato luogo al sinistro (Cass. civ., n. 19520/2017).

Primo presupposto per l'applicabilità della norma in esame è la sussistenza di una dichiarazione, resa dall'assicurando nella fase che precede la stipula del contratto, che possa definirsi "inesatta" o "reticente".

Si verifica la prima ipotesi quando una circostanza, influente sul rischio, viene dichiarata in modo non corrispondente, in tutto o in parte, al vero (Cass. civ., n. 2396/1989, con la precisazione che l'assicurato risponde solo dell'esattezza dei dati di fatto forniti e non anche della valutazione degli stessi eventualmente fornita).

La dichiarazione si definisce invece "reticente" in tre casi distinti: quando un elemento connesso al rischio viene taciuto, ovvero dichiarato ma in modo incompleto, ovvero ancora comunicato alla controparte ma in termini equivoci o non chiari (Cass. civ., n. 4682/1999).

Costituisce dato pacifico in giurisprudenza che, in tema di dichiarazioni reticenti o inesatte ex art. 1892 c.c., non è necessario, al fine di integrare l'elemento soggettivo del dolo, che l'assicurato ponga in essere artifici o altri mezzi fraudolenti, essendo sufficiente la sua coscienza e volontà di rendere una dichiarazione inesatta o reticente; quanto alla colpa grave, occorre invece che la dichiarazione inesatta o reticente sia frutto di una grave negligenza che presupponga la coscienza dell'inesattezza della dichiarazione o della reticenza in uno con la consapevolezza dell'importanza dell'informazione, inesatta o mancata, rispetto alla conclusione del contratto ed alle sue condizioni (Cass. civ., n. 12086/2015; Cass. civ., n. 29894/2008).

I giudici di legittimità hanno ritenuto che il contratto di assicurazione è annullabile per reticenza o dichiarazioni inesatte ex art. 1892 c.c. quando l'assicurato abbia con coscienza e volontà omesso di riferire all'assicuratore, nonostante gli sia stata rivolta apposita domanda, circostanze suscettibili di esercitare una effettiva influenza sul rischio assicurato, non essendo necessaria anche la consapevolezza di essere affetto dalla specifica malattia che abbia poi dato luogo al sinistro (Cass. civ., n. 19520/2017).

Analogamente, per la giurisprudenza prevalente non è necessaria la sussistenza di un nesso di casualità tra la circostanza taciuta o rappresentata in modo inesatto ed il sinistro in concreto verificatosi (Cass. civ., n. 6147/1992; Cass. civ., n. 1373/1987).

Sicché, non occorre, perché il contratto possa essere annullato, che il sinistro si sia verificato come conseguenza della circostanza non dichiarata: è sufficiente che il fatto passato sotto silenzio fosse rilevante al momento della stipulazione del contratto per aumentare la gravità del rischio (Cass. civ., n. 5519/1985; nella giurisprudenza di merito, Trib. Torino, 13 luglio 1987).

Infatti, dalla lettura dell'art. 1892 c.c. ciò che si ricava è che il nesso funzionale deve sussistere non tra la circostanza taciuta o inesattamente dichiarata ed il sinistro, ma fra la medesima dichiarazione e l'errore dell'assicuratore nell'esatta valutazione del rischio assicurato. In altri termini, l'informazione non corretta deve essere eziologicamente collegata all'inesatta valutazione della realtà e non all'evento concreto poi realizzatosi, venendo pertanto ad incidere sulla formazione della volontà dell'assicuratore.

Inoltre, quand'anche si considerasse il nesso causale quale elemento essenziale delle norme in esame, si dovrebbe concludere che, in concreto, esso non potrebbe mai sussistere nel caso in cui l'annullamento o il recesso siano chiesti prima della verificazione del sinistro.

Osservazioni

Il rischio è elemento essenziale del contratto di assicurazione sotto vari profili, non solo perché la sua esistenza o la sua cessazione incidono sulla vicenda contrattuale, ma perché la sua conoscenza da parte dell'assicuratore costituisce momento imprescindibile del procedimento assicurativo: serve cioè a decidere se concludere o meno il contratto di assicurazione e a determinare l'ammontare del premio. La ratio dell'art. 1892 c.c. è pertanto individuata nella esigenza di porre l'assicuratore nella condizione di valutare esattamente il rischio e, quindi, di calcolare correttamente il premio

Non vi è dubbio che le dichiarazioni inesatte e reticenti dell'assicurato nella descrizione del rischio devono essere collegate ad una moderna visione dell'assicurazione come attività d'impresa.

Questa infatti consiste nell'inserimento del singolo rischio assicurato in un insieme di rischi omogenei, rispetto al quale soltanto è possibile calcolare la probabilità del verificarsi degli eventi e neutralizzare così il danno individuale o l'evento attinente alla vita umana. È compito dell'impresa fissare i criteri di classificazione dei rischi secondo la loro natura e la loro gravità. È ugualmente compito dell'impresa selezionare i rischi eccessivi che non intende assicurare.

Sicché la correttezza e completezza delle informazioni fornite dall'assicurato è espressione di un onere minimo di collaborazione, tenuto conto della circostanza che non è compito dell'assicurato quello di applicare i criteri di classificazione, ma solo di fornire una rappresentazione esatta dei fatti rilevanti. Se le informazioni sono da lui correttamente trasmesse, la loro erronea valutazione ricade sull'impresa assicuratrice.

L'alea che connota il contratto di assicurazione importa che l'assicuratore è assoggettato al rischio di dover provvedere, in un momento incerto, alla corresponsione, a favore dell'assicurato, di una somma di denaro, anch'essa di incerto ammontare.

Al fine di valutare la convenienza della stipulazione del contratto, è necessario che al contraente, che assume su di sé il rischio dell'operazione economica, siano rese note tutte le circostanze atte ad aver influenza sulla possibile verificazione del sinistro, in base alla quale viene parametrato l'ammontare del premio.

Guida all'approfondimento

GASPERONI N., voce Contratto di assicurazione (in generale), in Nov. Dig. it., Torino, 1959;

GAZZARA M., Annullamento del contratto di assicurazione per reticenza, in Contratti, 2013, 887 ss.;

PAROLA F., Dichiarazioni false o reticenti dell'assicurato e annullamento o recesso dal contratto di assicurazione, in Obbl. contratto, 2008, 133 ss.;

SANGIOVANNI V., Dichiarazioni inesatte, reticenze e annullamento del contratto di assicurazione, in Assicurazioni, 2011, 278 e ss.;

WEIGMANN R., L'importanza del questionario per valutare le reticenze dell'assicurato, in Giur. it., 1991, 1029 ss.

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