Il danno non patrimoniale rifugge dall’apparenza e da liquidazioni forfettizzate in re ipsa: “quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”

01 Luglio 2022

L'esame congiunto di due decisioni (Cass. n. 11689 e n. 15924/22) orientate a risolvere questioni legate a due istituti risarcitori primari e distinti, il danno da perdita del rapporto parentale e per la lesione del bene salute, ci consente di comporre e proporre in modo unitario il “manifesto” del danno alla persona non patrimoniale, sotto l'aspetto della sua compensazione e dei meccanismi empirici di base ai quali tutti gli operatori del diritto devono attingere per iniziare “il cammino” verso l'obbiettivo del pieno e congruo ristoro del danno.
Massima

Cass. civ., sez. III, 11 aprile 2022, n. 11689

Il giudice di merito che procede alla liquidazione del danno derivante dalla perdita di un rapporto parentale, deve provvedere a valutare analiticamente - senza ricorrere ad apodittiche affermazioni che riducono la motivazione ad una sostanziale dimensione di apparenza - tutte le singole circostanze di fatto che risultino effettivamente specifiche e individualizzanti, allo scopo di non ricadere nel vizio consistente in quella surrettizia liquidazione del danno non patrimoniale in un danno forfettario o (peggio) in re ipsa che caratterizza tanta parte dello stile c.d. "tabellare" in tema di perdita del rapporto parentale.

Il giudice, nella liquidazione del danno non patrimoniale parentale, provvederà all'applicazione delle tabelle elaborate presso la Corte di appello di Roma (e non di quelle milanesi, pur invocate in ricorso), alla luce dei principi affermati dalla piu' recente giurisprudenza di questa Corte (Cass. n. 10579, 26300 e 26301 del 2021), a mente dei quali, al fine di garantire non solo un'adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto, ma anche l'uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi, il danno da perdita del rapporto parentale deve essere liquidato seguendo una tabella basata sul sistema a punti, che preveda, oltre l'adozione del criterio a punto, l'estrazione del valore medio del punto dai precedenti e la modularità e l'elencazione delle circostanze di fatto rilevanti, tra le quali, da indicare come indefettibili, l'età della vittima, l'età del superstite, il grado di parentela e la convivenza, nonché' l'indicazione dei relativi punteggi, da valutarsi, comunque, in ragione della particolarità e della eventuale eccezionalità del caso di specie.

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Cass. civ., sez. III, 18 maggio 2022, n. 15924

Nel procedere alla liquidazione del danno alla salute, il giudice di merito deve:

i) accertare l'esistenza, nel singolo caso di specie, di un eventuale concorso del danno dinamico-relazionale e del danno morale;

ii) in caso di positivo accertamento dell'esistenza (anche) di quest'ultimo, determinare il quantum risarcitorio applicando (in attesa della approvazione ed emanazione della tabella unica nazionale, n.d.r.) integralmente le tabelle di Milano, che prevedono la liquidazione di entrambe le voci di danno;

iii) in caso di accertamento negativo, e di conseguente esclusione della componente morale del danno (accertamento da condurre caso per caso...), considerare la sola voce del danno biologico, depurata dall'aumento tabellarmente previsto per il danno morale secondo le percentuali ivi indicate, liquidando, conseguentemente il solo danno dinamico-relazionale;

iv) in caso di positivo accertamento dei presupposti per la cd. personalizzazione del danno, procedere all'aumento fino al 30% del valore del solo danno biologico, depurato, analogamente a quanto indicato al precedente punto 3, dalla componente morale del danno automaticamente (ma erroneamente) inserita in tabella, giusta il disposto normativo di cui al già ricordato art. 138, punto 3, del novellato cod. ass.".

Il caso

L'esame congiunto di queste due decisioni (orientate a risolvere questioni legate a due istituti risarcitori primari e distinti, il danno da perdita del rapporto parentale e per la lesione del bene salute) ci consente di comporre e proporre in modo unitario il “manifesto” del danno alla persona non patrimoniale, sotto l'aspetto della sua compensazione e dei meccanismi empirici di base ai quali tutti gli operatori del diritto devono attingere per iniziare “il cammino” verso l'obbiettivo del pieno e congruo ristoro del danno.

Si ritiene, al netto dell'istituto coinvolto, che debba essere posto l'accento su un aspetto comune alle due decisioni: quello dell'obbligo per il giudice di valutare sempre in concreto i fattori che compongono la specificità del caso concreto, per ricostruire l'obbiettività clinica e la dinamica esistenziale esatte del pregiudizio subito dalla vittima, prima di collocarlo all'interno del meccanismo compensativo, sia esso di legge o pretorio.

Anteporre, come capita spesso di leggere, il tema ad esempio della tabella da utilizzare (nell'eterna querelle Roma contro Milano) agli aspetti della valorizzazione e dell'indagine sul caso concreto, ci paiono esercizio distonico e fonte di errori di valutazione: un po' come anteporre il dito alla luna perdendo così la prospettiva della realtà astrale e umana che ci circonda.

È questo, a nostro giudizio, il messaggio più chiaro che traspare dalle due decisioni in commento e, in ogni caso, il punto che vogliamo fissare in un momento storico in cui si parla molto di “tabelle” e poco di congruità del risarcimento al singolo, col rischio di uscire dalla dimensione equitativa per entrare in un inaccettabile contesto indennitario.

Caso 1:

Cass. civ., sez. III, 11 aprile 2022, n. 11689

A seguito di un grave incidente aereo, nel corso del quale avevano perso la vita numerosi passeggeri, vengono evocate in giudizio le strutture amministrative aeroportuali pubbliche, e le loro compagnie di assicurazione, per essere condannate al risarcimento del danno parentale a favore dei congiunti eredi.

La corte territoriale, per quello che ancora rileva in questa sede, ha ritenuto che il danno non patrimoniale iure proprio riconosciuto fosse stato liquidato dal primo giudice in modo pienamente congruo, siccome correttamente commisurato alla natura dei rapporti tra le vittime e i relativi parenti, oltre che in linea con l'entità dei risarcimenti liquidati all'interno del distretto veneziano in relazione ad occasioni di analogo tenore.

I congiunti ricorrevano in Cassazione lamentando la omessa applicazione delle c.d. tabelle milanesi e per avere la corte territoriale adottato una motivazione meramente apparente, ovvero illogica e contraddittoria, in relazione alle modalità seguite per la liquidazione del danno non patrimoniale per la perdita del rapporto parentale, essendosi il giudice d'appello limitato a confermare le liquidazioni operate dal primo giudice senza procedere ad alcuna analitica considerazione della particolare situazione in cui si era venuto a trovare ciascun ricorrente a seguito del sinistro.

Nell'accogliere le censure mosse alle decisioni delle corti territoriali, i giudici di legittimità rilevano come le decisioni censurate abbiano totalmente trascurato di apprezzare il significato del contemporaneo decesso di tre componenti (tra cui entrambi i genitori) del medesimo nucleo familiare come fatto destinato a incidere in modo significativo, irreparabile e determinante sul carattere della perdita dei singoli rapporti parentali astrattamente considerati, si dà pervenire a una liquidazione del corrispondente danno di ciascun ricorrente in modo apodittico, incompleto e parziale.

Per altro verso, si legge nella decisione, va altresì censurata “la irrilevante laconicità della relatio cui la corte territoriale si e' affidata per giustificare la congruità del danno liquidato dal primo giudice” che si e' tradotta in una strategia argomentativa totalmente inidonea a dar conto, in modo completo ed esauriente (e quindi logicamente congruo), delle censure avanzate in ordine alla corretta considerazione del danno per la perdita del rapporto parentale.

Il danno in argomento, invero, “per sua natura, richiede la specifica considerazione delle singole occorrenze dei rapporti parentali individualmente considerati, senza che possa soddisfare, a tal fine, il mero richiamo a considerazioni che attengono all'esame di altre realtà familiari, inevitabilmente caratterizzate da esperienze non altrove esportabili”.

Punto centrale, a nostro giudizio, della decisione è il passaggio ove la Corte rammenta che è imprescindibile, in questa sede, la necessità che il giudice di merito proceda alla liquidazione del danno derivante dalla perdita di un rapporto parentale valutando analiticamente - senza ricorrere ad apodittiche affermazioni che riducono la motivazione ad una sostanziale dimensione di apparenza - tutte le singole circostanze di fatto che risultino effettivamente specifiche e individualizzanti, allo scopo di non ricadere nel vizio consistente in quella surrettizia liquidazione del danno non patrimoniale in un danno forfettario o (peggio) in re ipsa che caratterizza tanta parte dello stile c.d. "tabellare" in tema di perdita del rapporto parentale.

Caso 2:

Cass. civ., sez. III, 18 maggio 2022, n. 15924

Il secondo caso giunge all'esame della suprema Corte sul ricorso della vittima che aveva riportato ingenti menomazioni in esito alla collisione e che lamentava una ridotta personalizzazione (nella misura del 20% in luogo di quella massima prevista dalle tabelle di Milano), rivendicando altresì la liquidazione autonoma del danno morale subito.

Per altro verso, con il terzo motivo di ricorso, il coniuge della vittima primaria lamentava una ridotta liquidazione del danno da lesione del rapporto parentale (stante la macrolesione subita dalla moglie) rispetto ai parametri in uso presso la curia milanese.

La Corte rigetta (perché infondati o inammissibili) i primi due motivi ed accoglie, per quanto in ragione, il terzo motivo.

Nel dettaglio, la Corte ritiene che il ricorrente principale non abbia bene inquadrato i termini del sistema di risarcimento del danno da lesione del bene salute, avendo confuso i piani ontologici e quantitativi del danno alla salute e del danno morale.

In particolare, secondo principio consolidato nella giurisprudenza della Corte, "in tema di danno non patrimoniale da lesione della salute, la misura standard del risarcimento prevista dalla legge o dal criterio equitativo uniforme adottato negli uffici giudiziari di merito (nella specie, le tabelle milanesi) può essere incrementata dal giudice, con motivazione analitica e non stereotipata, solo in presenza di conseguenze anomale o del tutto peculiari (tempestivamente allegate e provate dal danneggiato), mentre le conseguenze ordinariamente derivanti da pregiudizi dello stesso grado sofferti da persone della stessa età non giustificano alcuna personalizzazione in aumento" (v. ex multis Cass. 7 maggio 2018, n. 10912; 11 novembre 2019, n. 28988; 6 maggio 2021, n. 12046).

Sul piano concettuale occorre invero rammentare che il grado di invalidità permanente indicato da un parere medico legale esprime in misura percentuale la sintesi di tutte le conseguenze ordinarie che una determinata menomazione si presume riverberi sullo svolgimento delle attività comuni ad ogni persona; in particolare, le conseguenze possono distinguersi in due gruppi:

  • quelle necessariamente comuni a tutte le persone che dovessero patire quel particolare grado di invalidità;
  • quelle peculiari del caso concreto che abbiano reso il pregiudizio patito dalla vittima diverso e maggiore rispetto ai casi consimili.

Quanto infine al terzo motivo di ricorso (questa volta accolto) la Corte censura in ogni caso una liquidazione del danno da lesione del rapporto parentale motivata in sentenza sulla base del mero richiamo delle tabelle milanesi (che però indicano solo una ampia forbice tra un importo minimo e uno massimo) e della valutazione, invero tautologica, secondo cui essa "appare adeguata".

Tale motivazione non soddisfa il minimo costituzionale richiesto perché' possa dirsi adempiuto il corrispondente obbligo del decidente che deve sempre riguardare le peculiarità dei fatti ed adeguare il risarcimento al caso concreto, avendo cura di dare adeguata motivazione sulle scelte perpetrate e, pertanto, sui meccanismi di attribuzione di una somma piuttosto che un'altra.

Non manca ancora una volta la Corte di ribadire il proprio “recente ma fermo indirizzo” che ha ritenuto le tabelle milanesi inadatte a costituire idoneo supporto argomentativo, sul rilievo che in tema di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale, al fine di garantire non solo un'adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto, ma anche l'uniformità di giudizio in casi analoghi, il danno da perdita del rapporto parentale deve essere liquidato seguendo una tabella basata sul "sistema a punti", che preveda, oltre all'adozione del criterio a punto, l'estrazione del valore medio del punto dai precedenti, la modularità e l'elencazione delle circostanze di fatto rilevanti, tra le quali, indefettibilmente, l'età della vittima, l'età del superstite, il grado di parentela e la convivenza, nonché' l'indicazione dei relativi punteggi, con la possibilità di applicare sull'importo finale dei correttivi in ragione della particolarità della situazione, salvo che l'eccezionalità del caso non imponga, fornendone adeguata motivazione, una liquidazione del danno senza fare ricorso a tale tabella" (v. Cass. 21 aprile 2021, n. 10579; 29 settembre 2021, n. 26300; 10 novembre 2021, n. 33005).

Le soluzioni giuridiche

Che cosa accomuna le due decisioni commento e perché se ne è decisa una trattazione unitaria?

Le due vicende (ad eccezione del terzo e minore motivo di ricorso – accolto – nella seconda decisione) riguardano fattispecie di danno distinte e strutturate, sul piano sostanziale e patrimoniale, in modo difforme.

Tuttavia, a ben vedere i “punti in comune” sono innumerevoli.

Le due vicende innanzitutto, necessitano il supporto di un meccanismo empirico di formazione pretoria per approdare al congruo risarcimento del danno, l'una alle così dette tabelle per il risarcimento del danno parentale, l'altra con riferimento alle tabelle del tribunale di Milano per la compensazione del danno alla salute.

Entrambe le tabelle necessitano di un loro inquadramento di sistema che ne tracci le coordinate sulla base dei principi giuridici di fonte normativa (art. 138 Cod.Ass., artt. 1226 e 2056 c.c. su tutti) e giurisprudenziale (con le costanti e puntuali sentenze rese dalla suprema Corte) dei quali, le tabelle, sono e devono essere esatta espressione pragmatica, a pena di sindacabilità del risarcimento accordato, a quel punto arbitrariamente, al di fuori di detto perimetro di legittimità.

Entrando nello specifico, entrambe le decisioni censurano una prassi, troppo diffusa, di appiattire il proprio giudizio sulla “tabella”, divenendo la stessa fonte di unica misura della valutazione di merito, con il rischio che il giudice si chiuda in schemi rigidi, nemmeno orientati alla valutazione del caso concreto.

Entrambe le decisioni, insomma, richiamano la sempre presente necessità, quale sia il danno in parola, che l'interprete (il giudice ma anche, perché no, le parti ed i loro rappresentati in sede di trattativa) procedano alla liquidazione del danno, valutando analiticamente tutte le circostanze del caso concreto e quindi del fatto sottoposto ad attenzione, tali da avere una dimensione specifica e “individualizzante”, ciò proprio per “non ricadere nel vizio consistente in quella surrettizia liquidazione del danno non patrimoniale in un danno forfettario o (peggio) in re ipsa che caratterizza tanta parte dello stile c.d. “tabellare” in tema di perdita del rapporto parentale”:

Così, nella decisione n. 11689/2022, i giudici censurano le “apodittiche affermazioni che riducono la motivazione ad una sostanziale dimensione di apparenza”, mentre, non diversamente, nella decisione n. 15924/2022, si richiama la funzione introspettiva che deve essere data all'analisi del caso concreto, al di fuori di schemi precostituiti ed approcci superficiali.

Infatti, “soltanto in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali allegate dal danneggiato, che rendano il danno piu' grave rispetto alle conseguenze ordinariamente derivanti dai pregiudizi dello stesso grado sofferti da persone della stessa età, è consentito al giudice, con motivazione analitica e non stereotipata, incrementare le somme dovute a titolo risarcitorio in sede di personalizzazione della liquidazione (v. Cass. n. 10912/2018, cit.)”.

Sul piano concettuale (quanto al danno biologico) occorre invero rammentare che il grado di invalidità permanente indicato da un parere medico legale esprime in misura percentuale la sintesi di tutte le conseguenze ordinarie che una determinata menomazione si presume riverberi sullo svolgimento delle attività comuni ad ogni persona; in particolare, le conseguenze possono distinguersi in due gruppi:

  • quelle necessariamente comuni a tutte le persone che dovessero patire quel particolare grado di invalidità;
  • quelle peculiari del caso concreto che abbiano reso il pregiudizio patito dalla vittima diverso e maggiore rispetto ai casi consimili.

Tanto le prime quanto le seconde costituiscono forme di manifestazione del danno non patrimoniale aventi identica natura che vanno tutte considerate in ossequio al principio dell'integralità del risarcimento, senza, tuttavia, incorrere in duplicazioni computando lo stesso aspetto due o più volte sulla base di diverse, meramente formali, denominazioni.

Osservazioni

Il contesto disciplinare, normativo e giurisprudenziale, nel quale si collocano le due decisioni in commento e la “finestra storica” che caratterizza il sistema odierno del risarcimento del danno alla persona, è attraversato oggi da varianti ed evoluzioni di principio che interessano soprattutto proprio i sistemi di compensazione monetaria del danno alla salute o da lesione del rapporto parentale.

Innanzitutto il quadro normativo che interessa il sistema del risarcimento del danno alla salute, compromessa dall'azione illecita dl terzo in occasione di un sinistro stradale ovvero di una errata pratica clinica o terapeutica, è oggi caratterizzato da due meccanismi non allineati, se è vero, come è vero che solo le lesioni di lieve entità hanno oggi un parametro di legge per il loro risarcimento (quello, retto dall'art. 139 Cod. Ass., appena aggiornato con il DM 8 giugno 2022), mentre da tempo immemore si attende quello per il risarcimento del danno più grave.

L'art. 138 Cod.Ass. non vede oggi, una sua realizzazione pratica nella tabella elaborata sul complesso schema che doveva caratterizzare (ancora nella mente del legislatore del 2005, e poi in quello della L. 124 del 2017) il sistema della “TUN” o tabella unica nazionale per il risarcimento del danno non patrimoniale per lesioni di non lieve entità (determinate cioè in una conseguente menomazione stimata dal medico legale in un grado percentuale che supera il 9%).

Per il vero, di recente, l'art. 3 ter, primo comma della legge 25 febbraio 2022, n. 15 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi (cd “Milleproroghe”), ha disposto, per quanto qui di interesse, la proroga del termine per l'adozione delle tabelle uniche nazionali per il risarcimento del danno non patrimoniale per lesioni di non lieve entità.

In particolare, al primo comma è riportata la modifica normativa dell'art. 138 nel senso di prevedere l'adozione di «due distinti decreti», da emanarsi «entro il 1° maggio 2022», il primo, di cui alla lettera a), di cui all'art. 138 (tabella medico legale delle menomazioni) da emanare su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro della giustizia, ed il secondo, di cui alla lettera b) della norma (tabella del valore pecuniario da attribuire in forma di risarcimento per ogni singolo punto), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro della giustizia, sentito l'IVASS» .

La modifica del testo dell'art. 138 contenuta nell'emendamento del “Millerporoghe” aveva aperto uno scenario sino ad oggi impensabile e certamente inatteso: si prospettava infatti la imminente approvazione della tabella di liquidazione del danno da lesione di non lieve entità (danno biologico dal 10 al 100%), ritenendo dunque necessario estendere il termine per la sua approvazione al primo maggio 2022.

E' noto che l'IVASS abbia dato nel recente passato forte impulso alla tabella di liquidazione in parola, elaborando un documento reso di pubblica consultazione dal MISE in data 13 gennaio 2021 e contenente proprio lo schema di regolamento recante le tabelle delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese fra 10 e 100 punti di invalidità.

Tuttavia, ad oggi, il provvedimento “langue” nei canali delle procedure di approvazione e di confronto tecnico.

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Sull'atro fronte del danno non patrimoniale, si registrano importanti novità sul tema dei meccanismi risarcitori del danno da lesione o perdita del rapporto parentale, che attiene alle modalità di compensazione del danno che si rinvengono in meccanismi empirci di elaborazione esclusivamente pretoria (senza cioè il “filtro” di un quadro normativo sulla falsariga di quanto avviene con gli artt. 138 e 139 per il danno biologico).

Qui la situazione si è di recente complicata per effetto del “mutamento evolutivo” impresso dall'ultima giurisprudenza di legittimità, passata dal ritenere la tabella milanese lo strumento di congrua equità (secondo il “precedente indirizzo” di cui alle decisioni nn. 12408 e 14402 del 2011 e molte altre successive), a sistema non allineato ai nuovi parametri di conformità ed uniformità, affidata ora al “punto variabile (Cass n. 10579/2021 e n. 33005/2021 su tutte).

Secondo il Supremo Collegio (si legge nella decisione n. 10579 del 2021) “la funzione di garanzia dell'uniformità delle decisioni svolta dalla tabella elaborata dall'ufficio giudiziario è affidata al sistema del punto variabile, per il grado di prevedibilità che tale tecnica offre”.

Quando tuttavia: “il sistema del punto variabile non è seguito, la tabella non garantisce la funzione per la quale è stata concepita, che è quella dell'uniformità e prevedibilità delle decisioni a garanzia del principio di eguaglianza”.

Orbene, la tabella di Milano relativa al danno da perdita parentale 2021 (ora si veda Tabelle milanesi integrate a punti per la liquidazione del danno non patrimoniale derivante da perdita del rapporto parentale – Edizione 2022): “non segue la tecnica del punto, ma si limita ad individuare un tetto minimo ed un tetto massimo, fra i quali ricorre peraltro una assai significativa differenza (ad esempio a favore del coniuge è prevista nell'edizione 2021 delle tabelle un'oscillazione fra Euro 168.250,00 e Euro 336.500,00)”.

Il sistema milanese pertanto (così al momento della decisione), non sarà più allineato alla congruità equitativa imposta dalla Cassazione per governare i sistemi pretori di liquidazione del danno, ma dovrà essere adottata la tabella del tribunale di Roma che da tempo si è munita di un meccanismo compensativo cd “a punti” (così da ultimo Cass. n. 11689 del 11 aprile 2022), nell'attesa che anche il tribunale meneghino si doti di una tabella allineata al nuovo mutamento evolutivo.

Invero, la corte (nella decisione n. 10579/2021) aggiunge che, nella pratica, si dovrà “guardare al profilo dell'effettiva quantificazione del danno, a prescindere da quale sia la tabella adottata, e, nel caso di quantificazione non conforme al risultato che si sarebbe conseguito seguendo una tabella basata sul sistema a punti secondo i criteri sopra indicati, a quale sia la motivazione della decisione”.

Entrambe le decisioni in commento si esprimono su quest'ultimo aspetto.

Nella sentenza n. 11689/2022 si legge che “in sede di rinvio, il giudice lagunare, all'esito della contestazione formulata dai ricorrenti in ordine alla immotivata applicazione delle tabelle locali, provvederà all'applicazione delle tabelle elaborate presso la Corte di appello di Roma (e non di quelle milanesi, pur invocate in ricorso), alla luce dei principi affermati dalla più recente giurisprudenza di questa Corte (Cass. n. 10579, 26300 e 26301 del 2021), a mente dei quali, al fine di garantire non solo un'adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto, ma anche l'uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi, il danno da perdita del rapporto parentale deve essere liquidato seguendo una tabella basata sul sistema a punti, che preveda, oltre l'adozione del criterio a punto, l'estrazione del valore medio del punto dai precedenti e la modularità e l'elencazione delle circostanze di fatto rilevanti, tra le quali, da indicare come indefettibili, l'età della vittima, l'età del superstite, il grado di parentela e la convivenza, nonché' l'indicazione dei relativi punteggi, da valutarsi, comunque, in ragione della particolarità e della eventuale eccezionalità del caso di specie”.

Analogamente, nella decisione n. 15924/2022, si legge, quanto alle tabelle milanesi 2021 sul danno parentale (ora di veda ed. 2022), che “questa Corte, con recente ma fermo indirizzo, ha ritenuto inadatte a costituire idoneo supporto argomentativo, sul rilievo che in tema di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale, al fine di garantire non solo un'adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto, ma anche l'uniformità di giudizio in casi analoghi, il danno da perdita del rapporto parentale deve essere liquidato seguendo una tabella basata sul "sistema a punti"

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La realtà odierna, dunque, dal punto di vista della validità dei vari sistemi ai quali l'operatore del diritto può accedere, per avanzare richieste ovvero offrire partite economiche di ristoro dei danni non patrimoniali, potendo ragionevolmente intendere che un eventuale giudizio di merito non si discosterà da essi, è allineata su due distinti piani empirici.

Quanto al danno da lesione del bene salute, il meccanismo pretorio (per il quale il primato milanese è intatto) si sta via via affievolendo se è vero, come appare, che alla tabella di legge per la liquidazione delle micro permanenti, se ne aggiungerà a breve una elaborata dal legislatore delegato dall'art. 138 Cod.Ass. anche per lesioni più gravi, a tutto pregiudizio delle tabelle pretorie (di Milano o Rama che siano) per le quali il campo di applicazione si vedrà notevolmente ridotto al di fuori del mondo dell'obbligo assicurativo (auto e medica) e quindi per una residuale gestione di controversia numericamente di minor consistenza.

Al tempo stesso, il risarcimento per la lesione della sfera familiare (danno da uccisione del congiunto o da compromissione grave della sua salute), pur saldamente rimesso ai meccanismi di generazione pretoria, si trova oggi vincolato nei margini stretti previsti e resi noti dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, con evidente minor ampiezza discrezionale per il giudice, allineato sempre più ai parametri oggettivi, o “a punti”, che caratterizzano la dimensione (anche presunta) della sofferenza endofamiliare.

Quanto al lavoro che da decenni meritoriamente l'Osservatorio alla Giustizia Civile del tribunale di Milano porta avanti nella elaborazione dei propri meccanismi di tabellazione dei danni non patrimoniali, è da dire che si annuncia a giorni una tabella di nuovo conio, per il risarcimento del danno parentale che, allineandosi ai dettami della suprema corte, di fatto opterà per un “sistema a punti” sulla falsariga di quanto già oggi avviene presso il tribunale di Roma.

Il documento, che si annuncia in fase di approvazione ufficiale, è frutto di un lungo e ponderoso lavoro dell'Osservatorio alla Giustizia Civile del tribunale di Milano, prima nella fase di ricerca e selezione delle decisioni precedenti alle quali alienare il valore del punto, successivamente nel confronto teso al rinvenimento di una soluzione empirica che si allinei allo schema innovativo oggi proposto dalla recente Cassazione, come abbiamo avuto modo di riferire.

Il lavoro si presenterà dunque con la base di pressoché totale consenso dei componenti l'Osservatorio, a dispetto di una sporadica narrazione circa un “tormentato percorso”, mai registrato se non nel quadro di una ordinaria dialettica.

Insomma, il nostro sistema di risarcimento del danno alla persona (da lesione del bene salute e della serenità familiare) appare oggi un po' più compresso del passato nei suoi meccanismi di discrezionalità compensativa, stretto fra parametri di legge e principi operativi di sistema imposti dalla Corte di Cassazione.

Un mondo insomma che si avvia ad essere più prevedibile e meno aleatorio, ma al tempo stesso più legato e vincolato dal punto di vista dei margini di discrezionalità e di quella analisi del caso concreto che solo il magistrato, nell'esercizio del suo potere di sintesi, può esercitare a dovere.

Quale che sarà dunque il meccanismo pretorio che regolerà il futuro risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale (tabella romana ovvero quella di fresco conio meneghina?), vale la pena rammentare che tale strumento di valutazione è e resta un meccanismo “basale” cioè orientato alla valutazione media e standard del pregiudizio da risarcire nel contesto di una uniformità astratta per casi similari.

Guardare con esagerata attenzione la matrice di costruzione e di valorizzazione standard delle tabelle, ci sembra un esercizio errato se non superfluo e, persino disallineato rispetto alle indicazioni chiare della Corte di Cassazione che, anche nella decisione qui in commento, ha ribadito che “la liquidazione equitativa, dunque, non può trasformarsi in una valutazione arbitraria, perché' il giudice deve compiere un ragionevole apprezzamento di tutte le circostanze che abbiano inciso sull'ammontare del pregiudizio, dando conto del peso di ciascuna di esse in modo da esplicitare il percorso logico seguito nel rispetto dei principi del danno effettivo e dell'integralità della riparazione (Cass. n. 18795/2021; Cass. n. 22272/2018)”.

In definitiva, nella liquidazione equitativa del danno la motivazione non è solo forma ma anche sostanza: infatti, "la valutazione equitativa, nella sua componente valutativa, si identifica con gli argomenti che il giudice espone" (Cass. n. 11689/22 e n. 33005/2021).

Ancora una volta è l'uomo con la sua sofferenza l'oggetto della nostra osservazione e la “tabella” rappresenta il dito col quale “il saggio” indirizza la ricerca della sintesi dal generale al particolare del caso concreto.

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