Sinistro stradale senza collisione: è applicabile la presunzione di uguale concorso di colpa?

19 Aprile 2021

La tematica della responsabilità civile in materia di circolazione stradale consente di affrontare un profilo, pur se non certo frequente, riguardante l'ipotesi del sinistro privo di collisione tra veicoli. Di fronte a tali fattispecie, dunque, il giurista si interroga sulla possibilità o meno di poter applicare, nel caso in cui non risulti possibile accertare in concreto le cause dell'evento dannoso, la presunzione di uguale concorso di colpa ex art. 2054. c. 2, c.c.
Premessa
La tematica della responsabilità civile in materia di circolazione stradale consente di affrontare un profilo, particolarmente interessante, pur se non certo frequente, riguardante l'ipotesi del sinistro privo di collisione tra veicoli.Di fronte a tali fattispecie, dunque, il giurista si interroga, tra l'altro, sulla possibilità o meno di poter applicare, nel caso in cui non risulti possibile accertare in concreto le cause dell'evento dannoso, la presunzione di uguale concorso di colpa prevista dall'art. 2054, comma 2, c.c..
Nozione di “sinistro” e nozione di “scontro”. Sinistro senza collisione e presunzione di cui all'art. 2054 comma 2 c.c.
Ebbene, in giurisprudenza si ritiene, pressocché pacificamente, che il principio della presunzione di uguale concorso di colpa, di cui all'art. 2054, comma 2, c.c., si applichi ai soli conducenti dei veicoli scontratisi mentre non riguardi anche l'ipotesi del veicolo che non sia stato coinvolto nell'urto.Per comprendere il fenomeno occorre, infatti, preliminarmente distinguere la locuzione “sinistro stradale” dal termine “scontro” utilizzato nel Codice Civile, il quale indica, anche nel linguaggio corrente, “un cozzo violento di due o più veicoli”, una “collisione”, un “urto” (Cass., n. 8525/2004). A tal riguardo – sul presupposto che il vocabolo scontro sia stato utilizzato dal legislatore utilizzando la parola già appartenente alla lingua comune e conservandone il significato originario – la disposizione de qua viene intesa, per giurisprudenza costante, nel senso che la presunzione in esame operi solo se entrambi i veicoli siano rimasti coinvolti nella collisione e non anche nelle ipotesi di assenza di urto o scontro.Si afferma, pertanto, come l'art. 2054, comma 2, c.c. possa trovare applicazione esclusivamente in caso di “collisione materiale” tra veicoli (Cass., n. 8525/2004), proprio in ragione del fatto che la nozione di “sinistro stradale” non coincide con quella codicistica di “scontro”.
(segue) Diritto e linguaggio
Tali considerazioni permettono, allora, di svolgere una digressione intorno a diritto e linguaggio, “perché ciò con cui il giurista ha da fare è linguaggio e linguaggio soltanto” (A.G. CONTE, Saggio sulla completezza degli ordinamenti giuridici, 1962, p. 192). La norma giuridica, invero, si presenta all'interprete come un “insieme di parole” dinnanzi alle quali occorre ricostruirne il “significato” usato dal legislatore, esplicitando il contenuto delle norme stesse (N. IRTI, Introduzione allo studio del diritto privato, 1990, p. 63.).Si distingue, conseguentemente, un “linguaggio-oggetto”, vale a dire il linguaggio delle norme, il linguaggio normativo, dotato di proprie regole d'uso e di propri criteri di combinazione, dal “meta-linguaggio” che rappresenta, viceversa, il linguaggio dell'interprete (teorico o pratico). Quest'ultimo, precisamente, non esprime norme bensì concerne e riguarda norme ed è stato efficacemente definito come il linguaggio con cui il giurista parla delle norme medesime (Così N. IRTI, Introduzione allo studio del diritto privato, cit., p. 66). Nella prospettiva della costruzione di una pluralità di ordini o livelli di linguaggio assume importanza in modo particolare, come è ovvio, anche il rapporto tra linguaggio legislativo e lingua comune.Qui si coglie in maniera ancora più chiara la possibilità per il legislatore, mostrandosi consapevole della specificità del linguaggio normativo, di costruire il proprio vocabolario mediante un linguaggio rigorosamente separato dalla lingua comune, per esempio coniando nuove parole, ovvero di utilizzarne uno che appartenga già alla lingua corrente; nel quale ultimo caso, poi tali termini, già appartenenti alla “lingua profana” potranno essere utilizzati, giuridicamente, conservandone ovvero modificandone il significato originario (Cfr. N. IRTI, Introduzione allo studio del diritto privato, cit., pp. 69 ss.). La scelta tra le diverse tecniche e tra l'uso di un tipo di linguaggio piuttosto che l'altro dipenderebbe, poi, purché coerente ed organica e non espressione di “ambigue mescolanze”, da varie ragioni (Cfr. N. IRTI, Introduzione allo studio del diritto privato, cit., p., 72.). Orbene, cercando di applicare questa impostazione alla fattispecie prevista dall'art. 2054, comma 2, c.c., può osservarsi come il legislatore si sia limitato ad attribuire un nome (“scontro”), già appartenente al linguaggio comune, al fenomeno disciplinato, senza però enunciarne la definizione.Spetta, pertanto, al meta-linguaggio il compito di definire il fenomeno, di spiegare e risolvere il nome in una definizione: tale esito ermeneutico ha condotto la giurisprudenza, come si è avuto modo di vedere, a leggere il termine scontro quale sinonimo di urto o collisione.
Sulla estensione dell'art. 2054 comma 2 c.c.
Ciò premesso, si ritiene, altrettanto pacificamente (Cass., n. 19197/2018), che l'art. 2054, comma 2, c.c. possa essere estensivamente (Cass., n. 18337/2013) applicato anche all'ipotesi in cui manchi una collisione diretta tra veicoli, qualora, in assenza di elementi probatori precisi riguardanti circostanze influenti sulla dinamica del sinistro, sia necessario risolvere il problema della graduazione del concorso di colpa. Tuttavia, a tal fine è comunque necessario che tale concorso sia accertato in concreto, e dunque sia accertato anche il nesso di causalità tra la guida del veicolo non coinvolto nello scontro ed il sinistro (Cass., n. 18337/2013), vale a dire il suo coinvolgimento nello stesso pure senza essere entrato in collisione con l'altro mezzo (Cass., n. 10751/2002).Quindi, solo a seguito dell'accertamento del concorso del veicolo nella causazione del sinistro (pur senza collisione) potrà applicarsi, in via sussidiaria, al precipuo scopo di stabilire il grado della responsabilità, il principio della presunzione di cui all'art. 2054, comma 2, c.c.Si deve infatti ritenere, con interpretazione estensiva della disposizione stessa, che questa abbia comunque lo scopo di risolvere il problema della graduazione del concorso di colpa una volta che in un incidente stradale tale concorso sia stato accertato in concreto, indipendentemente quindi dall'esistenza di una collisione diretta tra i veicoli delle parti. Tale orientamento è stato confermato, anche recentemente, dalla giurisprudenza di legittimità secondo la quale la presunzione, prevista dal secondo comma dell'art. 2054 c.c., di pari responsabilità di colpa nella causazione di un sinistro stradale in caso di scontro di veicoli, è applicabile estensivamente anche ai veicoli coinvolti nell'incidente ma rimasti estranei alla collisione, sempre che sia accertato, in concreto, l'effettivo contributo causale nella produzione dell'evento dannoso (Cass., n. 3764/2021; Cass., n. 19197/2018). Ne deriva come, nel corso del giudizio di merito, un rilievo particolare assuma il profilo relativo all'accertamento del contributo causale della condotta di guida del veicolo rimasto estraneo alla collisione (Cass., n. 3764/2021).Infatti, nel caso in cui oggetto di causa fosse proprio l'accertamento dell'eventuale responsabilità e, quindi, del contributo causale del veicolo non coinvolto in alcun scontro, la presunzione di cui all'art. 2054, comma 2, c.c. sarebbe radicalmente inapplicabile (Trib. Piacenza, sent., 18 maggio 2010).
(segue) L'avallo della Corte Costituzionale e la tesi contraria: intorno alla distinzione tra “collisione fisica” e “danno”
Ulteriore profilo critico riguarda, poi, i rapporti tra “collisione” e “danno”.Sul punto, occorre richiamare la sentenza della Corte Costituzionale del 29 dicembre 1972 n. 205, con cui preso atto che la disposizione viene intesa, nella giurisprudenza di legittimità, nel senso che la presunzione di eguale concorso opera solo se entrambi i veicoli coinvolti nella collisione abbiano riportato danni, e non anche se uno di essi sia rimasto indenne, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 2054 c.c. nella parte in cui esclude che, in mancanza di prova contraria, tale presunzione valga anche nell'ipotesi in cui uno dei veicoli coinvolti nello scontro non abbia subito danni (Corte cost., n. 205/1972).Orbene, parte della giurisprudenza, sul presupposto che danno e collisione fisica siano concetti diversi giacché si può avere collisione fisica senza danno, ha ritenuto – in contrasto con l'orientamento maggioritario ed insuperato – che l'assenza di collisione materiale faccia venire meno la presunzione di responsabilità in esame anche quando sussista un nesso eziologico tra le reciproche manovre e l'evento lesivo (Cass., sent., n. 10026/1998).Secondo tale orientamento, in mancanza di una collisione fisica tra gli autoveicoli, prevale pertanto l'esigenza di sollecitare una particolare diligenza da parte del conducente che sottende al particolare criterio di imputazione degli effetti dannosi stabilito dall'art. 2054, comma 1, c.c.
La disciplina applicabile ai “sinistri senza collisione”
Alla luce delle considerazioni svolte e della così delineata sfera di applicazione del secondo comma dell'art. 2054 c.c., resta da considerare il regime giuridico applicabile nelle ipotesi di sinistro senza urto o collisione.Sul punto, la sentenza della Corte Costituzionale poc'anzi richiamata afferma che quest'ultimo caso deve trovare la sua disciplina altrove rispetto al secondo comma dell'art. 2054 c.c. e precisamente nel disposto del primo comma dello stesso articolo, con la conseguente presunzione a carico del solo conducente del veicolo non danneggiato (Corte cost., n. 205/1972).In tal senso si è espressa anche la Corte di Cassazione secondo cui l'affermata esclusione dello scontro importa per conseguenza l'applicabilità della presunzione, a carico del conducente di veicolo senza guida di rotaie, prevista non già dal secondo, quanto piuttosto dal primo comma dell'art. 2054 c.c. La circostanza che non vi sia stato scontro tra veicoli impedisce, dunque, l'applicazione della presunzione di ugual concorso di colpa di cui all'art. 2054, comma 2, c.c., ma non la presunzione di responsabilità prevista nel comma 1, poiché tale presunzione sorge a carico del conducente sempre che sia accertato il nesso di causalità tra la circolazione di un veicolo e il danno all'altro veicolo (Cass., n. 5433/2020).A tal riguardo, si rende opportuno ricordare come la prova del nesso di causalità, si risolva nella dimostrazione di un comportamento del conducente contrario alle norme, generiche e specifiche, che regolano la circolazione stradale, causativo del danno posto a fondamento della domanda.Tale accertamento, inoltre, rimesso al giudice del merito ed incensurabile in sede di legittimità purché congruamente e correttamente motivato, grava in base ai tradizionali principi sul riparto dell'onere della prova a carico dell'attore (Trib. Reggio Emilia, sent., 7 ottobre 2014.). Da ultimo, val bene rilevare come laddove venisse esclusa la sussistenza del nesso causale fra la condotta del conducente del veicolo non coinvolto nel sinistro e il danno all'altro veicolo, bensì riconosciuta la responsabilità esclusiva del conducente di quest'ultimo veicolo, non scatterebbe né la presunzione legale né, conseguentemente, l'onere di fornire la prova liberatoria di aver fatto il possibile per evitare il danno. Invero, tale onere, gravante sul convenuto può sorgere soltanto una volta che sia stato dimostrato (dall'attore) che il danno è stato “prodotto” (ossia causato) dall'asserito responsabile (Cass., n. 5433/2020).

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