Il d.d.l. Made in Italy: il Fondo Sovrano a sostegno delle filiere strategiche

Valentina Guerrieri
06 Luglio 2023

Il disegno di legge di iniziativa governativa approvato a fine maggio 2023 introduce disposizioni per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy. Le misure proposte nel d.d.l. risultano avere un ambito applicativo molto ampio che va dal sostegno allo sviluppo delle produzioni nazionali d'eccellenza alla promozione della tutela e della conoscenza delle bellezze naturali, del patrimonio culturale in Italia e all'estero; dalla valorizzazione dei mestieri e al sostegno dei giovani; fino alla predisposizione di un sistema sanzionatorio per la lotta alla contraffazione. In tema di imprese sono delineati interventi settoriali e azioni di più ampia portata.
Premessa

Il Governo ha approvato – con procedura d'urgenza - il disegno di legge Made in Italy. Quest'ultimo contiene disposizioni eterogenee accomunate dal medesimo fine, ovvero quello di – si legge nella nota ufficiale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy - valorizzare e promuovere le produzioni di eccellenza, le bellezze storico artistiche e le radici culturali nazionali come fattori da preservare e trasmettere per la crescita dell'economia del Paese”.

Il provvedimento contiene misure in materia di tutela delle filiere imprenditoriali strategiche, di istruzione e formazione; nonché di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del turismo. È opportuno segnalare che tutte le azioni definite nel disegno di legge dovranno essere informate ai principi di sostenibilità ambientale della produzione, di transizione digitale dei processi produttivi, di inclusione sociale, di valorizzazione del lavoro femminile e giovanile, nonché coordinate con il principio di non discriminazione tra le imprese.

L'approvazione del d.d.l. da parte del Consiglio dei Ministri è stata preceduta dall'avvio da parte della Commissione delle Attività produttive della Camera dei Deputati di un'indagine conoscitiva sul tema “Made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi” - conclusa a metà maggio 2023 - che ha permesso al Parlamento l'acquisizione dei vari punti di vista dei vari stakeholder a diverso titolo “coinvolti”. I molteplici contributi offerti dal mondo istituzionale e produttivo hanno permesso al governo di definire le diverse disposizioni contenute nel disegno di legge, precisarne e arricchirne la portata, anche tenendo conto di esigenze di semplificazione e razionalizzazione e di coordinamento con gli interventi di politica economica.

Uno sguardo d'insieme alle misure in favore delle imprese

Il d.d.l. - che già è stato da più parti definito come un provvedimento strategico – prevede diverse misure e interventi finalizzati a incentivare le filiere produttive italiane che rappresentano un'eccellenza del Made in Italy prendendo in considerazione le sue diverse dimensioni, tra cui emergono, tra le altre, quella istituzionale, produttiva, culturale, alimentare. In altri termini, il disegno di legge di iniziativa governativa sembrerebbe porre le basi per una nuova politica industriale che difenda l'identità delle imprese italiane e il loro sistema produttivo territoriale, coniugando detta esigenza con la valorizzazione dell'eccellenza italiana sui mercati internazionali.

A tal proposito, si tenga, altresì, conto che la definizione della politica industriale è sostanzialmente affidata al PNRR, che mira a favorire l'apertura internazionale del sistema produttivo anche attraverso lo strumento negoziale dei Contratti di Sviluppo destinati a rafforzare - in termini di innovazione, trasformazione tecnologica e sostenibilità ambientale - le filiere maggiormente strategiche del sistema economico italiano.

Le norme del d.d.l. dedicate alla crescita e al consolidamento delle filiere strategiche nazionali contengono interventi verticali e misure orizzontali. Tra le prime si annoverano misure a sostegno delle principali filiere di eccellenza come quella del legno-arredo, del tessile, della nautica, della ceramica e dei prodotti orafi, nonché azioni destinate al potenziamento delle iniziative di autoimprenditorialità e imprenditorialità femminile. Tra gli interventi orizzontali un ruolo centrale per la crescita e consolidamento delle filiere strategiche nazionali assume il Fondo Sovrano.

Il Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy

L'introduzione del Fondo Strategico Nazionale si inserisce in un più ampio progetto europeo – ancora in fase embrionale – che mira alla creazione di un fondo sovrano dell'UE (Sovereign Wealth Fund), meccanismo che dovrebbe rappresentare il veicolo per canalizzare risorse dell'Unione verso progetti di respiro europeo di attuazione di obiettivi del Next Generation Eu e/o del Green Deal europeo. Infatti, alcuni Paesi Membri (in particolare la Francia) hanno anticipato la nascita del Sovereign Wealth Fund europeo con misure nazionali che sostengano le aziende strategiche per l'economia del singolo Stato e, in particolare, quelle che si muovono nel settore dell'energia e delle materie prime.

Il modello seguito è quello del fondo d'investimento pubblico-privato preannunciato dal governo francese che avrebbe una dotazione di 2 miliardi di euro destinato ai “metalli critici”, il quale sarà affiancato dal Piano nazionale sulla microelettronica e la digitalizzazione francese in corso di definizione.

L'obiettivo principale del Fondo Sovrano inserito nel d.d.l. Made in Italy risulta, dunque, essere quello di stimolare la crescita e il consolidamento delle filiere strategiche nazionali, anche nella fase dell'approvvigionamento delle materie prime critiche. In sostanza, attraverso l'operatività del Fondo Sovrano Made in Italy, il governo tenterebbe di colmare (almeno parzialmente) il ritardo accumulato sul controllo delle filiere strategiche; problematica che è emersa in maniera più dirompente a seguito della crisi energetica che ha investito l'Europa dal 2022. Questa contingenza ha imposto di accelerare le azioni per rendere l'Italia “autonoma” sulle materie prime critiche, anche in un'ottica di favorire la transizione ecologica.

Più in dettaglio, con l'avvio dell'operabilità del Fondo il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato ad investire - a condizioni di mercato e con quote di minoranza - nel capitale di imprese nazionali ad alto potenziale o comunque considerate strategiche. Il suddetto ingresso nel capitale potrà realizzarsi attraverso l'acquisto o la sottoscrizione di azioni o altri strumenti finanziari dei veicoli societari o fondi di investimento ovvero attraverso altri strumenti di coinvestimento con i predetti veicoli societari. In caso di acquisto o sottoscrizione da parte del MEF di azioni o altri strumenti finanziari nei veicoli societari, i veicoli resteranno esclusi dall'ambito di applicazione del T.U. società partecipate (d.lgs. n. 175/2016).

Sembrerebbe ammessa, altresì, la possibilità di partecipazione ai veicoli societari, ai fondi e agli strumenti di coinvestimento da parte di altri investitori, diversi dalle persone fisiche, categoria in cui sono incluse anche le associazioni e fondazioni.

L'importo massimo destinato alla dotazione del fondo dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro (in due anni). Probabilmente le risorse saranno a valere parte sul Patrimonio Destinato, lo strumento introdotto con il d.l. n. 34/2020 gestito da Cassa Depositi e Prestiti per la ricapitalizzazione, durante l'emergenza da Covid-19, le imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro. La restante parte delle risorse - stando alle intenzioni del governo - dovrebbe essere alimentata da Casse previdenziali dei professionisti, fondi privati, assicurazioni e fondi sovrani stranieri.

La concreta operatività del Fondo è, tuttavia, rimessa a un successivo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle imprese e del Made in Italy, con cui saranno definite le modalità e le condizioni di investimento, tenendo conto della compatibilità con la normativa europea in materia di aiuti di Stato. Resta ancora da definire il ruolo che potrebbe assumere la Cassa Depositi e Prestiti, che nelle prime bozze del disegno di legge era stata individuata come braccio operativo del MEF.

Considerazioni conclusive

Il disegno di legge sul Made in Italy rappresenta una grande sfida per l'esecutivo in quanto la concreta implementazione delle diverse misure in esso contenute richiede l'allargamento (e il contestuale miglioramento) della rete degli attori a diverso titolo coinvolti nella promozione e la tutela dell'eccellenza italiana. A ciò si aggiunga il fatto che – in base alle intenzioni del governo – il d.d.l. rappresenterebbe solo la prima tappa nella definizione di un più ampio programma di politica industriale nazionale che all'evidenza non potrà non tenere in debita considerazione le filiere del Made in Italy.

Per ciò che concerne una delle misure cardine del disegno di legge, ovvero il Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy, è opportuno segnalare che l'avvio dell'operatività dello stesso richiederà un'attenta pianificazione e monitoraggio per garantire che la canalizzazione degli investimenti si realizzi in maniera trasparente, senza eludere la normativa in materia di aiuti di Stato e massimizzando i benefici per l'economia italiana.

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