Minore nato in Italia da due donne: la corte d’appello di Milano autorizza la cancellazione della madre intenzionale su richiesta delle parti

27 Luglio 2023

La Corte d'Appello è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del rigetto del Tribunale di Milano di accogliere la richiesta di rettifica dell'atto di nascita, con riferimento alla possibilità di cancellare dall'atto stesso la madre “intenzionale” non legata al minore da un vincolo biologico.
Massima

È ammessa la rettifica dell'atto di nascita, relativo ad un minore nato da fecondazione eterologa all'estero e recante l'indicazione di due mamme, mediante l'eliminazione del nome della mamma non legata al minore da un vincolo biologico, stante la necessaria corrispondenza tra la situazione di fatto reale e quella risultante dagli atti dello stato civile.

Il caso

Tizia e Caia hanno deciso di intraprendere un percorso di fecondazione assistita con donazione di gameti (cd. “eterologa”) in Spagna, a seguito del quale è nata, in Italia, una minore che è stata riconosciuta, alla nascita, da entrambe le donne dinanzi all'Ufficiale di Stato Civile del Comune di Milano.

Successivamente, a seguito di una crisi intervenuta nel loro rapporto di coppia, nonché dell'interruzione della convivenza, le due ricorrenti hanno deciso di comune accordo di interrompere altresì i rapporti tra la bambina e Caia, madre non biologica, e hanno così richiesto all'Ufficiale di Stato Civile del Comune di Milano la cancellazione di quest'ultima dalle certificazioni anagrafiche della minore. A seguito del rifiuto manifestato dal Comune di accogliere tale istanza, Tizia e Caia hanno presentato ricorso al Tribunale di Milano al fine di ottenere la rettifica dell'atto di nascita, mediante eliminazione del nome della madre non biologica, che però, ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso proposto ex art 95, d.P.R. 396/2000.

Tale provvedimento è stato oggetto di reclamo dinanzi alla Corte d'Appello di Milano che ha così ordinato la rettifica dell'atto di nascita.

La questione

La Corte d'Appello è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del rigetto del Tribunale di Milano di accogliere la richiesta di rettifica dell'atto di nascita, con riferimento alla possibilità di cancellare dall'atto stesso la madre “intenzionale” non legata al minore da un vincolo biologico. Dopo aver rilevato, in particolare, l'impossibilità di applicare in senso estensivo l'art. 8 l. 40/2004 che consentirebbe di assicurare la tutela dei nati in Italia in seguito al ricorso a tecniche di PMA effettuato all'estero riconoscendo lo status di figli di entrambe, nonché la correttezza dello strumento giuridico utilizzato (l'art. 95, d.P.R. 396/2000), la Corte ha ordinato la rettifica dell'atto di nascita, mediante eliminazione del nome di Caia, quale madre non biologica.

Le soluzioni giuridiche

Dopo aver identificato la fattispecie come questione inerente alla formazione di un atto di nascita secondo la legge italiana ex art. 33, l. 218/1995, la Corte d'Appello ha ritenuto meritevole di accoglimento la domanda delle ricorrenti.

In particolare, i giudici di appello non hanno condiviso le motivazioni delle reclamanti secondo le quali la rettifica dell'atto di nascita, tramite eliminazione del nome della madre non biologica, risponderebbe all'interesse della minore, giacché conseguirebbe alla crisi e alla interruzione della convivenza tra le parti e quindi verrebbe anche meno quel progetto di genitorialità inizialmente condiviso dalle due donne. Infatti, la Corte milanese ha rilevato come la condivisione del progetto di Procreazione Medicalmente Assistita rappresenti un atto di assunzione della responsabilità genitoriale che diventa irrevocabile all'inizio del percorso, e ciò nell'ottica di tutela dell'interesse del minore.

La Corte di secondo grado si è soffermata, innanzitutto, sulla correttezza circa lo strumento dell'art. 95, d.P.R. 396/2000 specificando che, così come già rilevato dal costante orientamento giurisprudenziale, la domanda di cancellazione della trascrizione già effettuata dell'atto di nascita recante l'indicazione di due madri è necessaria al fine di eliminare una difformità tra la situazione di fatto quale dovrebbe essere nella realtà e quella annotata nel registro degli atti di nascita causata da un errore compiuto in sede di trascrizione, pertanto, non dà luogo ad una controversia di stato. Soprattutto se si osserva – continua la Corte di Appello – che l'annotazione sull'atto di nascita operata dall'ufficiale di stato civile non è collegata ad una funzione costitutiva dello status, bensì ad una funzione pubblicitaria dei registri di stato civile e, quindi, di natura dichiarativa.

Nel richiamare la sentenza n. 32/2023 della Corte Costituzionale, la Corte milanese ha evidenziato come l'accesso alla PMA delle coppie dello stesso sesso sia vietato dall'art. 5 l. 40/2004 che prevede, invece, tra i requisiti soggettivi di accesso alle tecniche di fecondazione assistita che i soggetti abbiano sesso diverso.

I giudici milanesi hanno, in secondo luogo, poi rilevato come risulti impossibile operare una interpretazione degli artt. 8 e 9 della legge 40 che consenta di assicurare la tutela dei minori nati in Italia all'esito di un percorso di PMA effettuato all'estero da due donne, per mezzo dell'attribuzione dello status di figlio di entrambe, il che rende essenziale un intervento del legislatore sul punto. Ciò vale ancor di più se si considera l'orientamento manifestato dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 23320/2021 secondo cui la prevalenza da accordare all'interesse del minore non legittima l'automatica estensione delle disposizioni dettate per la PMA anche ad ipotesi estranee al loro ambito di applicazione, giacché è il legislatore a dover individuare, nel rispetto della propria discrezionalità, gli strumenti giuridici più opportuni per tutelare tale interesse, sempre nel rispetto dei principi stabiliti dalla legge 40 del 2004.

Osservazioni

È, innanzitutto, doveroso segnalare come tale pronuncia tragga la sua origine da una richiesta – alquanto insolita – delle due mamme che, dopo aver entrambe inizialmente riconosciuto il figlio, al quale è stato rilasciato un atto di nascita recante la doppia maternità, hanno presentato all'ufficiale di stato civile del comune di nascita una richiesta di rettifica al fine di eliminare l'indicazione della mamma non biologica dall'atto.

L'aspetto fondamentale della pronuncia in questione, però, concerne la possibilità di utilizzare lo strumento procedurale di cui all'art. 95, d.P.R. 396/2000, al fine di “correggere” una situazione documentale diversa rispetto a quella fattuale.

In particolare, nel caso specifico, la pronuncia della Corte d'Appello milanese si pone nel trend giurisprudenziale che ammette, sulla scorta delle argomentazioni richiamate in precedenza, che la rettifica di un atto di nascita possa avvenire per mezzo del ricorso all'art. 95 d.P.R. 396/2000.

Questo trend appare, però, superato da alcuni tribunali lombardi (in particolare, il Tribunale di Milano e il Tribunale di Brescia) che, invece, hanno ritenuto inapplicabile tale strumento, giacché il riconoscimento del minore, effettuato successivamente alla sua nascita, con la dichiarazione resa all'Ufficiale di Stato Civile ai sensi dell'art. 254 c.c., ha determinato quell'accertamento di grado intermedio da cui è sorto il rapporto di filiazione del bambino che potrà essere superato solo da un accertamento di grado superiore, e cioè con una tipica azione di stato.

Tutto ciò evidenzia la necessità di conseguire, in ogni caso, la tutela dell'interesse del minore rispetto alla quale risulta sempre più necessario l'intervento del legislatore che possa adottare una disciplina specifica inerente il riconoscimento dello status di filiazione del minore nato all'esito di una procedura di PMA all'estero, intrapreso da un soggetto o una coppia che per legge non possono intraprendere tale percorso in Italia.

Ciò vale ancor di più quando ci si trova dinanzi a casi, come nella fattispecie in questione, dove le controversie tra i genitori possono compromettere il riconoscimento, nonché la stabilità dello status filiationis la cui tutela dovrebbe essere assicurata in maniera assoluta e invece, purtroppo, troppo spesso viene condizionata dalla condotta assunta dagli adulti.

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