La voluntary dice no al risparmio gestito

La Redazione
08 Settembre 2015

Nella Circolare 31/E/2015, l'Agenzia delle Entrate precisa che, in quanto la collaborazione volontaria non prevede l'applicazione di un regime di segregazione, non vi è necessità di applicare il risparmio gestito.

Nell'ambito della Voluntary disclosure, in caso di attività estere rimpatriate, è possibile applicare il regime di risparmio gestito? Al quesito ha risposto l'Agenzia delle Entrate nella sua ultima Circolare, la n. 31/E del 28 agosto 2015, tutta incentrata sul tema della collaborazione volontaria e strutturata, come di consueto, con il metodo del quesito con risposta.

Secondo il parere dell'Ufficio, non è possibile contemplare una simile possibilità: la procedura di collaborazione volontaria non prevede infatti l'applicazione di un patrimonio separato detenuto in regime di segretezza; ciò fa dunque decadere la possibilità di applicare il risparmio gestito (tale regime, introdotto dall'art. 7, comma 1, del D. Lgs. 21 novembre 1997, n. 461) può essere esercitato dal contribuente che abbia conferito ad un soggetto abilitato l'incarico di gestire delle somme o dei beni non relativi all'impresa).

Ha inoltre affermato l'Agenzia delle Entrate che, in riferimento alla collaborazione volontaria, non si ravvisa nemmeno una esplicita previsione normativa che faccia salva la possibilità di applicare il regime di risparmio gestito in relazione alle attività oggetto di emersione. Né, specifica ancora l'Agenzia, si ritengono richiamabili le considerazioni formulate in tema di scudo fiscale, che consentivano l'applicazione dell'imposta sostitutiva (art. 7 del D.Lgs. n. 461/1997) anche da parte degli intermediari che erano abilitati esclusivamente all'applicazione del regime del risparmio amministrato (art. 6 del medesimo decreto).

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