No all'accertamento fiscale basato sul “tovagliometro”
04 Luglio 2018
Il Fisco non può notificare un accertamento ad una pizzeria basandosi sul numero di tovaglie di carta rimaste nel magazzino. È quanto osservato dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza del 27 giugno 2018 n. 16981. Con essa, i Giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate avverso la titolare di una pizzeria, che aveva ricevuto un accertamento di maggiori ricavi ai fini IVA, IRAP ed IRPEF emesso con riferimento all'anno di imposta 2000 sulla base delle risultanze di un p.v.c. redatto dalla Guardia di Finanza.
Secondo la CTR, le presunzioni sulle quali era fondato l'accertamento della Guardia di Finanza e fatte proprie dall'amministrazione finanziaria erano prive di validità logico-giuridica e prive di riscontro oggettivo. L'elemento cardine era dato dal numero di tovaglie di carta acquistate nell'anno al netto delle rimanenze; eppure, diversamente da quanto affermato dalle Fiamme Gialle e dall'Agenzia delle Entrate, la ricostruzione dei ricavi non poteva essere fondata sulla presunzione dell'utilizzo di ogni tovaglia per un numero di quattro clienti; e ciò perché non si teneva conto delle diverse possibilità di utilizzo delle tovaglie, che potevano essere impiegate dal proprietario, dai suoi familiari, sovrapposte in ogni tavolo oppure ancora potevano essere lacerate o in cattivo stato e quindi scartate. Bisognava infine considerare che ogni tavolo poteva essere occupato da un numero inferiore alle quattro persone.
Per le Entrate il cosiddetto “tovagliometro” era uno strumento preciso e atto a ricostruire il ricavato della pizzeria. Invece, i giudici hanno accolto le numerose ragioni della difesa, confermando il giudizio di appello.
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