In fase di revisione dell'assegno divorzile deve essere tenuto in debita considerazione il concetto di adeguatezza dei mezzi del coniuge debole.

Il Giudice deve preferire la soluzione dell'affidamento condiviso, salvo che esso risulti contrario all'interesse del minore.

Le attribuzioni patrimoniali a favore del convivente effettuate nel corso del rapporto configurano l'adempimento di una obbligazione naturale ex art. 2034 c.c.

Riconosciuto il diritto all'assegno alla richiedente, cinquantenne, che ha come unica fonte di reddito il sussidio di disoccupazione.

In pendenza di un giudizio di separazione, deve riconoscersi, in capo all'altro coniuge richiedente l'accesso agli atti, la sussistenza di un interesse diretto.

La casa coniugale resta assegnata alla madre che convive con il figlio maggiorenne.

L'indennità relativa al trattamento di fine rapporto, dovuta all'ex coniuge , deve computarsi calcolando il 40% dell'indennità totale percepito alla fine del rapporto.

Deve essere esclusa dal concetto di convivenza l'ipotesi di saltuario ritorno presso l'abitazione familiare per brevi periodi.

Ai fini della dichiarazione dello stato di adottabilità del minore, deve essere verificata la sussistenza di una situazione particolarmente pregiudizievole all'interesse del figlio.

Se l'accertamento di reati può talvolta essere imprescindibile per prevenire comportamenti delittuosi futuri, spesso l'avvio di procedimenti penali durante una consulenza tecnica sull'affido dei minori risulta controproducente...