Verbale di separazione omologato: valido titolo esecutivo o mera prova scritta per ottenere un decreto ingiuntivo?

13 Luglio 2023

Quando costituisce titolo esecutivo il verbale di separazione omologato dal tribunale?
Massima

Per essere legittimamente posto a base dell'atto di precetto è necessario che il titolo azionato (decreto di omologa dell'accordo di separazione intervenuto tra i coniugi) consenta la determinazione della somma dovuta e, dunque, indichi un credito determinato o determinabile.

Il caso

La vicenda trae origina da un atto di precetto notificato da un marito nei confronti della moglie, per il pagamento del 50% delle rate di mutuo, in forza di un decreto di omologa del Tribunale che aveva definito consensualmente la separazione dei coniugi.

Alla pretesa del marito, si opponeva, tuttavia, la moglie assumendo che il verbale di omologa di separazione consensuale non costituisse idoneo titolo per intraprendere l'azione esecutiva come preannunciata dal coniuge.

L'opposizione trovava accoglimento da parte del Giudice di prime cure, che non riconosceva al decreto di omologa, e quindi al titolo azionato dal marito, una vis executiva idonea a dar corso all'azione esecutiva, in quanto il credito del marito anche se genericamente indicato non era né determinato, né determinabile. La necessità di integrare il provvedimento con elementi estranei al giudizio ormai concluso e non predeterminati per legge aveva quindi indotto il Tribunale di Lecce ad escludere l'idoneità del decreto di omologa quale titolo esecutivo su cui fondare l'esecuzione forzata. Per il giudice dell'opposizione detto titolo costituiva solo idonea prova scritta per ottenere un decreto ingiuntivo.

Il marito presentava gravame e la Corte di Appello di Lecce adita confermava la decisione di prime cure, condividendone le argomentazioni e confermando altresì la condanna del ricorrente alle spese di primo grado.

Da qui il ricorso del marito alla Corte di Cassazione, sorretto da due motivi: “Violazione e falsa applicazione degli artt. 474, comma 2, n. 1, e 112 c.p.c.” e “Violazione del d.m. 10 marzo 2014, n. 55, in applicazione dell'art. 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 347. artt. 91 e 92, secondo comma, c.p.c.”. Secondo il ricorrente, la Corte d'Appello aveva erroneamente escluso il valore esecutivo degli accordi di separazione omologati dal Tribunale e pertanto la sentenza andava riformata.

Le soluzioni giuridiche

Il caso riguarda la delineazione della natura giuridica del provvedimento di omologazione della separazione personale, allorquando un coniuge intenda procedere esecutivamente nei confronti dell'altro in forza del suddetto decreto di omologa.

Preliminarmente la Suprema Corte chiarisce che certamente il decreto di omologa che recepisce gli accordi separativi dei coniugi ha valore esecutivo idoneo a promuovere azione esecutiva nei confronti del coniuge inadempiente. In quanto inserito nel verbale di udienza, redatto da un ausiliario del giudice, l'accordo di separazione assume per i giudici di legittimità forma di atto pubblico ai sensi e per gli effetti dell'art. 2699 c.c. e, per l'effetto, rientra tra i titoli esecutivi di cui all'art. 474 c.c.

Più precisamente, spiega la Corte di Cassazione che «il menzionato accordo di separazione omologato debba farsi rientrare tra i titoli esecutivi di cui all'art. 474, comma 2, n. 3, c.p.c., a tenore del quale, sono altresì titoli esecutivi “gli atti ricevuti da notaio o altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge a riceverli, altresì precisandosi che, essendosi al cospetto di un titolo stragiudiziale, non può trovare applicazione il principio secondo cui, in presenza di un contenuto ambiguo e bisognevole di chiarimenti, è consentita anche l'interpretazione extra-testuale del titolo esecutivo giudiziale, purché avvenga sulla base degli elementi ritualmente acquisiti nel processo e l'esito non sia tale da attribuire al titolo una portata contrastante con quanto risultante dalla lettura congiunta di dispositivo e motivazione».

Dunque, l'accordo di separazione omologato riveste natura di titolo esecutivo, idoneo a promuovere valida azione esecutiva, ma soltanto quando il credito ivi indicato è determinato e/o determinabile.

A sostegno di ciò, nella parte motiva, la Suprema Corte richiama il disposto del primo comma dell'art. 474c.p.c., secondo cui il diritto incorporato nel titolo esecutivo, giudiziale o stragiudiziale, è necessario che possegga i sempre i requisiti della certezza, liquidità ed esigibilità. Perché un atto, anche quello redatto da pubblico ufficiale, assuma efficacia esecutiva è pertanto necessario che provi l'esistenza attuale di una obbligazione avente ad oggetto una somma di denaro già determinata, certa.

Ritiene infatti la Corte che la necessità che la certezza del credito risulti dall'atto redatto da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge a riceverlo deriva dalla stessa ratio della norma, che richiede, ai fini dell'efficacia esecutiva dell'atto, la pubblica fede garantita dal pubblico ufficiale in relazione al suo contenuto, con la conseguenza che tale medesima natura devono possedere tutti i documenti necessari ad attestare l'esistenza attuale del credito, affinché esso possa essere fatto valere direttamente in via esecutiva.

La Suprema Corte conferma peraltro la propria consolidata giurisprudenza secondo cui “per valere come titolo esecutivo ai sensi dell'art. 474, comma 2, n. 3, c.p.c. e, quindi, essere legittimamente posto a base dell'atto di precetto, il titolo azionato (decreto di omologa dell'accordo di separazione intervenuto tra i coniugi) non solo avrebbe dovuto essere integrato con la documentazione dell'avvenuto, effettivo e concreto pagamento della somma richiesta in restituzione, ma la suddetta documentazione avrebbe dovuto avere pure le forme previste dall'art. 474 c.p.c., cioè, appunto, quelle dell'atto ricevuto da pubblico ufficiale autorizzato dalla legge a riceverlo, mentre, dalla sentenza impugnata, alcunché risulta essere stato concretamente dimostrato in relazione ad entrambi tali specifici aspetti.” (cfr. Cass., sez. un., n. 21761/2021, Cass. n. 52/2023).

Per questi motivi la Corte di Cassazione ha ritenuto che l'accordo di separazione omologato non avesse vis executiva idonea al promovimento dell'azione esecutiva perché il credito indicato dal coniuge creditore non era determinato né determinabile e pertanto la correttamente la Corte d'appello adita aveva respinto le doglianze del ricorrente, per non aver debitamente dato prova, né documentato, il preteso credito, che dal decreto di omologa non risultava determinato, né determinabile.

Osservazioni

La sentenza in esame torna a fare chiarezza su temi da sempre molto controversi sulla portata giuridica del decreto di omologa, che certamente costituisce titolo esecutivo valido per promuovere un'esecuzione forzata, ma solo quando il reclamato credito indicato nel decreto di omologa della separazione risulti determinato, ovvero determinabile.

Al contrario, alcuna procedura esecutiva potrà essere validamente sostenuta ed incardinata se dal decreto di omologa, ovvero per il tramite degli elementi contenuti nel provvedimento stesso, non sia possibile quantificare l'importo complessivo per il quale si intende procedere nei confronti del presunto debitore.

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