Riforma Cartabia. I provvedimenti indifferibili resi ex art. 473-bis 15 c.p.c. sono reclamabili?

09 Novembre 2023

Con la presente pronuncia, il Tribunale per i Minorenni di Lecce ha disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione affinché indichi il principio di diritto in merito alla questione processuale se i provvedimenti indifferibili resi ex art. 473-bis.15 c.p.c., introdotti a seguito della riforma Cartabia, siano reclamabili e in quale forma.

Massima

A fronte del silenzio legislativo e del conseguente dibattito dottrinario sorto al riguardo all’indomani dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, spetta alla Corte di Cassazione decidere in ordine alla reclamabilità o meno dei provvedimenti indifferibili di cui all’art. 473-bis .15 c.p.c.

Il caso

La questione trae origine dal ricorso promosso, nel giugno 2023, dai nonni materni di un minore, i quali chiedevano di procedere ex artt. 317-bis e 333 c.c., con l’emissione di provvedimenti urgenti inaudita altera parte, stante il fondato pericolo di grave pregiudizio per il loro nipote. Il giudice delegato alla trattazione del procedimento nel merito emetteva, quindi, un provvedimento indifferibile ex art. 473-bis.15 c.p.c., con cui disponeva, tra l’altro, il collocamento temporaneo del minore presso l’abitazione dei nonni materni e la presa in carico della madre e dei nonni ai servizi territoriali.

A seguito dell’udienza di comparizione, fissata secondo il disposto di cui all’art. 473-bis.15 c.p.c., con provvedimento monocratico, il giudice modificava in parte quanto già disposto inaudita altera parte e confermava il collocamento temporaneo del minore presso i nonni materni.

Avverso il provvedimento de quo, la madre del minore decideva, quindi, di promuovere reclamo presso la Corte di Appello di Lecce, Sezione per i Minorenni, in quanto, a suo dire, aveva dimostrato, nel contraddittorio delle parti, l’insussistenza delle ragioni di pregiudizio imminente ed irreparabile per il minore, per come prospettato dai nonni ricorrenti.

La Corte d’Appello dichiarava, però, la propria incompetenza a decidere sul reclamo, individuandola in quella del Tribunale per i Minorenni, in composizione collegiale, dal momento che il reclamo proposto non poteva essere inquadrato nella disciplina di cui all’art. 473-bis.24 c.p.c., prevista per i provvedimenti temporanei ed urgenti, ma in quella del procedimento cautelare uniforme di cui all’art. 669-bis e ss. c.p.c. A fronte di tale decisione, la madre del minore riassumeva, dunque, il giudizio presso il Tribunale per i Minorenni, reiterava il reclamo avverso il provvedimento del giudice monocratico e insisteva nel merito per l’accoglimento dello stesso ed il ricollocamento del minore nell’abitazione materna. Il curatore speciale del minore, il difensore di fiducia del padre e quello dei nonni materni del minore, invece, nel costituirsi nel giudizio, in via preliminare, deducevano l’inammissibilità/improcedibilità del reclamo stante il dato letterale della norma, che nulla prevede in merito alla sua impugnabilità.

Da qui, quindi, i presupposti per il rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione ai sensi dell’art. 363-bis c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022.

La questione

I provvedimenti indifferibili di cui all’art. 473-bis.15 c.p.c., emessi nel corso di un giudizio contezioso dal giudice monocratico, sono reclamabili oppure no? E se sì in quali forme?

Le soluzioni giuridiche

La questione affrontata dalla pronuncia in esame impone una breve digressione circa la natura dei provvedimenti dei provvedimenti indifferibili di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c.

La disposizione in esame, collocata nel Capo II tra le disposizioni comuni ai giudizi di primo grado, nel dare attuazione a quanto previsto dalla legge delega, ha generalizzato il potere di adottare provvedimenti indifferibili, rispetto a tutti i procedimenti soggetti al nuovo rito unitario, di competenza dello stesso presidente ovvero di un giudice dallo stesso delegato. Presupposti essenziali per ottenere in provvedimenti contemplati dalla norma sono, da un lato, l'esistenza di un pregiudizio imminente ed irreparabile a fronte dei delicati interessi in gioco e, dall'altro, il pericolo che la convocazione delle parti possa pregiudicare l'attuazione di tali misure (così come previsto dall'art. 669- sexies c.p.c.). Dal tenore della norma, quindi, ne discende la possibilità di adottare inaudita altera parte provvedimenti non differibili, al fine di accordare protezione contro situazioni di grave e urgente pregiudizio che possono verificarsi anche in corso di causa.

Tuttavia, la disposizione di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c. nulla dispone in merito alla reclamabilità o meno dei provvedimenti indifferibili, o ad altre possibili forme di impugnazione. Pertanto, a fronte di tale scelta del legislatore, di omettere qualsiasi previsione sulla reclamabilità di tali provvedimenti, sono state avanzate differenti interpretazioni che spaziano dalla non reclamabilità in assoluto, a quella di fronte alla Corte di appello in applicazione dell'art. 473-bis.24 c.p.c., fino a quella che li considera reclamabili ma exart. 669-terdecies c.p.c. di fronte al Collegio in Tribunale.

In primo luogo, secondo parte della dottrina e della giurisprudenza di merito, non vi sarebbe spazio per un ulteriore reclamo di fronte al Collegio dello stesso Tribunale, in quanto il provvedimento è destinato ad essere assorbito dall'ordinanza emessa dal giudice istruttore all'esito della comparizione delle parti ovvero, nell'ipotesi di accordo delle stesse, in un provvedimento finale definitivo avente sempre la forma di sentenza (cfr. Trib. Modena, ord. 3 ottobre 2023 e App. Brescia, ord. 11 ottobre 2023).

In secondo luogo, coloro, invece, che, pur nel silenzio della norma, ritengono che i provvedimenti indifferibili siano comunque impugnabili, sulla base di una ricostruzione sistematica delle norme del nuovo processo di famiglia e delle necessità di esperire una qualche forma di impugnazione avverso provvedimenti che toccano diritti fondamentali, come quelli afferenti alla responsabilità genitoriale, percorrono due diverse strade interpretative.

La prima ritiene che tali provvedimenti siano assimilabili nel contenuto a quelli ‘temporanei ed urgenti' di cui all'art. 473-bis.22 c.p.c., da emettersi in corso di causa, a contenuto anticipatorio rispetto alla decisione finale, per i quali è espressamente prevista la reclamabilità dinanzi alla Corte d'appello.

La seconda linea interpretativa, invece, pur ritenendo non assimilabili i due provvedimenti (ex artt. 473-bis.15 e bis.22 c.p.c.), con conseguente inapplicabilità del rimedio previsto dall' art. 473-bis.24 c.p.c. per i secondi, ritiene che i provvedimenti indifferibili di cui all'art. 473-bis .5 c.p.c., avendo natura cautelare, siano soggetti alla disciplina del procedimento cautelare uniforme. Di conseguenza, i provvedimenti indifferibili sarebbero impugnabili ai sensi dell'art. 669-terdecies c.p.c., che prevede, appunto, per la decisione del reclamo, la competenza di un collegio interno al medesimo Tribunale, di cui non faccia parte il giudice che ha emesso il provvedimento reclamato. Tuttavia, alla linea ermeneutica appena ricordata, e dunque all'applicazione analogica di tale ultima disposizione, osta non solo la mancanza di qualsiasi richiamo normativo, ma anche quanto disposto dalla disposizione di cui all'art. 669-quaterdecies c.p.c.: la norma de qua, infatti, prevede espressamente che le predette disposizioni trovino applicazione ai provvedimenti previsti nelle Sezioni II (sequestri), III (denuncia di nuova opera) e V (provvedimenti di urgenza), nonché, in quanto compatibili, agli altri provvedimenti cautelari previsti dal codice civile e dalle leggi speciali, per cui, anche sotto tale profilo, sarebbero esclusi i provvedimenti indifferibili previsti dall'art. 473-bis.15 c.p.c.

Ciò posto, alla luce delle diverse possibili opzioni interpretazioni, il Tribunale per i Minorenni ha disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione ai sensi dell'art. 363-bis c.p.c., norma, quest'ultima, anch'essa introdotta dalla Riforma Cartabia e che consente di rimettere alla Suprema Corte la risoluzione di una questione esclusivamente di diritto, in presenza di specifici presupposti, anticipando, in questo modo, l'affermazione del principio di diritto che, ad oggi, gli Ermellini, enunciano solo in sede di annullamento di rinvio.

Osservazioni

La pronuncia è senza dubbio interessante in quanto il tema della reclamabilità dei provvedimenti indifferibili presenta oggettivamente gravi difficoltà interpretative.

La questione di diritto, infatti, su cui è chiamata a pronunciarsi la Suprema Corte ha rilevanza generale, in quanto può porsi in numerosi giudizi instaurati con le forme del nuovo rito unico di famiglia. In particolare, consta che, nella pratica dei Tribunale per i minorenni, è frequente che venga richiesto, dalla parte pubblica o privata, e concesso un provvedimento indifferibile, in quanto ritenuto strumento particolarmente utile ed efficace per prestare una tutela celere ed immediata in tutti quei casi in cui il pregiudizio imminente ed irreparabile per il minore non consenta di attendere i tempi della prima udienza di comparizione delle parti, la quale deve essere fissata entro 90 giorni dalla data del deposito del ricorso. Da ultimo, poi, la questione della reclamabilità o meno dei provvedimenti indifferibili involge anche questioni di natura organizzativa all’interno degli Uffici giudiziari, dal momento che, come sottolineato nell’ordinanza di rinvio, se si afferma la loro impugnabilità, e la competenza a decidere del giudice di primo grado, occorre prevedere con disposizione tabellare, i criteri di individuazione del collegio chiamato ad occuparsi dei reclami avverso tali provvedimenti.

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