Revoca della donazione in caso di sopravvenienza di figli

Stefano Mazzeo
06 Giugno 2017

È possibile revocare per sopravvenienza di figli ex art. 803 c.c. una donazione in caso di nascita di un nuovo figlio, anche se alla data della donazione era già esistente altra prole del donante?
Massima

La revocazione della donazione per sopravvenienza di figli o discendenti, rispondendo all'esigenza di consentire al donante di riconsiderare l'opportunità dell'attribuzione liberale a fronte della sopravvenuta nascita di un figlio, ovvero della sopravvenuta conoscenza della sua esistenza, in funzione degli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione che derivano da tale evento, è preclusa ove il donante avesse consapevolezza, alla data dell'atto di liberalità, dell'esistenza di un figlio ovvero di un discendente legittimo.

Il caso

Con atto di citazione del luglio 2001, Caio, già padre di una figlia, conveniva in giudizio la moglie separata Tizia, per sentire revocare la donazione indiretta di un immobile, risalente al 1991, e compiuta in costanza di matrimonio, sul presupposto della sopravvenienza di altri figli in epoca successiva alla donazione.
Nella resistenza della convenuta, il Tribunale rigettava la domanda.

La Corte d'Appello confermava il rigetto della domanda, rilevando che la donazione indiretta risaliva ad un momento nel quale era già nata la figlia Sempronia e che, successivamente, era nata una seconda figlia, ma che solo dopo la separazione tra i coniugi ed il fatto che Caio aveva poi avuto un terzo figlio nato dall'unione con un'altra donna, veniva avanzata la revocazione della donazione a suo tempo effettuata. In questo modo, l'accoglimento della domanda avrebbe provocato una disparità di trattamento tra la situazione dei figli già nati alla data della donazione, che resterebbero privi di tutela, e quella dei figli sopravvenuti, che invece potrebbero beneficiare della revocazione.

Avverso questa sentenza Caio proponeva ricorso in Cassazione.

La questione

È possibile revocare per sopravvenienza di figli ex art. 803 c.c. una donazione in caso di nascita di un nuovo figlio, anche se alla data della donazione era già esistente altra prole del donante?

Le soluzioni giuridiche

La giurisprudenza ha sempre identificato chiaramente quali sono i presupposti e l'ambito di applicazione dell'art. 803 c.c.: la ratio è quella di garantire la prole, consentendo al donante di rientrare in possesso di cespiti che egli ha donato senza tenere conto dei futuri obblighi di mantenimento, assistenza ed istruzione che sarebbero sorti nei confronti della sua futura discendenza, così come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 250/2000.

Tale ratio si ricava anche dalle motivazioni degli esigui precedenti della giurisprudenza di legittimità che si sono occupati della fattispecie come, da ultimo, Cass. n. 6761/2012. Con questa disposizione, l'ordinamento mira a tutelare quella esigenza del donante di riconsiderare l'opportunità dell'attribuzione già disposta a favore di terzi a fronte della sopravvenuta nascita di un figlio o della sopravvenuta conoscenza della sua esistenza. È quindi evidente che, nell'ottica del legislatore, l'art. 803 c.c. è finalizzato ad assicurare rilevanza giuridica a quella che viene ritenuta essere una innata connotazione della psiche umana; la preesistenza di un figlio, ovvero di un discendente legittimo alla data della donazione, non può far altro che escludere il fondamento applicativo della previsione. Tale previsione non contrasta con gli artt. 3, 30 e 31 Cost., non determinando alcuna ingiustificata disparità di trattamento o lesione del diritto dei figli sopravvenuti, i quali sono tutelati solo in via mediata ed indiretta, in quanto l'interesse tutelato dalla norma è quello di consentire al genitore di soddisfare le esigenze fondamentali dei figli, sicché è proprio l'assenza in assoluto di discendenti al momento della donazione che legittima la revocazione, al fine di assicurare rilevanza giuridica ad un intimo e profondo sentire dell'essere umano, che può non essere stato valutato adeguatamente dal donante che non abbia ancora avuto figli, diversamente da quello che, avendo già provato il sentimento di amore filiale, si è comunque determinato a beneficiare il donatario, benché conscio degli oneri scaturenti dalla condizione genitoriale. Dalla stessa ratio, invero, si ricavano i limiti ed i presupposti per l'applicazione di questo istituto.

Autorevole dottrina, in tal senso, ha giustamente rimarcato che, attraverso l'esperimento di tale azione di revocazione, il donante potrà nuovamente disporre dei beni recuperati come meglio ritiene, e, dal momento che tali scelte non possono essere immediatamente sindacate, la tutela dei figli resta confinata nella successiva esperibilità dell'azione di riduzione. Questa elaborazione dottrinaria, nel caso de quo, fa crollare l'argomento fondamentale speso dalla difesa del ricorrente Caio per sollecitare una diversa interpretazione delle norme interessate, ovvero in alternativa per spingere a sollevare un incidente di costituzionalità, dovendosi escludere che la revocazione ex art. 803 c.c., in presenza di un figlio già esistente all'epoca della donazione, determini una ingiustificata disparità di trattamento ed una lesione del diritto dei figli sopravvenuti. Lo stesso discorso vale anche per la pretesa violazione dell'art. 3 Cost., essendosi sopra rilevato come sia proprio l'assenza in assoluto di discendenti a legittimare il rimedio accordato dal legislatore al donante, al fine di assecondare l'emersione nel campo giuridico di un intimo e profondo sentire dell'essere umano.

In passato, la giurisprudenza (soprattutto di merito) ha impedito tale revocazione per sopravvenienza di figli quando il donante aveva od era a conoscenza di averne, ma la divergenza tra figli naturali e figli legittimi aveva sollevato numerose questioni, alcune anche giunte sino alla Corte di Cassazione. Con la riforma sulla filiazione, approvata con l. n. 219/2012, tuttavia, ogni dubbio è stato dissipato.

Ad oggi, dunque, il donante che, al momento della donazione, abbia figli o sappia di averne, non potrà successivamente richiedere la revocazione di tale donazione per sopravvenienza di ulteriori figli, nemmeno sollevando doglianze circa l'illegittimità costituzionale dell'art. 803 c.c., nella parte in cui la norma subordina la possibilità di revocazione delle donazioni al solo caso in cui il donante non abbia o ignori di avere figli o discendenti all'epoca della donazione, dal momento che tali presunte illegittimità sono insussistenti in riferimento alla ratio della norma.

Incombe, pertanto, sull'avvocato del donante l'onere di dimostrare, nei casi in cui è possibile, che egli non fosse a conoscenza di avere altri figli in vita al momento della donazione e, di conseguenza, informare il proprio assistito in tutti i casi in cui ciò è manifestamente irrealizzabile.

Osservazioni

Occorre in primo luogo osservare che, nel giudizio, se non si prova l'ignoranza del donante circa l'esistenza di figli al momento della donazione, si hanno ben poche possibilità di ottenere la revocazione della stessa donazione ex art. 803 c.c.. Per giurisprudenza più risalente, è ammissibile tale previsione anche nel caso di sopravvenienza di un figlio adottivo non maggiorenne, ma non nel caso in cui vi siano già altri discendenti a carico del donante.

L'avvocato incaricato dovrà, pertanto, procedere ad un'attenta valutazione.

Dovrà considerare in capo all'attore l'onere di verificare che tipo di donazione sia avvenuta e se la stessa possa essere soggetta a nullità per esistenza di vizi formali,; dovrà inoltre valutare se sia possibile far valere la donazione avvenuta mediante negozi giuridici formalmente a causa onerosa (per approfondimento, si legga E. Micillo, Donazione e circolazione degli immobili donati, ilFamiliarista.it).

Dal momento che «la disciplina della donazione se, per certi versi, è analoga a quella testamentaria, per altro verso è quella generale del contratto», si potranno verificare tutte quelle irregolarità che renderebbero nullo il contratto, e l'eventuale negozio di trasferimento, magari effettuato in frode alla legge, illiceità dei motivi, oppure contrastante con il divieto di patti successori ex art. 458 c.c. o con la garanzia dei creditori di cui all'art. 2740 c.c..

Il giudice, a quel punto, si troverà ad effettuare una valutazione del tutto diversa in relazione alla donazione, e non sarà limitato dai rigidi vincoli connessi all'art. 803 c.c., con maggiori probabilità di successo da parte del donante che intende porre nel nulla la donazione effettuata in precedenza.

Guida all'approfondimento

G.Scognamiglio, La revocazione delle donazioni, in Trattato breve delle successoni e donazioni, P. Rescigno, M. Ieva (diretto e coordinato da), Milano, 2010, 565 ss.

E. Calice, La revocazione per sopravvenienza di figli, in Trattato di diritto delle successioni e donazioni, G. Bonilini (diretto da), Giuffrè, 2009, 1237 ss.

G. Bonilini, La revocazione della donazione per sopravveninza di un figlio adottivo maggiore di età, in Trattato di diritto delle successioni e donazioni, G. Bonilini (diretto da), Giuffrè, 2009, 1251 ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario