Il maltrattamento sussiste benché intervallato da episodi di vita familiare anche gratificanti per la vittima
11 Agosto 2015
Il reato di maltrattamenti familiari non è integrato solo da un'abituale condotta vessatoria del coniuge che caratterizzi univocamente i rapporti endofamiliari, bensì anche quando gli episodi di mancanza di rispetto e sopraffazione, protratti comunque nel tempo, siano intervallati da episodi di vita e attività familiari anche gratificanti per la parte lesa. La Suprema Corte ha infatti sancito che il delitto di maltrattamenti in famiglia è ravvisabile anche in presenza di comportamenti, quasi quotidiani, oltraggiosi e di percosse nei confronti del coniuge (anche laddove la stessa vittima li connoti di non particolare gravità), sebbene alternati a episodi caratterizzati dal normale e anche soddisfacente manifestarsi del rapporto di coniugio. Laddove il comportamento del coniuge sia diretto a stabilire una situazione di umiliazione permanente dell'altro coniuge, attraverso continue ingiurie e atti di ostilità fisica, con la piena consapevolezza di creare un regime di vessazioni e di insicurezza nei confronti della vittima, dovrà dunque essere riconosciuta la penale responsabilità per il reato in questione. |