Non può essere imposto a un genitore un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno alla genitorialità

Anna Galizia Danovi
28 Ottobre 2015

La prescrizione di un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno alla genitorialità da seguire in coppia esula dai poteri del giudice investito della controversia sull'affidamento dei minori. Ciò anche se viene disposta con la finalità del superamento di una condizione di immaturità della coppia genitoriale che impedisce un reciproco rispetto dei rispettivi ruoli.
Massima

La prescrizione di un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno alla genitorialità da seguire in coppia esula dai poteri del giudice investito della controversia sull'affidamento dei minori. Ciò anche se viene disposta con la finalità del superamento di una condizione, rilevata dal CTU, di immaturità della coppia genitoriale che impedisce un reciproco rispetto dei rispettivi ruoli. Mentre infatti la previsione del mandato conferito al Servizio sociale resta collegata alla possibilità di adottare e modificare i provvedimenti che concernono il minore, la prescrizione di un percorso terapeutico ai genitori è connotata da una finalità estranea al giudizio quale quella di realizzare una maturazione personale dei genitori che non può che rimanere affidata al loro diritto di auto-determinazione.

Il caso

Il 30 luglio 2009 M.L. depositava ricorso al Tribunale per i minorenni di Firenze richiedendo l'affidamento del figlio M.F.E.C., nato dall'unione con B.G. Si costituiva in giudizio B.G. chiedendo l'affidamento condiviso del figlio con collocazione presso di lei, assegnazione della casa familiare, regolamentazione del diritto di visita e determinazione del contributo del padre al mantenimento.

Il Tribunale per i minorenni di Firenze disponeva consulenza tecnica affidata al servizio sociale e all'esito, con decreto del 15 marzo 2011, disponeva l'affidamento condiviso del figlio con collocamento presso il padre, dando facoltà a B.G. di tenere con sé il figlio secondo la disciplina descritta nella motivazione del decreto, così statuendo «[prescrive ai genitori] di rivolgersi al servizio sociale per ricevere informazioni e farsi indirizzare verso un percorso di mediazione familiare, dando mandato al servizio sociale e alla U.O.P. di Siena di seguire la situazione del minore con interventi di sostegno, orientamento e controllo mirati alla diminuzione del conflitto genitoriale e alla ricerca di ulteriori accordi che terranno conto della crescita del minore».

Avverso il decreto del Tribunale per i minorenni proponevano separati ricorsi la B. e il M.. Quest'ultimo richiedeva l'affidamento esclusivo del figlio.

La Corte d'Appello di Firenze, riuniti i procedimenti, disponeva una nuova CTU, che, all'esito, dava atto del fallimento del percorso di mediazione e ciò a causa della immaturità della coppia genitoriale, che rendeva impossibile un confronto autonomo tra i genitori. La Corte quindi prescriveva agli stessi di sottoporsi a un percorso di sostegno e cura al fine di giungere a un reciproco rispetto dei ruoli, essenziale per garantire la loro collaborazione necessaria per la cura e l'educazione del figlio.

Il giudice di Secondo Grado, con decreto del 18 aprile 2013, confermava le statuizioni del T.M. relative all'affidamento condiviso e alla collocazione e domiciliazione prevalente presso il padre. Confermava inoltre il mandato ai servizi sociali di monitorare il rispetto delle statuizioni e la condizione del minore.

Ricorreva alla Corte di Cassazione M.L. affidandosi a due motivi di impugnazione con i quali contestava la statuizione che lo obbligava a contattare preventivamente la B. per verificare la disponibilità a occuparsi del figlio qualora egli fosse impegnato nell'attività lavorativa senza poterlo tenere con sé, seppure coadiuvato dalla nonna o dalla baby-sitter. Con il secondo motivo del ricorso principale M.L. contestava la legittimità della statuizione che obbligava i genitori a sottoporsi a un percorso psicoterapeutico individuale. Si difendeva con controricorso B.G. che proponeva a sua volta ricorso incidentale. M.L. replicava con controricorso al ricorso incidentale.

La questione

La questione in esame è la seguente: la prescrizione impartita dal Giudice ai genitori di sottoporsi a un percorso psicoterapeutico individuale e a un percorso di sostegno della genitorialità è lesiva del diritto alla libertà personale costituzionalmente garantito e alla disposizione che vieta l'imposizione, se non nei casi previsti dalla legge, di trattamenti sanitari?

Le soluzioni giuridiche

Come noto, il comma 2 art. 32 Cost. stabilisce: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». La l. n. 833/1978 ha successivamente regolato il cosiddetto “Trattamento Sanitario Obbligatorio” (TSO), ovvero la possibilità – in taluni gravi casi – di somministrare trattamenti medici anche a fronte del rifiuto dell'interessato. Le norme sopra riportate non sembrano conferire alcuna legittimità alla prescrizione di un percorso psicoterapeutico a chi non soffra di alcuna patologia mentale, come nel caso di specie.

A fronte di questa situazione bisogna tenere presente il principio cosiddetto “del superiore interesse del minore”. A tale proposito basti citare la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata con l. 27 maggio 1991 n. 176. L'art. 3 di detta convenzione stabilisce: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente».

In assenza di precedenti significativi di legittimità, in taluni casi il Giudice di merito – come nel caso in esame – ha prescritto ai genitori, basandosi sulle risultanze delle consulenze tecniche, di iniziare o proseguire una psicoterapia individuale, e ciò non allo scopo – giuridicamente inesistente e comunque illegittimo – di migliorare il benessere della persona sottoposta a terapia, ma nella prospettiva di fornire al minore un equilibrato supporto dai genitori, dunque sacrificando interessi di rango costituzionale quale quello di non essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la propria volontà al superiore interesse del minore.

La Suprema Corte, con la decisione in oggetto, ha stabilito che «la prescrizione ai genitori di sottoporsi ad un percorso psicoterapeutico individuale e a un percorso di sostegno alla genitorialità da seguire insieme è lesiva del diritto alla libertà personale costituzionalmente garantito e alla disposizione che vieta l'imposizione, se non nei casi previsti dalla legge, di trattamenti sanitari. Tale prescrizione, pur volendo ritenere che non imponga un vero obbligo a carico delle parti, comunque le condiziona ad effettuare un percorso psicoterapeutico individuale e di coppia confliggendo così con l'art. 32 Cost. Inoltre non tiene conto del penetrante intervento, affidato dallo stesso giudice di merito al Servizio sociale, che si giustifica in quanto strettamente collegato all'osservazione del minore e al sostegno dei genitori nel concreto esercizio della responsabilità genitoriale. Laddove la prescrizione di un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno alla genitorialità da seguire in coppia esula dai poteri del giudice investito della controversia sull'affidamento dei minori anche se viene disposta con la finalità del superamento di una condizione, rilevata dal CTU, di immaturità della coppia genitoriale che impedisce un reciproco rispetto dei rispettivi ruoli. Mentre infatti la previsione del mandato conferito al Servizio sociale resta collegata alla possibilità di adottare e modificare i provvedimenti che concernono il minore, la prescrizione di un percorso terapeutico ai genitori è connotata da una finalità estranea al giudizio quale quella di realizzare una maturazione personale dei genitori che non può che rimanere affidata al loro diritto di auto-determinazione».

Osservazioni

Nella sentenza in commento vi sono alcuni elementi di particolare rilevanza. In primo luogo la Suprema Corte ha stabilito che ilsuperiore interesse del minorenon prevale sul diritto garantito dalla costituzione di rifiutare un trattamento sanitario. Il principio tuttavia non ha carattere assoluto, nel senso che non sempre i diritti a valenza costituzionale prevalgono sul superiore interesse del minore. A tale proposito basti considerare che pur riconoscendo il diritto, costituzionalmente garantito, alla libertà di movimento, l'opportunità di consentire al genitore affidatario o collocatario in via prevalente di modificare la propria residenza è sottoposta alla previa valutazione del suddetto interesse (Cfr. Cass. civ., sez. I, 4 giugno 2010 n. 13619). Dunque, bisognerà valutare caso per caso se il perseguimento del superiore interesse del minore può arrivare a ridurre l'ampiezza di un diritto costituzionalmente garantito.

Significativo è poi il seguente passaggio: «pur volendo ritenere che [la prescrizione] non imponga un vero obbligo a carico delle parti, comunque le condiziona ad effettuare un percorso psicoterapeutico individuale e di coppia confliggendo così con l'art. 32 Cost.» riferito all'obbligo di iniziare un percorso di psicoterapia. Si tratta di un elemento rilevante in quanto la Corte sembra escludere non solo che una simile prescrizione possa costituire un obbligo vincolante per la parte cui è indirizzato, ma anche che la mancata adesione alla prescrizione stessa possa essere considerata di per sé un elemento di valutazione negativo, posto che ciò confliggerebbe con l'art. 32 Cost. In altri termini, la valutazione finale sulla capacità genitoriale deve comunque derivare aliunde, e cioè dalle caratteristiche di personalità, e non può essere ricollegata sic et simpliciter alla mancata adesione.

In estrema sintesi, dunque, la Cassazione si è limitata a statuire che tra i provvedimenti relativi alla prole che il Giudice può adottare ex art. 337 ter c.c. e ss. non può rientrare l'obbligo per il genitore di sottoporsi a trattamenti di carattere sanitario.

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