Milano: la Corte di appello dichiara efficace una adozione omosessuale disposta all'estero

Luca Dell'Osta
25 Agosto 2017

La Corte di appello di Milano ha dichiarato l'efficacia, nel nostro ordinamento, di un'adozione disposta all'estero (stato di New York) a favore di una coppia di uomini: la novità della vicenda risiede nella circostanza che il bambino non è figlio biologico di un membro della coppia, ma di un coppia eterosessuale che ha volontariamente rinunciato ai diritti e ai doveri connessi alla genitorialità.

Nell'ordinanza in esame la Corte milanese rileva, in primo luogo, che il ricorrente, cittadino statunitense oltre che italiano, è legato da stabile e duratura relazione con il suo compagno, con il quale ha anche contratto matrimonio negli Stati Uniti; contrariamente a quanto ritenuto dall'ufficiale di stato civile, che aveva precedentemente rifiutato la trascrizione dell'adozione sostenendo che fosse competente il Tribunale per i minorenni, la Corte evidenzia che il caso non è riconducibile alle adozioni internazionali, così come disciplinate dalla l. n. 184/1983 (errore in cui era incorso anche il Tribunale per i minorenni di Bologna nell'ambito della nota vicenda risolta dalla sentenza costituzionale n. 76/2016 v. G. Cardaci, Riconoscimento in Italia della sentenza straniera di adozione piena del figlio del partner same sex, in www.ilFamiliarista.it), ma si configura come adozione nazionale straniera. Ne consegue la non applicabilità del regime derogatorio ex art. 41, comma 2, l. 218/1995: alla Corte d'appello non resta che dare atto del contenuto del provvedimento dell'autorità giudiziaria straniera e verificare che tale contenuto non sia contrario all'ordine pubblico internazionale, nozione da intendersi come il complesso di principi fondamentali caratterizzanti l'ordinamento interno in un dato periodo storico, ma ispirati a esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell'uomo comuni ai diversi ordinamenti e collocati a livello sovraordinato rispetto alla legislazione ordinaria.

Orbene, perimetrata in questo modo la questione di diritto sottoposta al suo esame, la Corte d'appello stabilisce che il provvedimento di adozione disposto negli Stati Uniti non contrasta con i diritti fondamentali dell'uomo: è innegabile, infatti, che nel caso in esame l'interesse del minore adottando consiste nel conservare, anche nell'ordinamento italiano, lo status filiationis riconosciutogli all'estero, e che il riconoscimento dell'adozione trova ampio riscontro nella giurisprudenza della Corte EDU e della Corte di Cassazione italiana, oltreché di numerosi Tribunali di merito. Risponde all'interesse del minore, adottato dopo la sua nascita dalla coppia omosessuale che ha assunto, nei suoi confronti, la responsabilità genitoriale, garantire anche in Italia il riconoscimento giuridico della dimensione sociale e affettiva della filiazione adottiva. Per la Corte d'appello non è contestabile che, qualora nel nostro ordinamento non si riconoscesse rilievo giuridico al rapporto tra il minore e gli adottanti, resterebbe gravemente sacrificata la posizione del bambino sotto plurimi profili. E se anche l'interesse del minore al mantenimento della relazione coi genitori è certamente speculare nel caso in esame a quello del genitore ricorrente, tale considerazione non modifica l'ottica della decisione che assume al centro della valutazione il best interest del minore al mantenimento dello status di figlio e a vivere una vita familiare con il genitore.

Fermo restando che ogni valutazione in ordine ai presupposti della disposta adozione rientra nella competenza del Tribunale straniero, la Corte d'appello conclude quindi nel ritenere non contrastante con i principi di ordine pubblico l'apprezzamento di merito effettuato dallo stesso Tribunale straniero il quale, applicando le disposizioni della legge statunitense, ha disposto che due partner dello stesso sesso, legati da relazione affettiva, e ritenuti idonei, potessero adottare il minore. Alla dichiarazione di efficacia consegue l'ordine all'Ufficiale di stato civile di trascrivere il provvedimento di adozione straniero, che deve anche nel nostro Paese svolgere i suoi effetti, unitamente all'atto di nascita nel quale l'adottato viene indicato con le nuove generalità (ossia quelle dei genitori adottivi in luogo di quelli naturali).

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