Le riflessioni di FNC sulla valutazione della quota sociale in caso di recesso
18 Novembre 2015
Ancora troppi risvolti pratici che non trovano riscontro in una puntuale disciplina normativa e diverse problematiche che non vengono neppure prese in considerazione dal legislatore. Come, a fronte della palese inderogabilità della liquidazione della quota al socio uscente, il problema di un'eventuale corrispondente riduzione del capitale sociale che “se operata, avverrebbe al solo fine di adeguare quest'ultimo alla mutata compagine sociale”. O ancora la (mancata) previsione dello scioglimento della società come conseguenza dell'impossibilità di effettuare il rimborso della quota spettante al socio.
Sono queste, in sintesi, solo alcune delle considerazioni espresse da Raffaele Marcello nel Documento “La valutazione delle quote nelle società personali in ipotesi di recesso ed esclusione” redatto nei giorni scorsi per la Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Un breve testo che offre una riflessione su alcuni aspetti particolarmente rilevanti sul piano pratico e, nello specifico, sui criteri di valutazione delle quote, dell'avviamento e delle conseguenze prodotte dalla liquidazione della quota sul capitale sociale delle società di persone.
Il Documento, inoltre, non manca di individuare i punti deboli della disciplina di riferimento, offrendo anche lo spunto per una possibile soluzione: un intervento normativo che fissi un criterio di valutazione della quota del socio che ancori, sulla scorta anche dell'interpretazione resa dalla giurisprudenza, la liquidazione al valore effettivo, “vale a dire al suo valore di mercato al momento della dichiarazione di recesso o dell'esclusione ovvero del decesso”. |