Accertamento valido se la retribuzione del contribuente risulta eccessiva

La Redazione
25 Gennaio 2016

I Giudici della Cassazione, con l'ordinanza n. 843/2016, stabiliscono che laddove lo stipendio del contribuente risulti eccessivamente alto, l'Agenzia delle Entrate può procedere con l'accertamento induttivo.

Lo stipendio del dipendente, se troppo alto rispetto a quanto dichiarato dal datore di lavoro, può essere una presunzione valida a far scattare l'accertamento induttivo. Ad affermarlo sono i Giudici della Corte di Cassazione, che si sono espressi nell' ordinanza del 19 gennaio 2016, n. 843, accogliendo il ricorso avanzato dall'ente impositore.

Le Entrate, a tal proposito, contestavano la decisione della CTR, che aveva rilevato come non sussistessero nel caso in esame delle presunzioni “gravi, precise e concordanti” per dichiarare inattendibili le dichiarazioni della contribuente.

Ora, la Corte ha affermato che “in tema di accertamento delle imposte sui redditi, la presenza di scritture contabili formalmente corrente non esclude la legittimità dell'accertamento analitico-induttivo sul reddito di impresa […] qualora la contabilità stessa possa considerarsi complessivamente inattendibile in quanto confligente con i criteri della ragionevolezza, anche sotto il profilo dell'antieconomicità del comportamento del contribuente”. E proprio questo sembrava essere il caso in questione, in quanto il commerciante pagava l'unico dipendente in misura eccessiva, se parametrata al reddito di impresa. L'Ufficio aveva dunque ben ragione di dubitare della veridicità delle operazioni dichiarate dall'imputato, desumendo così maggiori ricavi o minori costi sulla base di presunzioni semplici. La Commissione Tributaria si era pertanto discostata da tali principi, e la sentenza di appello è stata conseguentemente cassata.

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