L'impresa familiare e l'imputazione del reddito secondo il Notariato
11 Marzo 2016
Con lo Studio n. 227/2015/T, di recente pubblicato sul portale istituzionale, il Consiglio Nazionale del Notariato ha passato in rassegna, nell'ambito dell'impresa familiare, il reticolo dei rapporti giuridici che legano i familiari all'imprenditore individuale, soffermandosi sui connessi profili di carattere fiscale.
In riferimento alla imposizione sul reddito, sia nella fase ordinaria di gestione dell'impresa, sia in quelle straordinarie, dal Notariato chiariscono:
L'interpretazione prevalente, osserva il CNN, ricostruisce il trattamento fiscale dell'impresa familiare partendo dall'affermazione della natura individuale dell'impresa, che non avrebbe, invece, carattere partecipativo, in base all'art. 5, co. 40 , T.U.I.R., il quale prevede un regime di imputazione, quota parte, del reddito prodotto dall'impresa familiare all'imprenditore ed ai familiari partecipanti e richiede che la fattispecie sia qualificata quale impresa familiare ai sensi dell'art. 230-bis c.c. Ne consegue, pertanto, che i requisiti di sussistenza civilistica dell'impresa familiare (ad esclusione dell'elemento del lavoro nella famiglia) sono anche requisiti per l'applicazione della particolare disciplina fiscale riservata alla impresa familiare.
Come noto, inoltre, il legislatore tributario non formula una propria nozione di impresa familiare, ma si limita a regolare presupposti ed i criteri di imputazione del reddito, in presenza dell'impresa familiare come definita dall'art. 230-bis c.c.
Nel dettaglio, quindi, lo Studio in commento analizza le fattispecie di fuoriuscita del collaboratore dall'impresa, di cessazione dell'impresa, di circolazione dell'azienda per effetto di cessioni e conferimenti in cui, oltre a valutare l'impatto impositivo dell'eventuale trasferimento dei beni, occorre considerare come trattare fiscalmente il diritto del familiare e l'eventuale liquidazione del medesimo, nel rapporto con l'imprenditore. Bussole di inquadramento |